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Mondo Economia: intervista con Matteo Tarducci presidente di Confesercenti Valtiberina

Il timore è che ad un allentamento estivo possa seguire un ritorno in autunno del Covid

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Titolare del bar che da sempre rappresenta il fulcro del quartiere di Porta Romana, Matteo Tarducci è comunque da tempo avviato sull’attività portata avanti dalla madre Clara, scomparsa a fine 2019 e dal padre Gino. Matteo Tarducci, 42 anni, è presidente da un paio di anni di Confesercenti Valtiberina; subentrato in corsa al timone dell’associazione dopo l’uscita di Ilaria Sassolini, è stato da poco eletto e quindi ha appena iniziato il suo primo mandato pieno.  

Tarducci, quali sono le linee guida della sua presidenza che si appresta a portare avanti?

“Abbiamo formato un nuovo direttivo che ha lo scopo di unire ancora di più la Valtiberina. O meglio, unire i suoi Comuni per un progetto più complessivo di coinvolgimento della vallata. Speriamo allora di riuscire a far qualcosa al più presto: in questo momento non è facile stilare programmi, perché occorre soprattutto seguire l’associazione nelle procedure che riguardano l’assistenza e le esigenze degli associati, vedi ristori e altri tipi di domande”.

Ma c’è una fresca quanto attesa novità: lo spostamento del coprifuoco alle 23, poi alle 24 e dal 21 giugno abolizione del provvedimento. Non solo: presto nei locali si potrà tornare a consumare anche all’interno. Una vera e propria boccata di ossigeno?

“Senza dubbio. Pare proprio che questo sia il mese di accompagnamento verso una normalità più evidente. Intanto, da oggi vi sono una opportunità e una tranquillità in più per il lavoro dei ristoratori. Una sorta di primo step: d’altronde, dobbiamo compiere il percorso per gradi, sapendo che l’inizio dell’estate coinciderà con la fine del coprifuoco. C’è ancora da fare, i vaccini danno però un orizzonte più sereno e soprattutto si ricomincia a vedere la luce in fondo al tunnel”.

Nessun pagamento della tassa sull’occupazione del suolo pubblico e possibilità di avere più spazi esterni. Si può affermare che l’amministrazione comunale vi sia venuta incontro, oppure avrebbe potuto fare di più?

“Ciò che ha fatto è da considerare senza dubbio un bell’aiuto, indice di un buon segnale che si vuol dare, perché ci consentirà – così almeno speriamo - di lavorare di più nel periodo estivo, con i maggiori spazi di cui usufruiremo. Auspicavamo di poter tornare a lavorare anche all’interno, dal momento che finora le condizioni atmosferiche non ci hanno assistito al di fuori e mi riferisco non tanto a Sansepolcro o ad Arezzo, ma a realtà quali quelle di Anghiari e Caprese Michelangelo, sprovviste di pertinenze esterne. Per questi locali è senza dubbio più dura che per noi; insomma, tornano a galla i problemi delle aree montane anche sotto questo aspetto, ma ora la strada è più in discesa per tutti”.

Un buon aiuto potrà essere fornito anche dalla ripresa degli eventi estivi a Sansepolcro?

“Intanto, la riapertura del museo civico con assieme la mostra di Frida Kahlo è un ottimo presupposto per la stagione estiva. Torneranno poi i mercatini e il Comune stesso sta varando un calendario di appuntamenti estivi; c’è poi il Kilowatt Festival in luglio: manifestazioni che danno un minimo di respiro alle nostre attività, come gli spettacoli teatrali previsti all’aperto, che hanno il benefico effetto di aprirci ulteriori spiragli di normalità”.

Che cosa ha cambiato il periodo della pandemia nella mentalità del commerciante e quindi anche nel modo di fare commercio?

“Ha intanto cambiato le nostre abitudini e questo vale sia per il commercio che per il terziario più in generale. Forme quali l’asporto e il delivery – e parlo per bar e ristoranti – sono state legittimate in proiezione futura, anche se un conto è la pietanza che ti viene portata a casa, un conto è la stessa pietanza gustata ancora fresca al ristorante o al bar. In noi e nei colleghi di altre tipologie commerciali la parentesi del Covid-19 ha poi stimolato un maggiore spirito di inventiva, tradottosi sia in una superiore attenzione verso la qualità che anche in una riconversione da parte di chi ha deciso in toto di reinventarsi o di farlo solo parzialmente, per cui assieme ai suoi prodotti tradizionali ne offre adesso anche altri. In ultima analisi, la pandemia ha finito con il farci cacciare fuori quella dote che comunque noi italiani abbiamo dimostrato di possedere nei momenti più difficili”.

Stiamo marciando verso la normalità. Anche da esponente di un’associazione di categoria, quando ritiene che il capitolo Covid-19 sarà da ritenere chiuso?

“Il timore di tutti è che a un allentamento estivo possa seguire un brusco ritorno in autunno, per cui auspico che il prossimo autunno sia diverso, nel senso che la convivenza non sia difficile al punto tale da limitare la vita di tutti i giorni, poiché penso che oggettivamente fra qualche mese non ci saremo ancora liberati del virus. E credo anche che qualche saggio comportamento suggerito dai protocolli possa essere mantenuto anche in seguito: parlo delle mascherine se qualcuno avesse in inverno problemi di raffreddore o tosse e degli igienizzanti, anche se quello di lavarsi le mani dovrebbe essere da sempre un comportamento normale”.      

Redazione
© Riproduzione riservata
18/05/2021 09:31:43


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