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Maresciallo di Città di Castello accusato di peculato e omissione di atti di ufficio

La 47enne è accusata anche di falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale

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Una 47enne di Città di Castello, ex maresciallo della polizia provinciale di Perugia è a processo per peculato e omissione di atti di ufficio. La donna è imputata perché è accusata di essersi appropriata di 4.623 euro di multe pagate in contanti dagli automobilisti che erano stati multati. Ed è pure alla sbarra per rifiuto di atti d’ufficio perché - stando a quanto emerse dall’inchiesta della guardia di finanza - tra il 2011 e il 2016 aveva nascosto in un cassetto e tre armadi del suo ufficio - multe mai notificate ai diretti interessati. Nel campo di imputazione sta scritto che “in plurime occasioni ometteva di protocollare in uscita e quindi di procedere ufficialmente alla notifica ai diretti interessati dei verbali di contestazioni. Nello specifico si accertava che 51 verbali regolarmente redatti non erano stati inseriti nella procedura informatica e quindi non ne era stato chiesto il pagamento entro 90 giorni. Su espresso incarico della dirigente l'indagata era stata nominata referente per tutti i procedimenti relativi al codice della strada, anche per tutti i colleghi dei nuclei operativi aventi sede in comprensori esterni al comando provinciale”. Il particolare è riportato nell'informativa del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza che aveva sentito a sommarie informazioni testimoniali un'altra dipendente della Provincia di Perugia. Dunque la marescialla “agiva in piena autonomia e con potere di firma nonostante non ne avesse titolo, in quanto livello C - è riferito testuale nelle carte giudiziarie - non consentendo a nessuno il controllo del suo operato”. Le credenziali per l'accesso nel programma di inserimento dati erano “nella sua disponibilità”. E nonostante fosse affiancata da personale dipendente qualificato, “espressamente incaricato di prendere le consegne per la gestione dei verbali di contestazione di violazioni alle norme del codice della strada”, l'indagata “svolgeva in proprio anche tale funzione, esautorando completamente un'altra collega”. E' emerso che a fronte delle multe mai inviate per il periodo compreso tra gli anni 2011- 2016, nascoste in tre armadi e una cassettiera, la poliziotta “convocava i trasgressori nel proprio ufficio della polizia provinciali “ e questi provvedevano “brevi manu a consegnare una somma di denaro al funzionario preposto”, a titolo di definizione verbale dei procedimenti nati dalle contestazioni effettuate su strada. Ma quei soldi non sono entrati nelle casse dell'ente. L’ex marescialla, è accusata anche di falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale perché “ai fini di occultare il reato di peculato attestava falsamente nella ricevuta di definizione del verbale di aver inserito nel registro somme pagate in contanti” tutte quelle per cui ha ricevuto direttamente il pagamento, “circostanza mendace in quanto la possibilità per i contravvenzionati di pagare in contanti era limitata ai casi residuali e in ogni caso nessuna annotazione era stata fatta

Redazione
© Riproduzione riservata
04/12/2021 07:27:23


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