Economia L'Esperto

I 3 movimenti sul conto corrente che scatenano il Fisco

Ecco i casi che possono destare "sospetti"

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Per molti di noi è normale, ad esempio, effettuare bonifici per accreditare lo stipendio o la pensione sul proprio conto corrente: altri, invece, usano la domiciliazione bancaria (adebbito automatico) di bollette, ricariche del cellulare ed altre imposte con strumenti elettronici. Attenzione, però, perché ci sono alcune situazioni in cui il Fisco ci "spia".

Trasferimento del denaro contante

Uno dei casi in cui l'occhio attento dell'Agenzia delle Entrate si attiva è quando si effettua il passaggio di denaro contante da un soggetto ad un altro, perfino quando il trasferimento di soldi riguarda gli stessi familiari (parenti o genitori-figli): come riporta Proiezionidiborsa, bisogna ricorrere a sistemi tracciabili soprattutto quando si tratta di ingenti somme di denaro: dal 1° luglio 2020 non è più possibile effettuare pagamenti con contanti al di sopra dei 1.999,99 euro anche nel caso in cui sia lo stesso genitore a donare somme in contanti al figlio. Dai 2mila euro in su bisognerà effettuare o completare la restante parte del pagamento con strumenti tracciabili quali bonifico, bancomat o carta di credito.

Cosa succede in tre casi

I controlli, però, non riguardano soltanto grosse somme di denaro e possono colpire anche i piccoli risparmiatori che, inconsapevolmente, possono attirare su di loro l'attenzione deli Fisco: la prima operazione bancaria "a rischio" riguarda l’afflusso sul conto del cliente di un’importante somma di denaro. Anche se versamenti di liquidità possono essere effettuati senza limiti, bisogna essere in grado di dimostrare da dove giungano le entrate che non derivano da una fonte di reddito come nel caso del risarcimento da parte di un’assicurazione, di una vincita al gioco, di un regalo da parte di un parente o anche un'eredità.

Un'altra operazione a cui bisogna prestare la massima attenzione riguarda lo spostamento di somme di denaro superiori alle 5mila euro, specialmente quelli che il correntista trasferisce all’estero. Potrebbe, infatti, sorgere il sospetto di un’operazione di riciclaggio di denaro sporco proveniente dalle organizzazioni criminali. L'articolo 648 bis del codice penale in materia di riciclaggio parla chiaro: pene più aspre se a commettere il reato è chi esercita un’attività professionale. In questi casi, c'è una punizione "con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 5.000 a euro 25.000. La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale. La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni", riporta il codice penale. In questi casi, però, l'Istituto di credito potrebbe richiedere una dichiarazione scritta in cui il titolare di conto motivi il passaggio di denaro all’estero.

Un'altra casistica in cui bisogna essere prudenti è quando si posseggono carte di credito, prodotti assicurativi, conti deposito o investimenti soprattutto in presenza di movimenti bancari che destano il sospetto di entrate in nero che non risultano nella dichiarazione dei redditi.

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
18/04/2021 13:40:52


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