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Mondo Politica: intervista a Cesare Sassolini esponente di Forza Italia

"Il centrodestra di Città di Castello apre la porta ai socialisti"

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È uno dei veterani del consiglio comunale di Città di Castello: vi siede ininterrottamente da 24 anni e sempre all’opposizione. Partito con Alleanza Nazionale (della quale è stato anche segretario cittadino), Cesare Sassolini ha poi proseguito con Pdl e Forza Italia, che lo vede attualmente nelle vesti di capogruppo consiliare. Pochi mesi al rinnovo di sindaco e consiglio comunale anche a Città di Castello e Sassolini ha tutta l’aria di volerci riprovare senza un minimo di esitazione.

Sassolini, perché anche i consiglieri di maggioranza stanno in ultimo uscendo dal gruppo di appartenenza per confluire in quello misto?

“Portano tutti la stessa motivazione. Ognuno che si stacca dal proprio gruppo per confluire nel misto dice di non accettare più l’arroganza del potere da parte del Partito Democratico. E aggiungono che oramai molte dichiarazioni programmatiche della maggioranza non sono andate in porto e che quindi non è stata rispettata la volontà dei cittadini. Non voglio parlare da esponente di parte, cioè dell’opposizione, ma è palese l’insoddisfazione di coloro che volevano veder realizzate le aspettative e che invece si ritrovano a dover fare i conti contro quella parte del Pd che ha il pieno potere della città. In pratica, anche loro stanno dicendo ciò che io ripetevo da tempo”.

Emergenza Covid-19: quali i pregi e quali le pecche nella gestione a Città di Castello?

“E’ stata gestita senza fare niente di più rispetto a quanto stabilito dai protocolli. In altre parole, ci si è limitati a svolgere il compitino assegnato: il bollettino giornaliero del sindaco e tutto è finito lì. Avevano in mano una carta da giocare, utilizzando il denaro del lascito Mariani per la sanità zonale, ma la maggioranza si è ben guardata dall’indirizzarne una parte verso un’emergenza unica nella storia. È stata quindi una grossa mancanza di lungimiranza, non dimenticando baristi, ristoratori, titolari di agenzie di viaggio e di partite Iva: per loro, soltanto piccoli ristori consistenti nell’ampliamento degli spazi nei quali poter sistemare i tavolini e piccoli sconti a livello di nettezza urbana”.

Sul lascito Mariani e sull’ex ospedale Lei si è battuto molto. Quale futuro prevede?   

“E’ bene non fare confusione, perché il lascito Mariani è una cosa e la ristrutturazione dell’edificio dell’ex ospedale è un’altra. Il lascito Mariani non ha quindi nulla a che fare con la riconversione dell’immobile, anche se c’è chi ha voluto di proposito confondere i due aspetti. Il lascito Mariani dice testualmente che le risorse debbono servire per venire incontro alla salute dei cittadini bisognosi, il che mi pare diverso dalla sistemazione dell’edificio. E allora, a cosa serve prendere 3 milioni e mezzo di soldi (il lascito, appunto) e inserirli per una ristrutturazione che ne richiede almeno 20? Non prendiamo in giro i cittadini”.

Alla luce anche della situazione politica che sta regnando in città, il centrodestra riuscirà entro la scadenza elettorale di primavera a fare sintesi e a presentarsi unito nel vero senso della parola?

“Il centrodestra sta dialogando. Ed è un dialogo costruttivo fra le varie forze (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), con l’apertura fatta pubblicamente ai socialisti. Luciano Bacchetta, cioè il sindaco, è un orchestrale fuori tempo: suona uno strumento che non è più nella banda. La sua base, quindi la base socialista, non vuole più stare con il Pd e la visione classica del centrosinistra che lui ha ancora in testa è oramai finita. Se va avanti così, finirà con il perdere altri pezzi, perché i socialisti che guardano avanti non possono accettare di stare confinati dentro un sistema che è diventato vecchio”.

A proposito di candidato sindaco del centrodestra, c’è stato fra voi chi ha parlato della necessità di individuare una figura credibile che però sia un volto nuovo, perché la riproposizione dei soliti noti potrebbe incidere in maniera non positiva. Lei cosa ne pensa?

“I nomi del candidati sono sul tavolo: sono nomi spendibili e ogni partito collabora dando la propria disponibilità a proporre personaggi da inserire nell’insieme della coalizione, ma ciò che conta – oltre ad avere un soggetto con buone carte da giocare – è la validità del progetto e del programma che stiamo costruendo. La scelta del candidato sindaco è l’ultimo passaggio. Circa la necessità di eliminare volti noti, come mi è stato detto nella domanda, visto che sono stato chiamato indirettamente in causa, personalmente sono e non sono d’accordo. Tutto si gioca fra un “nuovo”, bello quanto si voglia ma ancora da valutare e un “usato garantito” come potrebbe essere il sottoscritto. Penso che se i presunti “noti” abbiano dimostrato anche nella vita professionale di avere le capacità, perché non debbano andare bene? Bisogna proprio cambiare a tutti i costi? Penso allora che chi nella vita si è realizzato e finora si è impegnato gratuitamente in politica con forza e passione debba essere quantomeno tenuto in considerazione”.

Ciò significa, quindi, che Lei scenderà in campo anche stavolta?

“Ho sempre detto che il sogno nel cassetto del sottoscritto è quello di fare il sindaco della propria città, tanto che non ho mai pensato di candidarmi in Regione o per altri obiettivi, per cui insisterò fino alla fine. Poi, è chiaro che dovranno essere i cittadini a decidere: in tutta sincerità, però non mi sento secondo a nessuno. Se comunque spuntasse fuori una persona in grado di unire ancora di più, ben venga: non sarò di certo io a ostacolare il progetto”.           

Redazione
© Riproduzione riservata
25/11/2020 11:18:54


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