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Ictus, una nuova strategia terapeutica potrebbe ridurre i danni

In Italia colpisce ogni anno più di 200mila persone

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L'ictus, noto anche come colpo apoplettico, è una grave condizione patologica che si manifesta quando i rifornimenti di sangue al cervello sono ridotti o si interrompono completamente.

In Italia colpisce ogni anno più di 200mila persone. L'80% sono nuovi casi, per il restante 20%, invece, si tratta di ricadute.

In assenza di apporto sanguigno, il tessuto cerebrale va incontro a morte per carenza di ossigeno. L'ostacolo al flusso ematico responsabile dell'ictus è l'esito della presenza di un coagulo o di un suo frammento staccatosi dall'arteria in cui si è formato, oppure è la conseguenza della rottura di una parete arteriosa.

Alcuni ricercatori dell'LSU Health New Orleans Neuroscience Center of Exellence hanno adottato una nuova strategia terapeutica per l'ictus utilizzando un modello sperimentale. In particolare si è giunti alla conclusione che la combinazione di un farmaco brevettato dallo stesso Istituto e di derivati DHA selezionati sarebbe più efficace nel proteggere le cellule cerebrali e nell'aumentare il recupero dopo un colpo apoplettico rispetto a un singolo farmaco.

Durante un ictus i segnali vengono prodotti dai globuli bianchi in arrivo e dalle cellule immunitarie cerebrali primarie chiamate microglia. Essi provocano la neuroinfiammazione che si traduce in un incremento di sostanze chimiche, le quali danneggiano il cervello. Il fattore di attivazione delle piastrine (PAF) si accumula mentre, per la sopravvivenza neuronale, l'inibizione di questo processo è fondamentale. Tuttavia un fattore complicante nello sviluppo di strategie neuroprotettive è rappresentato dai molteplici eventi che si verificano nel cervello durante un attacco.

Partendo dalla constatazione che al momento nessuna singola terapia si è dimostrata efficace nel trattamento dell'ictus, gli scienziati hanno mirato a due obiettivi: bloccare i recettori del fattore di attivazione piastrinica pro-infiammatoria (PAF-R) e mettere a punto dei percorsi di sopravvivenza cellulare. Si è così scoperto che la cura con LAU-0901, una molecola sintetica che blocca il fattore di attivazione piastrinica pro-infiammatoria, associata a NPD1 attivato dall'aspirina, sarebbe in grado di ridurre le dimensioni dell'area danneggiata nel cervello. Inoltre, ciò avvierebbe la riparazione dei meccanismi e assicurerebbe un migliore recupero comportamentale.

Questo approccio combinatorio può rivelarsi promettente per il futuro sviluppo di terapie contro l'ictus. La comparsa del disturbo è associata a numerosi fattori di rischio che si distinguono in potenzialmente trattabili e non trattabili. Della prima categoria fanno parte: il fumo di sigaretta, l'ipertensione cronica, l'obesità, il sovrappeso, il consumo di droghe, l'eccesso di alcol, le malattie cardiovascolari, la sedentarietà e l'uso della pillola anticoncezionale. Sono, invece, inclusi nella seconda categoria: il sesso, l'etnia, l'età superiore ai 55-60 anni, la familiarità e una storia pregressa di preeclampsia.

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
10/01/2021 05:42:16


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