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Di Maio lascia i 5Stelle: “Di fronte ad atrocità di Putin dovevamo scegliere"

"Insieme per il futuro il nuovo soggetto politico"

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Una scissione dolorosa. Luigi Di Maio dà l’addio ai Cinque Stelle e a breve salirà al Colle per riferire al Capo dello Stato. Metterà in chiaro il suo totale sostegno al governo Draghi e la piena disponibilità a proseguire il lavoro da ministro degli Esteri portato avanti fin qui, come già concordato con palazzo Chigi. A Montecitorio si stanno raccogliendo le firme dei deputati che si riconoscono come vicini al ministro per la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo alla Camera. L'iniziativa sarebbe annunciata tra oggi e domani. Per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati in base al regolamento. 

Una cinquantina le firme raccolte
Sarebbero oltre 50 gli ex M5S pronti alla scissione e altri 5 esponenti di governo, da Pierpaolo Sileri a Laura Castelli, per la formazione dei due gruppi di Camera e Senato che saranno guidati da Luigi Di Maio, dopo la scissione del Movimento 5Stelle. È quanto apprende LaPresse dai dimaiani impegnati in queste ore al completamento delle liste. I deputati pronti a dire addio al leader del M5S Giuseppe Conte, sarebbero inoltre Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Francesco D'Uva, Vincenzo Spadafora, Iolanda Di Stasio, Cosimo Adelizzi, Carla Ruocco, Marialuisa Faro, Vittoria Casa, Gianluca Rizzo, Mattia Fantinati, Generoso Maraia, Patrizia Terzoni, Pasquale Maione, Giovanni Luca Aresta, Maria Pallini, Andrea Giarrizzo, Chiara Gagnarli, Nicola Grimaldi, Luciano Cillis, Elisabetta Barbuto, Anna Macina, Marianna Iorio, Luca Frusone, Giuseppe D'Ippolito, Silvana Nappi ed Emanuele Scagliusi. Tra i senatori invece ci sarebbero i nomi di Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Daniela Donno e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Sergio Vaccaro e Simona Nocerino. Per quanto riguarda il governo a dire addio al Movimento, sarebbero Laura Castelli (MEF), Anna Macina (Giustizia) e Dalila Nesci (Sud).

Il nuovo gruppo “Insieme per il futuro”
ll possibile gruppo costitutivo (si chiamerà “Insieme per il futuro”) che punta alla scissione all'interno del Movimento 5 stelle è composto di circa trenta parlamentari che nei giorni scorsi hanno formato una sorta di coordinamento, ma i dimaiani sono convinti che si possa arrivare perlomeno al doppio dei numeri. E il nascente gruppo “attrae” anche al centro. Il ministro degli Esteri, a quanto apprende l'Adnkronos, non pesca solo nel bacino dei Cinque Stelle ma anche tra le fila di “Coraggio Italia”. Raccontano, infatti, che il deputato Antonio Lombardo sia molto interessato al progetto politico dimaiano e sia fortemente tentato di lasciare il gruppo parlamentare guidato da Marco Marin che fa capo a Luigi Brugnaro. Interpellato in proposito, Lombardo non commenta i boatos. Dopo l'uscita nei giorni scorso della Vietina, allo stato, se anche Lombardo dovesse lasciare il partito fondato dal sindaco di Venezia, Coraggio Italia si ritroverebbe con 18 parlamentari, ovvero al di sotto di quota 20, prevista per costituire un gruppo autonomo.

Draghi in Aula
La separazione all'interno del Movimento 5 stelle potrebbe già dopo la discussione sulle risoluzioni che accompagneranno le comunicazioni del presidente del Consiglio Draghi in vista del Consiglio europeo. Uno dei temi sul tavolo è quello del simbolo al Senato ma si sta risolvendo anche questo nodo, spiega una fonte parlamentare. Alla Camera dei deputati non ci sarebbero invece problemi.

Intanto oggi alle 15 in punto ha parlato al Senato il premier Mario Draghi. E a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per le sorti del governo ha risposto: «No». E a chi gli ha chiesto se fosse soddisfatto del voto sulle sue comunicazioni da parte dell'Aula di Palazzo Madama, Draghi ha risposto annuendo. Sottolineando, infine, con una stoccata a Putin e alla Russia che «i crimini di guerra vanno puniti». Aggiungendo: «La strategia dell'Italia –scandisce Mario Draghi in Aula – si muove su due fronti: sosteniamo l'Ucraina e le sanzioni alla Russia affinché Mosca accetti di sedersi al tavolo» per la pace. «Solo una pace concordata – dice -e non subita può essere duratura», afferma il premier. «Una sottomissione violenta porta al prolungamento del conflitto», osserva il premier. «Ho constatato la determinazione degli ucraini. Noi intendiamo sostenere l'Ucraina». E spiega: «Le sanzioni alla Russia funzionano. Il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma i canali diplomatici rimangono aperti» per una pace «nei termini che sosterrà l'Ucraina». Quindi, il passaggio sull'Ucraina e la conclusione dell’intervento: «L'Italia continuerà a lavorare con l'Ue e i nostri partner del G7 per sostenere l'Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione, grazie».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
21/06/2022 21:28:01


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