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Repubblica Ceca, l’ex generale Petr Pavel vince le presidenziali

Al ballottaggio con Babis ottiene il 56,45%

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L'ex generale Petr Pavel ha vinto il ballottaggio delle presidenziali nella Repubblica ceca contro Andrj Babis. Pavel ha ottenuto il 56.45% contro il 43.54 del suo avversario, stando all'80% delle schede scrutinate. «Ha vinto il candidato della società civile e i valori democratici che rappresenta». Così il premier ceco Petr Fiala dopo la vittoria dell'ex generale Petr Pavel alle elezioni presidenziali. Secondo il premier si tratta della terza sconfitta di Andrej Babis e del suo movimento populista, dopo le elezioni parlamentari 2021 e quelle regionali. La sua sconfitta è dovuta alla «più disgustosa delle sue campagne, nella quale ha unito al populismo l'estremismo». «Sono contento che abbia vinto il candidato che si pone come obiettivo quello di unire le opinioni e calmare i conflitti», ha aggiunto Fiala.

Pavel succede al presidente Milos Zeman, politico controverso, che aveva avuto stretti legami con Mosca prima di fare un'inversione a U condannando come un "crimine" l'invasione russa dell'Ucraina. Ex paracadutista e generale in pensione di 61 anni, Pavel era in testa ai sondaggi d'opinione prima del voto. L'affluenza alle urne è stata del 70%, sulla scia di un'aspra campagna segnata da polemiche, anche sull'Ucraina. Pavel aveva già battuto Babis al primo turno delle presidenziali due settimane fa, ottenendo il 35,4% dei voti contro il 35% del rivale. La campagna elettorale tra i due round è stata aspra, con un'ondata di disinformazione che ha preso di mira in gran parte Pavel e con minacce di morte arrivate a Babis e alla sua famiglia.

Il miliardario Babis ha cercato di corteggiare gli elettori preoccupati per le conseguenze dell'invasione russa dell'Ucraina suggerendo che il suo avversario avrebbe potuto trascinare il Paese in guerra. Il magnate populista aveva promesso che da presidente non avrebbe inviato truppe ceche in sostegno alla Polonia o ai Paesi baltici come parte della difesa collettiva della Nato; una posizione che ha sollevato interrogativi all'estero e su cui ha poi dovuto fare un passo indietro. Sebbene il suo ruolo sia essenzialmente cerimoniale nella Repubblica ceca, il capo dello Stato nomina il governo, sceglie il governatore della Banca centrale e i giudici della Corte costituzionale e ha il comando supremo delle forze armate.

Pavel sarà il quarto presidente della Repubblica ceca da quando è diventata uno Stato indipendente dopo la divisione pacifica con la Slovacchia nel 1993, quattro anni dopo che la Cecoslovacchia è uscita dall'orbita di Mosca. Pavel è un eroe della guerra nell'ex Jugoslavia, diventato poi capo di Stato Maggiore, dal 2015 al 2018 ha ricoperto la carica di presidente del Comitato militare della Nato, la più alta carica di funzionario militare dell'Alleanza atlantica.

I due candidati erano stati membri del Partito comunista negli Anni '80, quando la Cecoslovacchia era sotto l'ombrello dell'Urss. Ma l'ex paracadutista d'elite è diventato da allora un ardente difensore dell'appartenenza del suo Paese all'Unione Europea e alla Nato. «La Repubblica ceca é uno Stato sovrano e membro a pieno titolo (dell'Ue e della Nato, ndr) quindi non possiamo limitarci a sederci in silenzio, annuire e criticare i risultati. Dobbiamo essere più attivi e, allo stesso tempo, costruttivo», ha dichiarato Pavel. Ha promesso di essere un presidente indipendente, non influenzato dalla politica dei partiti, di continuare a sostenere gli aiuti all'Ucraina in guerra e di sostenere la candidatura di Kiev all'adesione all'Ue. Pavel ha anche sostenuto i matrimoni tra persone dello stesso sesso e le adozioni di bambini da parte di coppie gay. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
29/01/2023 06:30:28


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