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La discussione alla Camera sul decreto dignità slitta ancora

Il testo arriverà in Aula il 30 luglio, dovrebbe essere approvato il 2 agosto

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Ancora un rinvio per il decreto dignità. L’esame nelle Commissioni Lavoro e Finanze della Camera avanza a rilento, tanto da far slittare ancora l’approdo in Aula del provvedimento da giovedì 26 a lunedì 30 luglio, con il via libera definitivo atteso il 2 agosto e l’esame del Senato programmato la settimana successiva dal 6 al 10 agosto. Tempi troppo stretti non farebbero infatti che aprire le porte alla richiesta di fiducia, eventualità che il Movimento 5 Stelle vorrebbe a tutti i costi evitare. I capitoli votati finora sono stati quelli su cui poche erano le proposte di modifica, così come le implicazioni politiche. Sul tavolo delle Commissioni si sono susseguiti gli emendamenti sulle delocalizzazioni, sulle società sportive dilettantistiche e sui giochi, senza apportare alcuna sostanziale modifica al provvedimento. Il possibile ulteriore aumento del Preu, necessario per finanziare l’eventuale estensione agli under 35 degli incentivi all’assunzione altrimenti riservati dal 2019 solo agli under 30, è stato accantonato, in attesa di capire quale sarà il destino della proposta per cui le risorse sono necessarie. I nodi legati soprattutto al lavoro, dai voucher alle indennità, restano infatti ancora tutti da sciogliere. E non a caso è ancora su questi temi che si concentra la polemica, non solo con le parole di Maurizio Martina che bolla il decreto come «dl disoccupazione», ma anche con un nuovo scambio di accuse a distanza tra Vincenzo Boccia e Luigi Di Maio. Il presidente di Confindustria è tornato all’attacco, definendo il testo «antitetico al contratto di programma» incentrato su reddito di cittadinanza e flat tax. Qui «invece si aumenta il costo dei contratti a tempo determinato e il costo dei licenziamenti», sottolinea Boccia che lancia il guanto di sfida alla componente `verde´ del governo: «Sarebbe bello capire dagli esponenti della Lega cosa ne pensano in merito alla Flat tax, - osserva - perché i cittadini la somma algebrica delle tasse la sanno fare». Chiamata in ballo, la Lega non risponde, ma il padre del provvedimento e leader Cinquestelle sì. Forse il decreto Boccia «non lo ha letto bene - replica Di Maio - Per noi l’unica opinione che conta è quella dei cittadini e, da quello che mi dicono tutte le persone che incontro, del decreto dignità c’era bisogno come il pane». Sul piano normativo, arriva intanto l’apertura del viceministro dell’Economia, Laura Castelli, al rinnovo della possibilità per imprese e professionisti di compensare i debiti col fisco con i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Forza Italia ha presentato una proposta per rendere la compensazione strutturale, ma si sta ancora valutando se accettarla in toto o se mantenere la misura a scadenza. È stato invece definitivamente escluso, perché giudicato incontrovertibilmente inammissibile, il taglio della tassazione sulle sigarette elettroniche. Stessa sorte per l’emendamento che salvava le tv locali con una ridistribuzione dei fondi. Tutti i gruppi si sono però impegnati a presentare un ordine del giorno sulla materia in modo che l’intervento possa essere esaminato al più presto in un altro provvedimento. 

La Stampa
© Riproduzione riservata
24/07/2018 21:52:11


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