Rubrica Tecnologia

Facebook avrebbe creato uno schema per sfruttare i dati degli utenti

Il sistema sarebbe stato architettato dallo stesso Mark Zuckerberg

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Dopo il caso Cambridge Analytica, Facebook potrebbe ancora finire sotto accusa per l’uso scorretto dei dati personali degli utenti. E questa volta, se provate, le accuse potrebbero essere ancora più gravi. Secondo quanto riporta il Guardian, la start up californiana Six4Three ha citato in giudizio il colosso di Menlo Park per aver messo in piedi «uno schema malevolo e fraudolento in grado di sfruttare le informazioni personali degli utenti per guadagnare milioni di dollari e costringere le altre compagnie ad abbandonare il mercato».  

Lo schema, scrivono i querelanti, sarebbe stato architettato nel 2012 dallo stesso Mark Zuckerberg il quale avrebbe «sfruttato» la possibilità di accedere ai dati della rete di amici di qualsiasi utente. Come prova, la start up ha consegnato al tribunale di San Mateo, in California, migliaia di mail che Zuckerberg e altri dirigenti del social network si sarebbero scambiate. Ma non è chiaro come la compagnia possa essere entrata in possesso di questi documenti. 

La denuncia fa anche esplicito riferimento all’audizione di Mark Zuckerberg di fronte alla Commissione Commercio del Senato americano . Facebook non sarebbe stata ingannata da Cambridge Analytica, ma lo sfruttamento delle informazioni personali degli utenti «sarebbe la diretta conseguenza dello schema messo in piedi da Mark Zuckerberg». Secondo la start up, il social network avrebbe prima concesso alle compagnie di utilizzare i dati degli utenti e poi avrebbe estromesso quelle che avrebbero avuto troppo successo. 

Facebook sta pensando di depositare una mozione legale affinché le mail rimangano secretate. La compagnia ha tempo fino a martedì 29 maggio, altrimenti i documenti verranno pubblicati. In una dichiarazione ufficiale, Facebook ha affermato che «le prove non hanno alcun valore e che la società continuerà a difendersi con vigore».  

Six4three aveva già sporto una prima denuncia nel 2015. Il social network aveva impedito agli sviluppatori della start up, l’accesso ai dati degli utenti, Informazioni necessarie per la creazione di un’applicazione che filtrava le foto in costume da bagno. E per questo motivo, la compagnia aveva dichiarato di aver subito un danno e di essere stata estromessa dal mercato. 

Insomma, le accuse sono molto gravi, ma allo stesso tempo sarà interessante comprendere la consistenza delle prove presentate e se permetteranno agli inquirenti di aprire una nuova inchiesta nei confronti di Facebook.  

La Stampa
© Riproduzione riservata
28/05/2018 21:38:41


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