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Altavilla, phon rovente in bocca e attizzatoio incandescente: così hanno ammazzato Emmanuel

Particolari agghiaccianti che emergono dalle testimonianze dirette dei protagonisti della strage

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Il racconto che emerge è a tratti agghiacciante ma serve a ricostruire una vicenda terribile che si è venuta a creare nelle settimane precedenti alla strage di Altavilla. La ragazza di 17 anni, l'unica superstite della tragedia, è indagata per concorso in omicidio, si è presentata presso la Procura di Termini Imerese, nel palermitano, e ha raccontato spontaneamente i fatti rivelando il suo pieno coinvolgimento nei gravissimi fatti che hanno visto coinvolta la sua famiglia.

La minore è stata poi subito interrogata, ed alla presenza del difensore ha riferito quanto accaduto nei giorni precedenti al 11 febbraio all'interno della villetta degli orrori in contrada Granatelli ad Altavilla Milicia. Avrebbe partecipato attivamente alle torture inflitte alla madre e ai fratelli, alle loro atroci sofferenze e all'agonia fino alla morte. Il piccolo Emmanuel di 5 anni sarebbe morto dopo essere stato legato al letto con alcune corde, un phon rovente puntato in bocca e alcuni strumenti utilizzati per il camino incandescenti. Gli sarebbe stato iniettato pure del caffè amaro in bocca per indurlo al vomito.

Il ruolo della coppia

Ma nel racconto della ragazza emergono altri dettagli che servono definire il ruolo della coppia di amici che avrebbe sostenuto sin da subito la presenza di demoni in casa. Avevano schiaffeggiato più di una volta Antonella Salamone chiedendole se fosse il diavolo e poi avevano iniziato le torture in quella casa. Massimo Carandente e Sabrina Fina avrebbero convinto l'indagata di essere vittima di una maledizione da parte della madre e della nonna. La coppia avrebbe poi, insistito per far partecipare la ragazza alle torture dei familiari in modo da scacciare il demone e torturare il fratello Kevin saltandogli sulla pancia.

Il ruolo della coppia è cruciale e lo si evince dal racconto della minore che è stata interrogata, alla presenza del difensore, e ha più volte riferito con circostanza di particolari quanto accaduto nei giorni precedenti, fornendo un resoconto agghiacciante, anche riguardo alle torture. Ha riferito anche quanto accaduto dopo il decesso della madre e quindi le circostanze relative alle modalità con cui hanno dato fuoco al cadavere e successivamente hanno seppellito i resti. La minore ha poi, riferito che presso la sua abitazione vi erano, già da anni, dei "demoni" ritenuti responsabili di alcuni accadimenti a componenti della sua famiglia e della necessità di scacciarli. Adesso la minore è indagata di omicidio pluriaggravato in concorso della madre e dei fratelli, nonché per occultamento del cadavere della propria madre.

"Mia moglie è posseduta dal demonio"

È l'1.30 di domenica 11 febbraio quando al centralino del 112 arriva la telefonata di Giovanni Barreca: "Buonasera mi devo consegnare. Anche se vi dico perchè non ci credete. Quando uno vuole fare la volontà di dio gli spiriti si ribellano. Mia moglie era posseduta. In pratica è morta mia moglie. I demoni mi stanno mangiando pure a me. C'ho mio figlio, ho due morti e una l'ho lasciata lì". E aggiunge: "La volontà di Dio è fare le cose giuste. Gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina perché non vogliono che vado avanti a fare la volontà di Dio", cercando di spiegare cosa era accaduto nella villetta dell'orrore. "Mio figlio più piccolo è morto", prosegue. E il carabinieri dall'altro lato del telefono:"Dove è in questo momento lei?"."A Casteldaccia", risponde Barreca. Con questa conversazione si apre la settimana più drammatica e tragica per il comune palermitano.

Notizia tratta da ilgiornale.it
© Riproduzione riservata
19/02/2024 11:53:19


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