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Aldo Mariani: capacita’ e generosita’ di un imprenditore dell’Alta Valle del Tevere

Una grande figura, stimata e apprezzata da molti

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Ha salutato tutti il 4 agosto dello scorso anno, in una fra le giornate più calde dell’estate 2017, il dottor Aldo Mariani, andando vicino al traguardo dei 100 anni di vita. La piccola comunità di Le Ville e di Monterchi e quella più allargata dell’Alta Valle del Tevere hanno perso una grande figura, stimata e apprezzata da molti; un uomo amante della sostanza e per il quale le cariche ricoperte (che pure sono state tante) costituivano un’assunzione di impegno e di responsabilità, da onorare senza celebrazioni. La figura del dottor Mariani è legata al comparto dell’agricoltura e alle innovazioni da lui apportate, ma non solo: presidente di società e cooperative, preside scolastico, corridore motociclistico in gioventù e, prima ancora, ufficiale dell’Esercito nel curriculum della sua esistenza intensa e ricca di soddisfazioni e gratifiche, che alla bella età di 90 anni aveva deciso di raccontare in un libro ricco di ricordi e fotografie; anzi, i volumi sono due, perché il secondo è dedicato in esclusiva alla sua carriera di motociclista. Con Giovanni, il figlio maggiore, abbiamo ricostruito alcuni momenti della vita sua e della sua famiglia, tra cui anche il periodo in cui fu affidata loro la “custodia” della Madonna del Parto, il celebre affresco di Piero della Francesca ora visibile nel museo allestito alla ex scuola elementare di Monterchi.

CAPITANO DI ARTIGLIERIA, POI DOTTORE IN SCIENZE AGRARIE E LA SCELTA DEL MAIS COME COLTIVAZIONE PRINCIPALE DELL’AZIENDA AGRICOLA

Era nato il 14 gennaio 1921 a Monterchi e questo può indurre a pensare che Aldo Mariani fosse originario del posto. In realtà, i suoi antenati erano scesi dal nord, esattamente da Gazzada, piccolo Comune del Varesotto. “lI nonno  di mio padre, Santi e suo fratello, lo zio Giovanni, da cui prendo il nome – racconta il figlio del dottor Mariani – non lavoravano in agricoltura. Giovanni era la mente imprenditoriale della famiglia e grazie a lui la sua azienda si aggiudicò l’appalto per la costruzione della tratta ferroviaria Arezzo-Fossato di Vico proprio all’altezza di Le Ville Monterchi. Erano gli anni ’80 del XIX secolo (la linea su rotaia è stata inaugurata nel 1886), quando il mio bisnonno e lo zio si trasferirono dalla Lombardia in Toscana per iniziare a lavorare alla realizzazione della ferrovia e alla costruzione della casa nella quale tuttora abitiamo, che inizialmente era nata come rimessa degli attrezzi dell’impresa. I due fratelli, Santi e Giovanni Mariani, sposarono due sorelle, Maria e Vittoria Mucciarelli e, decidendo di stabilirsi definitivamente a Le Ville di Monterchi,  iniziarono ad acquistare i terreni che abbiamo tuttora e che fanno parte dell’azienda agraria di famiglia. Fu un cambio di vita. Mio nonno Francesco, figlio di Santi, aveva sposato Dina Franceschi di Molin Nuovo e dal loro matrimonio, oltre a mio padre, erano nate le sorelle Vittoria e Alma. La prematura scomparsa del nonno Francesco, morto a soli 40 anni, modificò tutti gli equilibri: la nonna Dina si ritrovò infatti a dover portare avanti l’azienda assieme al fratello Luigi. All’età di 11 anni – eravamo nel 1932 – mio padre era già orfano di babbo e fin da quella età dovette iniziare sia a impegnarsi nell’azienda, sia a studiare”. A poco più di 18 anni, Aldo Mariani decide di partire volontario per la guerra: sostiene il corso per allievi ufficiali e diviene dapprima tenente e poi capitano di Artiglieria, al comando di una batteria antisbarco in Calabria. Assieme a quello di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, riceverà fra i riconoscimenti anche la Croce di Guerra. Tornato dalla guerra, prosegue gli studi e nel 1948 si laurea in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Perugia. A questo punto, si occupa a tempo pieno della gestione della propria azienda agraria, con iscrizione nel 1950 all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Arezzo. “Inizialmente – prosegue Giovanni Mariani - nell’azienda agraria vigeva il contratto di mezzadria, con mio padre che dirigeva il tutto. Con il passare del tempo, l’attività dell’azienda è andata riposizionandosi, nel senso che le colture generalizzate hanno lasciato il posto alla specializzazione; a questo proposito, lui è stato tra i primi ad aver introdotto in zona la coltivazione e - insieme ad altri imprenditori agricoli del posto - l’essiccazione industriale del mais. Alla base di tutto questo, c’è il suo ruolo di membro del Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, che lo aveva inviato negli Stati Uniti per effettuare delle indagini proprio sulla coltivazione del mais”.

