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Strage di Erba, decisione su Rosa e Olindo slitta al 16 aprile

Il pg: "Piste alternative inverosimili"

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È stato il giorno dell’udienza preliminare per la revisione del processo per la strage di Erba. E si è conclusa con un rinvio: il 16 aprile la corte si pronuncerà sull'ammissione delle presunte nuove prove. Intanto un capannello di curiosi e giornalisti, oltre ai famigliari delle vittime tra cui Azouz Marzouk e la famiglia Castagna, si è recata oggi, 1 marzo, alla corte di appello di Brescia, pensando di essere sul punto conoscere il destino dei due condannati all’ergastolo, Rosa Bazzi e Olindo Romano.

L’11 dicembre 2006 in un condominio di via Diaz a Erba sono state uccise Raffaella Castagna, il figlio di neppure 2 anni Youssef Marzouk, la madre Paola Galli, la vicina Valeria Cherubini. Un solo sopravvissuto alla strage: Mario Frigerio, poi diventato accusatore della coppia in tribunale.

Le parole dell’avvocato generale

L’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro, che insieme al pg Guido Rispoli rappresenta la pubblica accusa, è stato lapidario nell’affermare “una manifesta inammissibilità delle richieste di prova” della difesa della coppia di condannati, aggiungendo che molto peso abbiano avuto nell’opinione pubblica le suggestioni mediatiche sul caso. Successivamente ha spiegato che per quello che riguarda Bazzi e Romano, “c’è un poderoso movente”, oltre che “lesioni inferte alle vittime da una mano sinistra meno forte - Bazzi è mancina, ndr - e una destra più forte, i contenuti scritti da Olindo sulla Bibbia, i colloqui psichiatrici”, e ancora tre prove rilevanti, ovvero “la ferita, la manomissione dei contatori, le ecchimosi di Olindo”.

La revisione del processo viene chiesta solitamente in presenza di nuove prove, e per questa ragione Chiaro ha chiesto l’inammissibilità della riapertura del caso, perché ciò che è stato prodotto dalla difesa “non sono fatti nuovi e questi elementi di prova non hanno capacità demolitori”. Ha insistito anche sul fatto che il pg Cuno Tarfusser non avrebbe avuto la delega specifica per presentare la richiesta di revisione del processo. Chiaro ha anche negato che ai coniugi sia stata offerta una “cella matrimoniale” o che siano state fatte pressioni per la confessione. “Se veramente si vuole fare chiarezza - ha aggiunto Chiaro - allora bisogna dire che è falso che Mario Frigerio non abbia parlato già il 15 dicembre. Voi lo sapete, dico ai difensori. Ve l’hanno fatto sentire in udienza. Il povero Frigerio l’ha detto subito: 'È stato Olindo'”.

Le parole del procuratore generale

Il procuratore generale dello Stato Guido Rispoli ha preso in esame i luoghi della dinamica: “Non c’era nessun aggressore in casa e Valeria Cherubini era salita nella sua casa per cercare rifugio. […] Gli assassini sono madidi di sangue e sono armati, la corte di via Diaz è già piena di persone e quindi la difesa ipotizza la fuga dall’alto […] ma qui non c'è nulla: non una macchia di sangue”.

Analogamente Rispoli ha negato la possibilità di una pista straniera legata al mercato della droga, poiché le armi del delitto erano una spranghetta e un coltello, solitamente non utilizzati dalla criminalità organizzata. Inoltre, secondo Rispoli, non è un modus operandi di criminali navigati uccidere donne e bambini, oltre che accanirsi su due completi estranei come Cherubini e Frigerio. A supporto delle sue parole, ha riportato un’intercettazione di Marzouk: “Dopo la strage dice che era ‘il momento migliore della sua vita’ e secondo quale logica si può pensare che la criminalità abbia agito e lui non sia terrorizzato?”.

Un altro punto su cui Rispoli ha voluto chiarire è la repertazione di una macchia di sangue sul battitacco dell’auto di Romano, macchia attribuita a Cherubini e per la quale, secondo Tarfusser, non ci sarebbero certezze per mancata corrispondenza fotografica. “Se i magistrati lo ritengono analizzano la macchina fotografica usata dal carabiniere Fadda, ma credo che noi magistrati abbiamo conoscenza di come la si usi” ha chiosato Rispoli.

La voce dei famigliari

D’accordo con Chiaro e Rispoli, i parenti di Raffaella, Pietro e Beppe Castagna, convinti della giustezza della condanna in tre gradi di giudizio ricevuta da Romano e Bazzi. Il legale dei due uomini ha raccontato inoltre di continue insinuazioni a danno dei suoi assistiti: “Pietro Castagna ha avuto accuse infamanti, anche dai leoni di tastiera, lo hanno accusato di aver ucciso sua madre, sua sorella e suo nipote per l’eredità. Chi ha accusato Pietro Castagna si vergogni e chieda scusa pubblicamente. La pista della droga è una follia e Pietro è stato calunniato, diffamato, hanno preso il suo dolore e l'hanno usato per fini televisivi. Oggi si metta fine oggi a questa vergogna”.

Contrario alla pista della droga anche Marzouk, che tuttavia invece non ritiene i coniugi colpevoli. “Mai si è parlato del fatto che potesse esistere una pista o ipotesi di mandanti ed esecutori che direttamente o indirettamente volessero colpire Azouz” ha detto il legale dell’uomo Luca D’Auria, e ha aggiungo che chiederà sia sentito Abdi Kais, il testimone che potrebbe chiarire la presunta pista sullo spaccio di droga.

Notizia tratta da ilgiornale.it
© Riproduzione riservata
01/03/2024 17:44:17


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