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La scoperta di Elia Volpi pittore

A Palazzo Davanzati una mostra di disegni e dipinti inediti dell'antiquario tifernate

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Il nome di Elia Volpi evoca l’epopea di un grande antiquario, nato a Città di Castello, cresciuto negli odori di legno della falegnameria del padre Simeone e trasferitosi a Firenze per studiare  all’Accademia di Belle Arti. Più tardi, responsabile del gabinetto di restauro di Stefano Bardini e infine antiquario in proprio, con i trionfi del primo Novecento, l’acquisto e restauro di Palazzo Davanzati e la formidabile idea di indire nel 1916 un’asta antiquaria a New York. Sull’onda del successo fino al famoso scandalo dei “falsi di Alceo Dossena”del 1928, di cui Volpi si disse sempre vittima e non complice, rimborsando fra l’altro tutte le vendite contestate. Mecenate, acquirente e restauratore del Palazzo Vitelli alla Cannoniera, donato al municipio tifernate quale pinacoteca comunale, pronto ad aiutare colleghi meno fortunati, come l’antiquario-editore Demetrio Tolosani, e a donare nel 1925 un terreno perché Città di Castello avesse il suo campo di calcio.

A dieci anni Elia viene affidato allo zio paterno Francesco, dal 1855 Arciprete dell’antica Pieve di Canoscio, mentre nelle vicinanze è in costruzione il Santuario della Madonna del Transito, dove il padre fu falegname di fiducia dal 1859 al 1881 e vi costruì il pulpito in noce con scala a conchiglia posto nel centro della chiesa. Così il ragazzo ebbe occasione di vedere Annibale Gatti che affrescava il Santuario e in quel periodo cominciò a dare “prove non dubbie di tendenza all’arti belle” cone scriveva lo zio in un manoscritto del 1869 riportato un secolo dopo da Nemo Sarteanesi nel suo “Elia Volpi pittore restauratore ed antiquario”.

Dopo aver frequentato per tre anni una scuola di disegno locale, con il sostegno dello zio e la spinta di alcuni personaggi dell’epoca, Elia si iscrisse nel 1872 all’Accademia, dove si affermò fin dall’inizio per le sue capacità, tanto che il 23 dicembre 1888 fu nominato socio onorario dell’Accademia delle Arti del Disegno, separata nel 1873 dall’Accademia di Belle Arti e che raccoglieva il Collegio dei professori. Da questa nomina origina il titolo di professore, a cui Volpi terrà molto per tutta la vita. Dopo l’Accademia intraprese le attività di copista, pittore di maniera, ritrattista, di cui esisteva finora una serie di citazioni nel libro di Roberta Ferrazza su “Palazzo Davanzati” (1994), qualche foto soprattutto in bianco e nero e pochi dipinti esposti.

In effetti la produzione artistica di Elia Volpi è tuttora quasi interamente compresa nelle collezioni degli eredi, soprattutto in quelle dei discendenti delle quattro figlie Maria, Margherita, Marina e Matilde, e anche le poche opere vendute o donate provengono quasi tutte dalle linee ereditarie e mai da aste. Questo spiega perché il Volpi pittore sia poco noto e perché non sia stato finora quotato nei cataloghi dei pittori italiani dell’Ottocento.

            Grazie alla mostra “Omaggio a Elia Volpi pittore”, inaugurata da pochi giorni nell’atrio di Palazzo Davanzati in via Porta Rossa 13 a Firenze, anche se limitata 6 dipinti e alcuni disegni, abbiamo l’opportunità di esaminare una panoramica della breve attività pittorica del Volpi, iniziata all’Accademia e cessata nel 1890, quando ancora dirigeva il laboratorio di restauro di Stefano Bardini e prima dell’avvio ufficiale dell’attività di antiquario nel 1893.

            Rispetto all’esposizione molto parziale di Città di Castello nel 2007 a Palazzo Vitelli nell’ambito delle mostre sull’Ottocento umbro, possiamo scoprire alcuni disegni “dal vero” di ambito accademico, copie a disegno dei maestri italiani del Rinascimento, due dipinti “di genere” di ambiente religioso, il raffinato bozzetto per il ventaglio dipinto per la Regina Margherita, la deliziosa “vetrina dei balocchi”, fino al ritratto pieno di fascino della futura moglie Pia Lori (1890) e al coinvolgente e di grande modernità “ritratto di bambina” (1885).

            La mostra è stata resa possibile grazie a due donazioni degli eredi della figlia primogenita di Volpi, Maria (1893-1965), e del marito Gennaro Mungai (1889-1974), imprenditore pratese, ufficiale nella Grande guerra decorato al valore militare, nonché a prestiti da parte degli eredi Volpi-Ciampolini e Volpi-Vannini Parenti e dell’antiquario Alberto Bruschi.

            Sono esposti anche i libri delle firme dei visitatori di Palazzo Davanzati a partire dall’apertura al pubblico del 1910, le foto del Palazzo realizzate da Brogi nel periodo 1920-1934 e un inedito filmato amatoriale della seconda metà degli anni Venti. L’antiquario è qui ritratto nell’ambiente familiare, con figlie e nipoti, in momenti e luoghi diversi, comprese le sue proprietà della villa rinascimentale di Monteripaldi, acquistata a inizio Novecento, della fattoria di Celle, vicino a Pistoia, e di quella di Coiano, a Castelfiorentino. E’ esposto infine il bel ritratto di Elia Volpi cinquantasettenne realizzato nel 1915 da Silvio Zanchi, pittore originario anche lui della Valtiberina, nato a Sansepolcro nel 1887, collaboratore ai restauri di Palazzo Davanzati.

            Tornando ai disegni e dipinti resta l’interrogativo del perché e del come siano rimasti quasi tutti nell’ambito familiare, tenendo conto che nei primi anni dopo l’Accademia Volpi si manteneva facendo il copista di galleria e partecipando, dal 1880, a esposizioni collettive. Inoltre, gli ultimi dipinti portano la data del 1890, dopo la quale non è conosciuta nessun’altra opera. E’ verosimile che l’antiquario abbia voluto nascondere quel suo incipit come pittore perché si era affermato in un’altra professione e desiderava custodire per sé quella passione che il caso o la necessità gli avevano fatto accantonare. Ed è probabile che Volpi abbia riacquistato opere già vendute, come pare dimostrare la dedica sul “ritratto di bambina”: “Al Illmo Signor M.P. Antinori l’amico Volpi offre 1886”. Il marchese Piero Antinori era coetaneo di Volpi, personaggio importante della società fiorentina, presente anche all’inaugurazione di Palazzo Davanzati nel 1910, il che attesta una frequentazione da almeno 24 anni e giustifica una richiesta amichevole di restituzione del dipinto.

            La mostra di Palazzo Davanzati, ideata da Brunella Teodori e aperta dal 6 maggio al 5 agosto 2018, è dunque un punto di inizio per approfondire la conoscenza di Elia Volpi pittore e per ricostruire il suo percorso, per ora messo in luce da alcune significative opere, che necessitano però di essere integrate per trasformare una linea spezzata in quel fil rouge che potrà dare consistenza a una valutazione critica dell’autore.

            E’ un’occasione anche per replicare, in accordo con la direzione di Palazzo Davanzati,  la mostra a Città di Castello, nella Pinacoteca di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, magari integrando con altri prestiti che certo questo primo “Omaggio a Elia Volpi pittore” renderà più agevoli.

 

Simone Borchi

Redazione
© Riproduzione riservata
07/07/2018 12:14:54


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