Arriva lo shampometro contro l’evasione fiscale dei parrucchieri: di cosa si tratta
Un accertamento analitico-induttivo per stabilire se c’è stata evasione delle tasse
Lo shampometro quale arma segreta per il controllo fiscale. Sarebbe questo uno strumento in mano all’Agenzia delle Entrate, su avallo della Commissione Tributaria Regionale del Lazio, per combattere l’evasione. Il meccanismo - come si legge su Money.it - si baserebbe sul confronto tra il consumo delle materie prime necessarie per lo svolgimento di una data attività ed i redditi dichiarati.
Insomma dopo il caffettometro per i baristi, sbarca nella realtà italiana delle tasse, il nuovo meccanismo di verifica sui parrucchieri.
Ma di cosa si tratta più precisamente?
La sua legittimità è stata sancita, come si diceva, dalla CTR del Lazio. Di conseguenza l’Agenzia delle Entrate è stata messa in condizione di utilizzare tale metodologia per scovare i casi di evasione tra i parrucchieri in base a precise deduzioni. In sostanza se il consumo di shampoo è alto, ma i redditi dichiarati sono bassi, scatta l’allarme rosso.
Il caso concreto da cui tutto è partito pare sia quello di una società, esercente servizi dei saloni di barbieri e parrucchieri e di centri estetici, destinataria di un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate per presunte maggiori imposte.
L'accertamento analitico-induttivo
L’Agenzia aveva notato la scarsità dei redditi dichiarati in confronto all’utilizzo di materie prime, in particolare di shampoo. Ha quindi dedotto maggiori ricavi e, di conseguenza, maggiori imposte da addebitare a quella attività.
Non è in definitiva una cosa nuova. Si tratta del cosiddetto accertamento analitico-induttivo, strumento potente di cui l’Agenzia delle Entrate può servirsi, per giungere attraverso determinate presunzioni, a stabilire se un certo contribuente ha o meno evaso omettendo di dichiarare dei redditi imponibili.
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