Torna in terra di Arezzo il Partito Repubblicano: pronti per le prossime elezioni amministrative

“Per ora siamo una decina, numero sufficiente perché ci fosse data la possibilità di aprire una sezione. Ma presto contiamo di far aderire tanti altri amici”. Luciano Spigliantini, 63enne di origine casentinese, di professione avvocato, ha concretizzato l’idea che aveva in mente da tempo. Ridare vita al Partito Repubblicano in terra di Arezzo. “La sezione è intitolata ad una delle figure storiche del Pri, Randolfo Pacciardi” confida “l’emblema della libertà di pensiero e di azione fatta persona”. Perché questa volontà di riportare in auge l’Edera alle nostre latitudini? “Intanto dico che l’idea cova da tempo sotto la cenere e contatti con l’organizzazione del partito sia a livello nazionale che regionale erano già stati intrapresi. Arezzo e i suoi territori, in special modo la Valtiberina, vantano un humus repubblicano di grande spessore e di buone tradizioni. Bisognava ridargli la possibilità di far sentire la propria voce. Infine sostengo che del pensiero repubblicano c’è oggi un estremo bisogno. Siamo in un’epoca in cui assistiamo a conflitti continui, a guerre fra chi urla più forte, spesso alla demonizzazione di chi la pensa al tuo opposto. Noi non ci riconosciamo in questo modo di fare e di operare. Non siamo aprioristicamente chiusi verso chicchessia, non abbiamo dogmi immutabili. Ci piace da sempre confrontarci e, possibilmente insieme, trovare la soluzione giusta per risolvere i problemi. Penso che il Pri oggi possa essere l’offerta giusta per una domanda che esiste fra la gente, capace di intercettare tante persone che non si riconoscono in questa politica un po’ sgangherata e becera che ci circonda”. Vi siete posti obiettivi immediati? “Siamo un’entità in costruzione. Intanto puntiamo come detto ad allargare il numero degli amici che si riconosceranno in questo progetto. Fra poco ci saranno appuntamenti elettorali in alcuni fra i principali centri del territorio. Le elezioni comunali hanno sempre risvolti particolari, con caratteristiche che vanno al di là degli steccati ideologici. Nostra intenzione è quella di interloquire con i soggetti interessati all’appuntamento con le urne. Con la massima umiltà ma anche con la determinazione che è propria della nostra storia. Per valutare, comprendere e, ove possibile, dare il nostro contributo. Ripeto, senza steccati prefissati, ma con il solo obiettivo di fare il bene di quel comune e della sua gente”. Dal vostro osservatorio, qual è l’emergenza principale ad Arezzo e provincia sulla quale porre massima attenzione? “C’è un antico detto secondo cui un aretino da solo si annoia, mentre due litigano. Ecco, occorre smettere di litigare e cercare convergenze. Occorre rilanciare l’economia di Arezzo e della sua provincia, parte tutto dalla possibilità di centrare questo obiettivo. E una delle possibilità concrete per riuscire in questo intento è quella di ripensare i nostri centri storici, ultimamente troppo spogliati e abbandonati. Di persone e attività, ma soprattutto di idee e prospettive”.

Francesco Del Teglia