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Slow Food Alta Umbria: targa all'Osteria di Trivilino

Umbertide festeggerà uno dei luoghi più rappresentativi e originali della vita sociale cittadina

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Trivilino rimane la sola delle storiche osterie che popolavano il paese (Ntonio de Ragno, Le Balille, La Lisetta, Capelone, La Jolanda, Adelmo de Ciarapica, Giosuè, Marsigliotti, Salcione, Stefine, Peppoletta, Conti), alcune sopravvissute fino agli anni settanta del secolo scorso, a perpetuare l’antica arte della mescita del vino: un presidio ed una istituzione che resiste da oltre 100 anni. Il nome dell’Osteria, soprannome del primo proprietario, deriva probabilmente dall’attrezzo “Trivellino” usato per eseguire a mano fori sul legno ed utilizzato dagli antichi bottai. Oggi l’osteria è conosciuta anche come “Terme di Trivilino” a cui bisognerebbe aggiungere l’aggettivo “Antiche” nel tentativo di asserire che gli avventori vi si rechino a “passare l’acqua”.


La Storia
Carlino Baldoni - “Trivilino”
La collocazione dell’Osteria all’ingresso del paese di Umbertide nella zona delle colline di Polgeto, Romeggio, Caicocci, Pacella e della Badia di Montecorona, si deve alla felice intuizione di Domenico Baldoni: lì avrebbero ritrovato il punto di ristoro e di servizio le persone provenienti dalle frazioni collinari e da quelle della pianura, quando la piena sconsigliava il passaggio sulla passerella del Tevere verso il rettilineo. Realizzato il fabbricato, nel 1910 Domenico e la moglie Angelica Corbucci, inaugurarono l’osteria: due piccoli banconi di marmo grigio, separati dal passaggio per l’oste. Su uno c’era la bilancia ed il barattolo delle sarde; sull’altro, il catino smaltato per lavare i bicchieri con l’acqua del pozzo, raramente rinnovata con la brocca, ma prima direttamente, più avanti (miracolo di rudimentale ingegneria idraulica) attraverso una cannella collegata ad un serbatoio di cemento posto al piano superiore. Appoggiate al muro stavano in bella mostra due scaffalature di legno con la merce in vendita. Prevalentemente si distribuivano fiaschi e bicchieri di vino, per calmare la sete dei viandanti, incoraggiata da sardine sotto sale; si offrivano anche generi alimentari essenziali. Con qualche frutto di stagione a “metri 0”, mentre sotto le feste di Natale l’offerta era arricchita da fichi, merangole e torcoli.

L’importante era che la distribuzione ai passeggeri non lasciasse a bocca asciutta gli abitanti del posto. Quello fu solo l’inizio: nel 1918, dopo la morte di Domenico avvenuta per tetano nel 1917, il figlio Carlino, tornato nel 2015 dal Brasile perché richiamato alle armi, subentrò nella gestione dell’osteria, portando innovazioni come lo slogan pubblicitario “da Trivilino bevi buon vino”, che corrispondeva a verità, perché in effetti il vino proveniva dalle migliori vigne del territorio. Nel 1957 l’attività fu rilevata da Celestino Sonaglia, che negli anni ‘70 sarebbe diventato Sindaco di Umbertide, e dalla moglie Pinzaglia Lina, sino al 1962, anno in cui la gestione cambiò di nuovo e passò alla famiglia Arcaleni. Al bancone, nel tempo si sono succeduti Roberto, Eurosia, Italia, Antonio, Fausto e Giovanna ed ora dopo tre generazioni, la famiglia disseta ancora i viandanti e molti affezionati clienti con i nipoti e figli Elisa e Lorenzo.

Redazione
© Riproduzione riservata
15/10/2018 08:57:19


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