ATTIVITA’ E INCARICHI PROFESSIONALI

Periodi di lavoro ma anche di soddisfazioni: il dottor Aldo Mariani sale alla presidenza dell’Unione Agricoltori di Arezzo nel periodo 1960-1964 e tornerà al timone di questa associazione di categoria nel 1980, rimanendovi stavolta per 8 anni, quindi per due mandati; dal 1974 al 1979, è preside dell’istituto “Ugo Patrizi” di Città di Castello e lascia il segno anche in questa scuola, elevandone il livello complessivo con l’introduzione di mensa e convitto, oltre che di gite scolastiche e di altre esperienze fino a quel momento sconosciute. Al dottor Mariani si deve poi anche l’apertura della sede staccata di Pietralunga dello stesso istituto. Rapporti diretti con Città di Castello, quindi, ma anche con Sansepolcro, sede della storica manifattura tabacchi che da oltre due lustri è stata chiusa. Negli anni ’60, infatti, assume la presidenza della commissione di perizia sul tabacco allo stato sciolto presso le Agenzie di Stato. È bene ricordare la sua specializzazione proprio in tabacchicoltura, conseguita nel 1952 sempre nella facoltà di Agraria dell’Università di Perugia. Tante le cariche da lui ricoperte in più versanti: su quello dell’industria, è stato presidente del Calzaturificio Montercole spa di Monterchi dal 1970 al 1974, consigliere dello Zuccherificio Castiglionese spa di Castiglion Fiorentino dal 1963 al 1987 e socio accomandatario della Cerfone Mais sas dal 1980; per ciò che riguarda la cooperazione, è stato titolare di tre presidenze: quella della Società Agricola Lavorazione Prodotti Agricoli (dal 1967 al 1988); quella della Co.Agri., Cooperativa Agricola Aretina (dal 1980) e quella del collegio sindacale Co.A.A.T., mentre a livello di rappresentanza è stato presidente del consorzio idraulico del torrente Cerfone (dal1950), vicepresidente del Centro Affari spa di Arezzo dal 1985 al 1989, consigliere del Centro Affari srl dal 1982 al 1989 e, nello stesso identico periodo, consigliere anche della Camera di Commercio di Arezzo. Il dottor Mariani è stato poi consigliere di amministrazione dell’allora Banca Popolare dell’Etruria (era il 1978), quando l’istituto di credito aretino procedeva a gonfie vele. “Erano i tempi d’oro della banca – sottolinea il figlio Giovanni – e lui entrò nel consiglio, mettendo a disposizione il proprio bagaglio di competenze ed esperienze.”

LA MADONNA DEL PARTO AFFIDATA ALLA FAMIGLIA MARIANI

Si è più volte parlato della famiglia Mariani, che cento anni fa avrebbe custodito la Madonna del Parto in locali di sua proprietà. Tutto vero? “Certamente – ribatte Giovanni – perché il violento terremoto del 26 aprile 1917, che a Monterchi provocò 23 morti e una distruzione quasi totale delle abitazioni, suggerì alle autorità di mettere l’opera al riparo e i miei nonni la tennero a casa nostra per evitare che venisse trasferita a Firenze. I monterchiesi, infatti, si opposero alla decisione di vedere la loro Madonna fuori dal paese e il podestà di allora accolse la loro protesta, a patto che vi fosse un luogo sicuro e fidato nel quale poter tenere l’affresco staccato. Questo luogo, per circa due anni, è stato casa nostra a Le Ville”. In seguito, l’opera che ritrae la Madonna in dolce attesa ha temporaneamente alloggiato anche fuori da Monterchi, cioè a Sansepolcro, in quello che è l’attuale museo civico e vi è rimasta dal 12 giugno 1919 al 14 settembre 1922, per poi tornare nella cappella di Santa Maria di Momentana fino al 1992, anno del trasferimento nei locali della ex scuola elementare di via della Reglia, dove si trova tuttora. “Mio padre - specifica Giovanni – si è battuto con molta determinazione quando la Curia voleva portare via da Monterchi il capolavoro di Piero della Francesca e  sosteneva fermamente – come del resto i nostri compaesani – che il dipinto dovesse rimanere all’interno della comunità locale”.

