Una estate coi Santi e con l’Arte a Sestino
Un periodo in cui si ripercorrono vecchi tratturi e antiche usanze
Ci sono molte modalità per leggere i giorni dell’estate e i luoghi delle vacanze. E’ un periodo in cui si ripercorrono vecchi tratturi, antiche usanze, senza mancare di offrire aspetti dei giorni contemporanei. Un calendario ricco di feste religiose è un modo di leggere con una pluralità di alfabeti quanto anche Sestino ha offerto e sta offrendo. Le sagre consumate coi gusti delle tradizioni- dalla “Bistecca chianina”, alla bruschetta di Monterone, che fecero figura anche ad EXPO’ 2015. Quasi un anticipo alla estate in Appennino la festa della “Divina Pastora”, nella millenaria parrocchia di S.Michele Arcangelo a Casale che conserva arte longobarda; la processione con l’ “infiorata”, di 4 chilometri, al piccolo santuario della Madonna del Romituccio, sotto l’invocazione della “Regina dei Cieli”: uno scrigno di tradizioni religiose e non, per celebrare la quale al tempo della Linea Gotica, le popolazioni vi confluirono in silenzio da più parti nonostante il divieto delle autorità. Storie vere e “aneddoti” da mandare a memoria.
Il 16 agosto si festeggia la “consorella” Madre della Santa Speranza”, al santuario di Ponteranzo, ricco di storia, di pietà, di “miracoli”, attribuiti a pietre particolari sotto l’invocazione di “Sant’Orsolo”. E intanto, nel porticato una grande affresco sul Battesimo di Gesù, una delle tappe della “Via Romea dell’Arte contemporanea”, che da Monterone giunge a Viamaggio.
Il Ferragosto ha il centro religioso a Monterone, dove la bella parrocchiale costruita a fine Settecento è dedicata a S.Maria Assunta e sull’altar maggiore splende un bel quadro del pittore fiorentino Mascagni.
Altro Santo- S.Cristoforo – ci riporta alla cristianizzazione dei “culti delle vette”: al passo di S.Cristoforo, nei ricordi, messa, canti di tante donne canterine, processione e merenda sull’erba, nei luoghi dove transitavano anche le tribù protostoriche dall’Adriatico al Tirreno. E vi si faceva fiera a largo raggio: e vi si è fatto “mercato”, fino al 1948. Nella minuscola cappella collocata sullo spartiacque tra valle del Foglia e valle del Marecchia, un bel quadro dell’artista italo-argentino, Raul Gabriel, che rappresenta in maniera moderna il Santo che traghetta il Divin Bambino.
Il Castello di S.Donato – il cui titolare si celebra in concomitanza con il Santo della diocesi aretina, parla di storia e di arte, di lotte fratricide contro il Barbarossa- secondo la tradizione che ancora si racconta nelle case. La statua di S. Gabriele ricorda un “miracolo” dei nostri giorni ;e uno schieramento di affreschi dietro lì’altar maggiore e fin dentro gli spazi della sacrestia e del medievale campanile, ammalia per tre scuole di arte pellegrinanti fin quassù: da fine Quattrocento, indietro, alle correnti giottesco-riminesi-senesi, fino a di metà Duecento con i “cosmateschi” che proseguirono per Napoli.
Ma il “santuario” più elevato è il Sasso di Simone: ogni seconda domenica di agosto, da tempo immemorabile, si fa festa e si celebra messa ai piedi della grande croce eretta sul luogo della antichissima abbazia benedettina dedicata a S.Michele Arcangelo. Quest’ anno la croce era ancora a terra, troncata da una tempesta di acqua , vento e fulmini: “ Ma è stato bellissimo- ha commentato il celebrante, don Piero Mastroviti, per la prima volta coinvolto nella ricorrenza. Un mondo bello, un’aria mistica oltre il venticello. Il cielo si toccava con il dito”.
La gente andava e portava la “sporta”, con la tovaglia da stendere sull’erba per la merenda. Gli uomini urlavano al gioco “della morra”. Il cavallo del padrone- pochi allora – brucava tra qualche raglio. Nelle cappelle, continuavano preghiere silenziose. Anche oggi in qualche angolo si fa cucina e si affinano prosciutti e formaggi, ciambelle e ciacce fritte. E tutto l’universo dei piatti “taggati” in inglese. Qualcuno torna sotto i quadri per gustare ancora una giornata piena di emozioni. E’ l’estate dei Santi, dell’Arte e dell’Ambiente. E le emozioni continueranno dentro l’autunno in tutte le frazioni del Comune.
(Giancarlo Renzi)
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