Il sindaco donna di Città del Messico sfida machismo e narcotraffico
Claudia Sheinbaum difende i diritti civili delle minoranze indios e degli omosessuali
Un evento straordinario è avvenuto a Città del Messico: si è insediata, dopo aver vinto a luglio, il primo sindaco donna nella più grande città del Sud America, Claudia Sheinbaum. Segno che la rivoluzione per i diritti delle donne dagli Stati Uniti passa il Rio Grande e contagia il Sud. Dopo il metoo, dopo l’onda rosa multietnica delle elezioni americane, le donne del Sud America avanzano e potranno mostrare concretamente nell’azione e nella pratica la loro forza.
Il valore di questo evento è grande perché ciò avviene nel Paese dei narcos, in un Paese tradizionalmente «machista», con alti livelli di criminalità e di violenza contro le donne, caratterizzato da «una mentalità patriarcale e misogina» come afferma un rapporto di «Un women». «La violenza è perpetrata per conservare e riprodurre la sottomissione e subordinazione delle donne basata sui rapporti di potere» continua il rapporto. Di violenza ce n’è e tanta. 4,6 femminicidi ogni 100 mila donne, 2570 nel 2017 per di più raddoppiati in 4 anni, più di 52 mila dal 1985 come denuncia l’Onu. Una vera e propria strage impunita di donne che erode la fiducia tra i cittadini e le istituzioni e mina profondamente la resilienza, la possibilità di reagire e rigenerarsi.
Città del Messico è considerata da una indagine Reuters come la quarta città del mondo come livello di insicurezza delle donne. Ma c’è un altro elemento che va sottolineato. Claudia Sheinbaum, è una donna di eccezione. È una scienziata, laureata in Fisica nell’Università di Città del Messico, dove ha preso il dottorato in Ingegneria Energetica, è membro dell’Accademia delle Scienze messicana.
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