LA CARRIERA DI CORRIDORE MOTOCICLISTICO

Nella vita di Aldo Mariani, quando ovviamente era ancora giovane, c’è stato spazio anche per un grande hobby: il motociclismo, praticato a livello agonistico. “Non c’erano in quel periodo i campionati di oggi – dice sempre Giovanni – e lui ha preso parte negli anni ’50 alla Milano-Taranto, al Motogiro d’Italia e poi ad alcune gimkane”. Ma come nasce la passione di Aldo Mariani per le due ruote a motore? La risposta è in uno scritto che reca i “mitici” caratteri delle vecchie macchine da scrivere: “Avevo poco più di 9-10 anni quando il babbo mi insegnò a guidare la motocicletta, una B.S.A. a 2 tempi e di 175 centimetri cubi di cilindrata; moto di scarsa potenza, per cui il babbo molte volte mi ci faceva salire, essendo molto più leggero di lui, per superare la salita del viale che, dalla strada nazionale, portava al piazzale di casa nostra. Un po’ la stessa cosa con l’automobile, una Fiat 503, dove talvolta seduto sulle ginocchia del babbo guidavo la macchina. Si capisce perciò la mia passione per i motori che mi ha spinto a gareggiare nel campo del motociclismo”. Mariani esordisce nel ’48 vincendo la gimkana a San Giustino su moto B.S.A. 500, poi si ripete a Castiglion Fiorentino (1° nella 125 su Morini e 3° nella 500 con la B.S.A.), mentre nel ’49 si aggiudica ex-aequo, su Guzzi 250, la gara di regolarità organizzata dalla Motociclistica Aretina e disputata sulle strade di Arezzo, Valdichiana e Valtiberina; nello stesso anno, coglie un altro ex-aequo alla Coppa delle Tre Province di Firenze, sempre su Guzzi 250, con la quale collezionerà altre affermazioni a pari merito nel ’50 alla gara di regolarità delle Valli Fiorentine e nel ’52 alla Coppa Tosco Umbra; nel ’51, invece, è secondo ex-aequo alla Coppa Vischia. Nel ’52, trionfa nella classe 1100 alla gimkana motoristica organizzata dall’Aci di Arezzo e nel ’53, ma in questo caso al volante di una Fiat 500 Giannini - quindi con un’auto - si classifica terzo assieme a Giorgio Mignini nel trofeo automobilistico “Supercortemaggiore”, gara di regolarità attorno al lago di Garda con finale in salita. Ed eccoci alla Milano-Taranto: nella settima edizione, disputata nel 1953 sulla distanza di 1300 chilometri, si piazza al 12esimo posto assoluto da corridore ufficiale della C.M. 250 (le iniziali sono quelle del titolare della casa bolognese, ossia Cavedagna Mario) e l’anno successivo partecipa al Motogiro d’Italia, che prende il via da Bologna; si ritira dopo l’arrivo della sesta tappa, la Pescara-Riccione, a causa della rottura del canotto dello sterzo. A quel punto, decide di continuare il Giro con la sua auto Fiat 1100 munita del cartello con scritto “servizio stampa” per le rimanenti cinque tappe, fino al rientro a Bologna. Aldo Mariani è salito dalla terza alla seconda categoria professionisti e dalla C.M. sta per passare alla Mondial, che gli prepara una moto nell’officina speciale corsa, sempre a Bologna. Ermanno Camilletti di Foiano della Chiana, altro corridore di seconda categoria e concessionario Mondial, dice a Mariani che lo avrebbero iscritto come componente ufficiale della squadra legata alla casa motociclistica nella nona edizione della Milano-Taranto, quella del 1955. Ma nel frattempo c’era stata una novità importante, quella più bella, nella vita del giovane Aldo: “Mi ero appena sposato con Daria, in aprile – sta scritto – e ogni volta che tornavo dagli allenamenti la trovavo tesa e preoccupata, pertanto ringraziai Camilletti e non accettai la sua proposta. Chiusi così per sempre la mia vita sportiva nel mondo delle corse”. A renderlo ancora più convinto della decisione presa, furono anche i consigli della nonna Dina e i tragici eventi di quella Milano-Taranto: Ermanno Camilletti perse la vita in un incidente, così come un altro suo grande amico, Ennio Baglioni di Città di Castello, al quale è stato poi intitolato il motoclub tifernate; Baglioni morì per una caduta nei pressi di Terracina, durante lo svolgimento della tappa Perugia-Napoli. “Erano gare su strade che – scrive Mariani – non sempre venivano chiuse totalmente al traffico. Gli incidenti mortali, purtroppo, erano piuttosto frequenti”. Fine della parentesi di pilota, quindi e inizio di quella di marito e di padre, perché è negli anni ’50 che Aldo Mariani costruisce la sua famiglia assieme a Daria Maioli, con la quale si unisce in matrimonio il 25 aprile 1955; Giovanni, Francesca e Cristina sono nell’ordine i tre figli, che daranno poi ad Aldo e Daria la soddisfazione di diventare nonni.        

