I rifiuti sospetti venduti all'estero: la Guardia costiera blocca un carico pronto alla partenza
Oltre 150 tonnellate sequestrate nel porto di Taranto
Sotto quel cumulo c’era di tutto: rifiuti ferrosi di tutte le dimensioni, recuperati chissà dove e destinati a essere rivenduti all’estero. Sostanze altamente pericolose, secondo la Guardia costiera, che qualcuno stava provando a far sparire all’estero. Nel giro di qualche giorno una nave in arrivo al porto di Taranto avrebbe caricato tutto e trasferito il grande carico tra Turchia, Grecia ed Egitto. Queste sono le rotte abituali, ma su questo traffico gli uomini della Capitaneria stanno ancora indagando, sotto il coordinamento della procura della Repubblica. Perché il sospetto, confermato anche da altre inchieste, è che sul business dei rifiuti si nascondano gli appetiti della criminalità organizzata. Nel grande cumulo stoccato tra le banchine del porto di Taranto, all’interno di uno spazio dato in concessione a una società con sede a Roma, i militari hanno individuato oltre 150 tonnellate di materiali sospetti. L’area sequestrata è estesa circa duemila metri quadri e dalle prime analisi svolte dagli esperti dell’Arpa sotto quelle montagne di ferro ci sono anche sostanze non conformi alle norme ambientali e anche particolarmente pericolose. Per questo è scattato il sequestro. «Tutto ciò che era depositato vicino alla banchina era destinato ad alcune acciaierie estere, ma dalle prime verifiche è emerso che non si trattava di materiali che potevano essere spostati in quelle condizioni - spiega il comandante del Servizio sicurezza della navigazione del porto di Taranto, Gianluca Traversa - Veniva spacciato come materiale ferroso pulito e bonificato, ma in realtà si trattava di una vera e propria montagna di rifiuti».
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