Riforma delle pensioni tra Quota 41 e Quota 102: cosa potrebbe cambiare

A dicembre 2021 Quota 100 giungerà al capolinea e quello della riforma del sistema pensionistico diventa sempre più un tema caldo sul tavolo del governo Draghi. Nella discussione variegata tra esponenti dell'esecutivo, partiti politici e parti sociali se ne discute con varie posizioni. I rappresentanti dei lavoratori chiedono maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni. Si parla anche di Quota 102, ovvero della possibilità di andare in pensione per chi può vantare 64 anni di età e 38 anni di contributi. Nient’altro che un aggravamento (di 2 anni) però dei criteri di Quota 100, con poca flessibilità per chi vorrebbe andare in pensione prima dei 67 anni, sia pure pagando qualche prezzo.

La Quota 41 per tutti

Ciò su cui la maggior parte dei consensi sembra però convergere è il varo di una Quota 41 per tutti.

Si tratterebbe cioè di consentire al lavoratore il pensionamento con 41 anni di contributi in ogni caso, al di là dell’età anagrafica. Una soluzione che metterebbe in condizione di lasciare il lavoro, tuttavia, solo chi ha iniziato a lavorare molto giovane e taglierebbe fuori gran parte degli altri lavoratori.

L'attuale possibilità di uscita con 41 anni di contributi

Da tener presente che  attualmente si può godere dell’agevolazione ma solo in certi casi, come si evince dal sito INPS. I requisiti richiesti sono:

- almeno 12 mesi di contributi versati prima del compimento del diciannovesimo anno di età;

- 41 anni di contributi;

Pensioni (Foto Ansa)

serve inoltre l’appartenenza ad una delle seguenti categorie:

- Stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale. A tal fine è necessario aver concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi.

- Caregivers, vale a dire soggetti che assistono il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi della Legge 5-2-92, n. 104.

- Invalidi, ossia coloro che hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata per il riconoscimento dell’invalidità civile, pari almeno al 74%.

- Lavoratori gravosi, ovvero dipendenti addetti alle attività considerate gravose e che svolgono tali mansioni da almeno 7 anni negli ultimi 10 o da almeno 6 anni negli ultimi 7 prima del pensionamento.

- Lavoratori usuranti, ovvero lavoratori addetti ad attività particolarmente faticose e pesanti di cui all’articolo 1 del decreto legislativo del 21 aprile 2011, n. 67.

L'estensione 

L’eventuale riforma potrebbe prevedere l’estensione alla totalità dei lavoratori di questo strumento. In sostanza sarebbe possibile andare in pensione fino a oltre un anno prima rispetto a quanto si prevede attualmente per la pensione anticipata, ovvero 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Su questo meccanismo di pensionamento pare ci sia il consenso del governo. Bisogna vedere cosa scaturirà poi in termini di maggior flessibilità per l’uscita a partire dai 62 anni dal confronto con i sindacati.