Sestino, la data che cambiò la sua storia
Celebrazioni in parte rimandate per l'emergenza Covid-19
Cinquecento anni fa, il 27 novembre, come oggi un anniversario - del quale il Covid ha scombussolato i programmi - impedendo di farne un evento attuale, con le evidenti conseguenze di un potenziamento dell’immagine, ricadute per il turismo e la possibilità di eventi duraturi nel tempo. Papa Leone X nel luglio del 1500 aveva ceduto Sestino - e parte del Montefeltro - alla Repubblica Fiorentina. Ma fu a fine novembre successivo che furono completate le pratiche e precisamente nei giorni 27, 28, 29 e 30 novembre 1520. Raccontano gli storici che “il cardinale Ennio Filonardi, delegato pontificio, ne immise al possesso Francesco Vettori, Commissario della Repubblica Fiorentina, in Montecerignone, allora sede principale del Governo, ove intervenne anche la Deputazione del parlamento feretrano per la prestazione del giuramento di fedeltà”. Successivamente fu inviato “Antonio da Filicaia, nominato in primo commissario o Vicario di Sestino, con l’appannaggio annuo di 600 fiorini d’oro”. “Avevamo programmato per la Festa della Toscana di quest’anno l’inizio delle celebrazioni dell’importante avvenimento - spiega il sindaco Franco Dori – ma la situazione pandemica ha fatto cambiare tutti i programmi. E’ pronta una lapide descrittiva, che doveva essere posta al pubblico, in un palazzo storico del nostro centro urbano, con la solennità del caso e la partecipazione di Enti regionali, provinciali e culturali. Tutto rimandato. Resta ancora una data importante per la prossima primavera; cioè il convegno interregionale di studi storici, che coinvolge Città di Castello, Sansepolcro e Sestino con il quale celebreremo l’avvenimento in forma “territoriale” ampia, perché le conseguenze della cessione di Papa Leone, furono di ampia portata”. Hanno disegnato, anche la geografia, i confini della Toscana e della futura provincia di Arezzo. “Anche la nostra scuola - e cioè tutto l’Istituto Comprensivo “L.Voluseno” - parteciperà a questa ricorrenza con un programma didattico, perché i giovani di oggi sappiano perché Sestino è in Toscana e si comprendano aspetti della storia del nostro e loro Comune, che hanno una valenza attuale, importante per l’economia, i servizi e l’ambiente”. Furono anni, quelli successivi al 1520, densi di avvenimenti, che rivoluzionarono l’organizzazione dei territori: Sansepolcro diventò Diocesi, Sestino fu eretto a Piviere Nullius, cioè una piccola, autonoma Diocesi montana. Non furono giorni pacifici, invero: oltre alle tensioni più propriamente “politiche” per l’intero Montefeltro. Bastino ricordare le scorribande di Giovanni dalle Bande Nere e il miracolo della Madonna delle Grazie, a Pennabilli - tutt’ora celebrato - che salvò la cittadina dall’assalto di truppe, non propriamente pacifiche. Ma gli anni che innervarono la presenza fiorentina sul territorio sestinate, hanno visto momenti di importanti conseguenze, di un ruolo - in alcune fasi storiche - importante per le comunità di Sestino nel contesto di politiche espansive e culturali - come la “scuola” di Giorgio Spini ha abbondantemente chiarito: comunità appenniniche che, scomparso il Municipium romano, caduto il ruolo della provincia ecclesiastica della Massa Trabaria, nei nuovi scenari politici rischiavano di rimanere “confinati” nella solitudine delle micro-valli tra Tevere, Marecchia e Foglia. La speranza è che l’affievolirsi della pandemia possa permettere ancora avvenimenti, manifestazioni, programmi e opere che, partendo dalla storia, diventino anche momenti di promozione del territorio. Ed oggi più che mai, c’è bisogno di lavorare per un futuro che ridisegni non tanto i confini quanto la vita e l’economia di queste contrade. In effetti i 500 anni dal passaggio di Sestino alla Toscana - e i connessi avvenimenti di tutto il Montefeltro marchigiano e romagnolo - erano iniziati qualche anno fa con mostre e incontri a Firenze, con al centro le opere scultoree di Andrea da Montefeltro - che costituivano di fatto il tratto di unione tra Sestino e le comunità feretrane. “Si inserisce nello spirito di questa ricorrenza – conclude il sindaco Dori – il restauro e la ricollocazione nel suo sito storico della Croce del Sasso di Simone, che avverrà nei prossimi giorni”.
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