Rubrica Lettere alla Redazione
Un pensiero sui parchi
Leggo e mi stupisco
Si legge di recente del dibattito in corso sulla costituzione di un parco che, riassumendo, va dal Monte Nerone all’Alpe della Luna. Idea non nuova, giacchè con il defunto progetto “Appennino Parco d’Europa (APE), fu discusso, già all’inizio del Duemila, dei valori ambientali, del turismo, delle economie di nicchia, dei prodotti biologici che potevano e potrebbero essere alcuni dei motivi per valorizzare l’Appennino.
Leggo e un po’ mi stupisco che non si prenda in considerazione- allora – il congiungimento con la Riserva Regionale del Sasso di Simone, diventata un “vaso di coccio tra vasi di acciaio”, la quale sta regalando al parco interregionale marchigiano/romagnolo dal titolo quasi omonimo, il “brend” della realtà economico/ambientale di questo che è stato uno dei progetti antesignani per riportare attenzione sulle zone montane e periferiche, abbandonate dalle popolazioni.
Ma rifletto anche sul fatto che questi territori sono – o erano – oasi e ambienti di flora e fauna di straordinarie permanenze. Non mancano pubblicazioni fatte addirittura dagli anni 1963. Se queste “ricchezze” non ci sono più – ma occorre verificarle – bisogna capirne i motivi. E qualche causa ci sarà pure.
Ascolto anche – in qualche sede oggi più silente - che il territorio ha bisogno di manutenzione, di attento uso, affinchè non si cambi il suo volto o non si creino - come spesso sempre più accade – le condizioni per frane e calamità crescenti e la scomparsa di prodotti tradizionali ( vedi il tartufo bianco pregiato o la selvaggina tradizionale).
Tra gli “abbecedari” sempre in voga- dagli anni Ottanta quando qua si incominciò a discutere di come valorizzare terre abbandonate dalla fuga dei coloni o diventate semplicemente “demanio statale-militare” - c’era- e c’è – che l’agricoltura scomparirebbe, gli allevamenti sarebbero scacciati. Attorno al Sasso di Simone “maturano” Chianine allo stato semibrado, che - senza altri meccanismi - sono già “bio” al 76%. Le difficoltà nostre- mi sembra di capire - sono date dal fatto che la “Riserva” non funziona più, mentre funziona il contiguo parco interregionale; la collaborazione tra privati e Ente Parco è positiva. Molto dipende dalla collaborazione che pubbliche istituzioni riescono a mettere in campo tra loro e non la “competizione”. La pioggia di multe cadute quest’anno per il taglio dei boschi è un elemento esemplare di una mancanza di vera collaborazione.
Dunque, ricordando che pure l’ingresso delle Chianine in montagna fu a lungo contrastato – non sono il parco o la riserva il pericolo primario ma visioni ristrette e non di progetti di area, e la mancanza di una visione lunga degli stessi operatori. O la ricerca del con senso politico epidermico . E la esclusione dal dibattito in corso della Riserva del Sasso di Simone è un limite culturale di questa stagione.
Giancarlo Renzi
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