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Tassa di successione, l’Istituto Bruno Leoni contro Letta

“Imposta iniqua, era già nel Manifesto del Partito Comunista”

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Gli economisti dell’Istituto Bruno Leoni, tempio del liberismo italiano, bocciano senza appello la proposta del segretario Dem, Enrico Letta, di creare una 'dote' per i 18enni aumentando la tassa di successione sui patrimoni sopra il milione di euro chiedendo così «alla parte più ricca della popolazione, l'1%, di dare un contributo ai giovani». Secondo Nicola Fiorini, presidente dell’Istituto Adam Smith di Verona e autore del focus L'imposta di successione tra mito e realtà. Perché Letta di sbaglia, si tratta di un progetto del tutto iniquo: «Innanzi tutto, non è vero - come spesso si dice - che in Italia non vi sia alcun prelievo sulle eredità, anche se tale imposta garantisce entrate modeste per l'erario. È vero, invece, che tra i 36 Paesi dell'Ocse ve ne sono ben 12 che davvero non hanno alcuna imposta di questo tipo. La diversa imposizione sulle successioni risente in larga misura del sistema fiscale nel suo complesso e non rappresenta un intervento risolutivo. Fra i Paesi ad imposta zero c'è anche la Svezia». L’obiettivo di Letta sarebbe quello di incassare 2,8 milioni di euro per garantire ai giovani un bonus da 10mila euro. Secondo Fiorini «non è vero che in Italia sui piccoli patrimoni ereditari non si paghi nulla. In nove successioni registrate su dieci non si paga in effetti alcuna imposta di successione, perché il patrimonio è inferiore alla franchigia, ma si pagano in compenso l’imposta ipotecaria e catastale. Parliamo di una somma pari al 3% del valore catastale dell’immobile», ovvero la parte prevalente dei patrimoni famigliari. Inoltre «i 12 Stati Ocse che non tassano le eredità, ben 10 storicamente avevano un’imposta di successione e l’hanno abolita negli ultimi vent’anni. Nella maggior parte dei casi, perché l’imposta sopravviveva per pura impuntatura ideologica. In Svezia, per esempio, a fronte di un gettito irrisorio (meno dello 0,2% di tutte le entrate fiscali nel 2004), non solo si registravano pesanti costi applicativi, per lo Stato e per i privati ma, soprattutto, l’imposta faceva perdere gettito ad altre imposte per le distorsioni che creava e per il disincentivo a vivere ed investire nel Paese». Fiorini, poi, solleva anche la distorsione tra i patrimoni in titoli di Stato – esentasse – e quelli immobiliari dove le imposte ipotecarie catastali ammontano al 3%: «Se uno lascia un patrimonio di 10 milioni di euro in CCT, il suo erede non deve pagare nulla mentre se un altro lascia al figlio un appartamento che vale 100.000 euro quest’ultimo deve pagarne 3.000 di imposte». Inoltre, l’esperto del Istituto Bruno Leoni sottolinea l’assenza di tassazione per le polizze vita e rileva il tema della successione nella proprietà delle aziende famigliari, ma poi si concentra sulla “dote” ai diciottenni: «E’ una proposta da tempo avanzata e discussa a livello mondiale quale parte integrante della proposta politico-culturale della nuova sinistra socialista. D’altra parte, il Manifesto del Partito Comunista del 1848 propugnava quale misura fondamentale per avviare il superamento del capitalismo l’abolizione del diritto a disporre dei propri beni per via ereditaria». 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
05/06/2021 06:12:42


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