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Recovery Fund, primo bonifico all’Italia: 24,9 miliardi dall’Ue

Draghi: “Dobbiamo spendere in maniera efficiente e onesta”

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La buona notizia è che alla fine i soldi dell’Europa sono arrivati, e nel rispetto delle aspettative del ministero dell’Economia. Adesso però bisognerà iniziare da subito, senza indugio né errori, il processo di riforme che l’Unione europea comincia a sostenere. La Commissione UE ha erogato 24,9 miliardi di euro attraverso il recovery fund per 106 progetti. È il tanto atteso pre-finanziamento del 13% del pacchetto di aiuti comunitari da 191,5 miliardi di euro che l’Italia riceverà tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi) nell’ambito del meccanismo di ripresa concepito per rispondere ai danni economico-finanziari da pandemia (Next Generation EU).

L’esecutivo comunitario individua tre linee di intervento prioritarie da finanziare attraverso questa prima tranche di risorse raccolte sui mercati attraverso l’emissione di titoli di debito comune: sviluppo dell’alta velocità ferroviaria con l’obiettivo di «integrare più regioni» col trasporto su rotaie, incrementare l’offerta di strutture per l’infanzia, promuovere la promozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese mediante credito d’imposta.

A sentire Paolo Gentiloni la lista delle cose da fare è però più ampia. Il commissario per l’Economia detta l’agenda a Mario Draghi e al suo governo. «Il prefinanziamento odierno è un primo passo concreto e tangibile per avviare gli investimenti e le riforme che l'Italia si è impegnata a realizzare». Le snocciola tutte, per evitare malintesi e ricordare cosa l’Europa si aspetta dall’Italia. Si attende un sistema di mobilità più verde e più sostenibile, un aumento delle energie rinnovabili, la digitalizzazione delle imprese, la diffusione del 5G e della banda ultralarga, una pubblica amministrazione «più efficiente» e un contesto imprenditoriale «più attraente e competitivo».

Si tratta di misure previste dal piano nazionale per la ripresa che lo stesso Draghi ha depositato a Bruxelles, e di cui si chiede la realizzazione nel rispetto degli accordi presi. Solo attraverso la loro realizzazione si  renderà il Paese «più moderno», più competitivo, e capace di «creare nuove opportunità». Per questo Gentiloni, come tutta la Commissione, mette pressione.

A Bruxelles sono consapevoli della posta in gioco. L’Italia è il secondo principale beneficiario del meccanismo di ripresa a dodici stelle dopo la Spagna, è uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia, e un successo del primo esempio di sempre di creazione di titoli di debito comune europeo passa per la ripresa dell’economia tricolore. Se l’Italia saprà fare il suo dovere, allora gli eurobond potranno essere replicati, altrimenti sarà un fallimento per tutti.

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, si attendeva l’erogazione di questi 24,9 miliardi di euro tra fine luglio e la prima parte di agosto. È stato accontentato, ma la Commissione tiene a precisare che non è stato facile. Lo dice in maniera elegante il commissario per il Bilancio, Johannes Hahn. «Siamo riusciti a erogare i fondi in tempi record». Un modo per ufficializzare una volta per tutte che ora l’Italia non ha alibi, deve iniziare a lavorare a spron battuto, in maniera convincente ed efficiente.

«Per un'Europa forte serve un'Italia forte», tiene a sottolineare Ursula von der Leyen. Parole, quelle della presidente dell’esecutivo comunitario, che fanno capire quanto ci si attenda dal Paese e quanto l’Italia sarà sotto osservazione. Fin qui la figura di Mario Draghi ha rappresentato il bigliettino da visita credibile e vincente di un’Italia che deve mettere da parte l’entusiasmo per i soldi freschi che arrivano e iniziare a tradurli in quello che ha concordato con Bruxelles e i partner. Il difficile viene adesso.

«L’Italia beneficia maggiormente dei fondi del programma Next Generation Eu» ha commentato il premier Draghi aggiungendo: «E’è uno dei primi Paesi a ricevere tale prefinanziamento».
«Questo deve incoraggiarci a proseguire sul percorso di riforme tracciato e approvato dal Parlamento quattro mesi fa a larga maggioranza – commenta ancora il presidente del Consiglio – . Nei primi sei mesi di governo, il Parlamento ha approvato la governance del Piano, le riforme della Pubblica amministrazione e degli appalti e importanti semplificazioni normative. Il Governo presenterà, in coerenza con il Piano, la riforma della concorrenza e la delega per la riforma del fisco. L’assegnazione di queste ingenti risorse richiama tutti noi al senso di responsabilità nei confronti degli impegni presi verso noi stessi, verso il nostro futuro e verso l’Europa. Vogliamo una ripresa duratura, equa e sostenibile: dobbiamo perciò spendere in maniera efficiente e onesta».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/08/2021 05:45:00


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