GENEROSITA’ E ONESTA’ I SUOI PRINCIPI CARDINE

Che carattere aveva suo padre? Giovanni sorride: “Con il tempo e con la maturità si era addolcito, perché da giovane era un tipo molto deciso, fermo nelle proprie convinzioni e d’altronde, se non lo fosse stato, non avrebbe nemmeno raggiunto determinati obiettivi. Allo stesso tempo con noi figli è sempre stato affettuoso e premuroso, facendo sì che ci sentissimo sicuri del suo sostegno e liberi nelle nostre scelte. Era molto generoso e credo che questa dote l’avesse ereditata da mia nonna, cioè da sua madre, che nel periodo dell’ultima guerra aveva dato un aiuto concreto ai propri compaesani. Oltre a questo, mio padre ha sempre tenuto un atteggiamento votato alla sobrietà; ha ricoperto numerose cariche, spesso importanti, ma dando ad esse il giusto peso: è rimasto sé stesso fino all’ultimo. Anche sul piano degli affari, pur di evitare conflitti o di rompere un rapporto di amicizia, ha spesso preferito mettere in secondo piano l’interesse personale, rispondendo con un atteggiamento signorile e corretto. L’etica e l’onore sono sempre stati i suoi principi guida”. Chiaro il retaggio, legato a un’epoca nella quale gli accordi si stipulavano sulla parola e quella dell’onestà era la moneta più preziosa. C’è allora da immaginare che anche nei ruoli occupati adottasse la stessa logica. “Senza ombra di dubbio: gli incarichi costituivano per lui un motivo non di vanto, bensì di responsabilità della quale farsi carico. Tanti ne ha avuti e ognuno di essi – come si dice in gergo – lo ha preso di petto; laddove è entrato, ha sempre contribuito allo sviluppo di questa o quella realtà: ho già portato l’esempio dell’istituto agrario “Ugo Patrizi”, ma potrei aggiungere quello dell’Unione Agricoltori di Arezzo. Nella sua azienda agricola, poi, è stato un innovatore, perché noi siamo stati fra i primi ad avere quattro invasi artificiali per l’irrigazione. Allo stesso tempo, se a lui un qualcosa non andava a genio oppure non lo convinceva, era altrettanto pronto a dire la sua e a opporsi”. Un saggio consiglio, oppure una raccomandazione, che suo padre faceva a lei e alle sorelle? “Niente di specifico: non ricordo frasi particolari o parole che ci ripetesse più spesso. Semmai, questo sì – precisa il figlio Giovanni – noi figli ci siamo ispirati al suo comportamento; personalmente, ma credo di interpretare bene anche il pensiero delle mie sorelle, mi sento molto vicino al suo modo di fare, sempre improntato all’onestà ed alla correttezza”.

I COMPAESANI DI LE VILLE: “PER ANNI PUNTO DI RIFERIMENTO”

“E’ stato un grande”. Così lo ricordano i suoi compaesani villarini, perché questo è l’aggettivo con il quale sono chiamati gli abitanti di Le Ville di Monterchi. “Laddove c’era qualche cosa da fare qui a Le Ville – dicono – il “sor” Aldo era sempre pronto per dare una mano. E’ stato anche presidente della Sportiva quando a Monterchi non c’era ancora la squadra di calcio e dette il suo sostegno alla Misericordia nel dopoguerra, ma soprattutto ha aiutato tantissima gente nei momenti del bisogno. La generosità da lui dimostrata era una tradizione di famiglia e, nel corso della sua attività imprenditoriale e professionale, ha saputo mettere a frutto e coniugare al meglio anche le doti umane. Sempre disponibile verso tutti, se magari gli fossi andato contro, inizialmente ti saresti ritrovato davanti una persona determinata a portare avanti le proprie scelte, ma che comunque avrebbe ben presto trovato un punto di accordo, com’era nel suo stile. Il dato saliente è comunque che per molti anni, il dottor Mariani è stato un insostituibile punto di riferimento per il paese”.             

Redazione
© Riproduzione riservata
26/11/2018 15:25:26


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