Omicidio del bimbo di venti mesi a Novara, fermati la madre e il compagno
La donna incinta è stata trasferita in una struttura protetta. L’uomo in carcere
«Un corpo martoriato con lesioni multiple. È un omicidio avvenuto in un quadro di maltrattamenti pregressi», così il procuratore capo di Novara Marilinda Mineccia questa mattina - sabato 25 maggio - nel corso di un incontro con la stampa ha definito gli esiti dell’autopsia sul corpicino di Leonardo Russo, il bambino di venti mesi, morto giovedì pomeriggio all’ospedale Maggiore di Novara. Ieri notte è stato disposto il fermo in carcere a Novara per il compagno della madre Nicolas Musi e in una struttura protetta per la donna, Gaia Russo, perché incinta. L’accusa nei loro confronti è di omicidio volontario pluriaggravato. Secondo l’autopsia, a provocare la morte del bambino, che avrebbe compiuto due anni a settembre, è stato un violento colpo all’addome. La conseguente emorragia al fegato ha portato al decesso in meno di mezzora. Una compressione violenta «assolutamente incompatibile» con una caduta, come raccontato inizialmente ai soccorritori dalla mamma e dal compagno di lei. Più probabilmente una compressione o un calpestamento. Ma il bimbo arrivato giovedì mattina ormai privo di vita in Rianimazione presentava lesioni su tutto il corpo, dall’addome al capo, al bacino. «Siamo profondamente sconvolti da quanto abbiamo visto» ha aggiunto la procuratrice, parlando di risultati «assolutamente netti» riguardo alle anticipazioni dell’autopsia in merito all’ipotesi di omicidio.
Le indagini sulla coppia
Le indagini proseguono anche per delineare il quadro familiare in cui è avvenuta la tragedia e se i maltrattamenti nei confronti del bimbo fossero reiterati nel tempo. Le analisi hanno anche accertato che Nicolas Musi, il compagno della mamma, aveva assunto cocaina: «E’ da verificare se fosse sotto l’effetto di droga quando il bimbo è stato ucciso» puntualizza il pm Ciro Caramore, titolare dell’inchiesta. Musi, 23 anni, biellese, ha un precedente per furto ed era noto alle forze dell’ordine per episodi di lesioni, maltrattamenti, violenza sessuale. Da Biella era stata chiesta anche una sorveglianza speciale nei suoi confronti. Nel primo interrogatorio si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, dopo aver sostenuto che il piccolo si era ferito cadendo dal lettino. Ma già ieri dalle prime risultanze dell’autopsia era emerso che le lesioni erano incompatibili con lo scenario dell’incidente domestico come invece aveva raccontato in un primo momento la madre ai soccorritori del 118.
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