Def, la Corte dei Conti avverte: ripresa alla portata, ma senza cambiamenti ci sarà grande austerity
Il cammino verso il rientro del deficit al 3% sarà stretto. Tassazione spostata sui consumi?
Per la Corte dei Conti l’Italia può sorridere per il breve termine, ma nel futuro è prevista l’austerity. Le prospettive di ripresa per l’economia nazionale oggi sono a portata di mano, grazie agli investimenti permessi dal Recovery – «un’opportunità unica per aumentare il poteziale di crescita del Paese» – ma il percorso per rientrare al 3% di deficit (rapporto tra debito e Pil nazionali) è molto rigido. Per questo, senza un cambio di rotta sull’attuale regolamento dell’Unione Europea, dopo la risalita post pandemia l’Italia sarà sotto la stretta dei propri conti. Nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021 pubblicato oggi la magistratura contabile ha disegnato un quadro sulle criticità e le opportunità dell’economia italiana post Covid. Anche perché, tra le criticità, c’è la proliferazione delle spese fiscali e dei trattamenti differenziati che ha significativamente contribuito a rendere complesso il prelievo: «nonostante siano stati assunti nel tempo continui impegni a limitarne l'uso, il loro numero ha continuato ad aumentare sensibilmente». Per la Corte «si tratta di eccezioni alla regola generale riconducibili a circa 250 agevolazioni, che causano una significativa perdita di gettito di circa 53 miliardi nel 2021. Difficile, tuttavia, valutarne l'impatto complessivo, vista l'eterogeneità dei provvedimenti, per natura, scopo e quota dei contribuenti interessati.
La fiducia sulla ripartenza
Il documento riprende i principali temi di finanza pubblica, con un’attenzione ai settori più coinvolti dalla crisi emergenziale e dalle misure adottate dal Governo per farvi fronte. Per la magistratura contabile «Le prospettive di breve e medio termine delineate nel Documento di Economia e Finanza (Def) appaiono alla portata del nostro Paese». Uno scenario possibile nonostante il crollo dal +0,3 % di crescita del Pil nel 2019 al –8,9 % del 2020 del Covid: la ripresa ci sarà, anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e per l’anno in corso è previsto un aumento del 4,5% del PIL con un recupero di quasi la metà del terreno perduto. «La scommessa implicita è sulla crescita potenziale» è la direzione indicata dalla Corte dei Conti, con gli investimenti pubblici programmati a poter fare da traino all’economia. Non senza attese riforme strutturali e la capacità di fare nuovi investimenti all’insegna della sostenibilità infrastrutturale ed ambientale da parte degli investimenti privati.
Il cammino “stretto” verso il rientro del deficit al 3% dopo il Recovery
Secondo la Corte «il Recovery Plan rappresenta un'opportunità unica per effettuare investimenti che aumentino il potenziale di crescita del Paese». Ma non senza riforme «da tempo sollecitate da tutti gli osservatori internazionali» che puntino su trasparenza e efficienza su giustizia, pubblica amministrazione, ammortizzatori sociali e fisco. È questa la strategia indicata per attrarre imprese e capitali esteri, offrire occasioni ai giovani – non solo quelli che escono da un percorso d’istruzione completo – e, di fatto, rimettere in moto l’economia italiana. «Si deve fare il possibile, non appena le condizioni lo consentiranno, per affiancare all'espansione della “spesa buona” anche il contenimento (e in alcuni casi, da individuare attraverso scelte di policy, la restrizione) di quella “cattiva”». Oltre a lottare contro l’evasione fiscale e ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese. L’obiettivo indicato dalla Corte dei Conti sarebbe quello di spostare la tassazione da reddito (Irpef) a quella dei consumi (Iva): «Un cambiamento necessario, visto che i prossimi anni richiederanno un considerevole sforzo fiscale per far fronte ai costi della pandemia».
Limiti e criticità del cashback di Stato
In tema di incentivi verso i consumi – e contestualmente lotta all’evasione fiscale - l’analisi della Corte dei Conti ha poi riguardato l’iniziativa del Cashback di Stato. Includendo anche la lotteria degli scontrini, nata insieme al cashback per favorire l’uso della moneta elettronica: «Sembrerebbero sussistere difficoltà a monitorare i reali effetti economici e tributari. La prosecuzione del Programma - osserva la Corte - dovrà trovare supporto nella compiuta conoscenza di elementi quali la valutazione degli effetti prodotti nei diversi settori interessati e l'impatto in termini di emersione di ricavi e compensi precedentemente occultati. Non sono state previste distinzioni tra i beni e servizi oggetto delle transazioni e i soggetti che rendono la prestazione: sembrerebbe preferibile, per la diffusione dei fenomeni evasivi, una soluzione che privilegi i pagamenti verso operatori medio piccoli prevedendo un incentivo differenziato. Quanto al numero minimo di operazioni richieste nel semestre per la corresponsione del rimborso appare esiguo, indebolendo l'interesse ad utilizzare il pagamento elettronico».
Il peso della spesa per le pensioni
Sui conti pubblici, secondo la magistratura contabile, nel prossimo bienno la spesa previdenziale sarà uno degli elementi più critici. Sono preoccupanti le recenti proiezioni ufficiali del rapporto sul Pil, che evidenziano come nel 2025 il cumularsi degli effetti di medio termine dovuti alle scelte operate con il decreto legge “Quota 100” e della riduzione del Pil dovuto alla recessione porteranno l'indicatore su un livello di 7 decimi di Pil più alto di quanto prima stimato (16 contro 15,3 per cento). La necessità è quella di una nuova riforma, come conferma anche la Corte dei Conti: «Pare evidente che sia per ragioni di natura strutturale – come l’invecchiamento della popolazione e la crescita del tasso di dipendenza degli anziani - sia per motivi più connessi alla pandemia, come per esempio la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, risulti necessario che il comparto sia oggetto di attente riflessioni».
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