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Intervista a Fernando Chiasserini ex bandiera del calcio biturgense e ora appassionato di bocce

"Una diffusione del coronavirus in queste proporzioni era impensabile"

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È tuttora la “bandiera bianconera” riconosciuta da tutti: tredici stagioni in D e in C2 con la maglia del Sansepolcro, oltre 500 presenze in campo e la fascia di capitano tenuta per lungo tempo. Poi la parentesi di allenatore alla Sampierana e anche alla Baldaccio, che venti anni fa ha condotto alla storica promozione in Eccellenza. Da quando ha lasciato anche la parentesi professionale, oltre che il calcio, Fernando Chiasserini si gode il periodo della pensione facendo il nonno e coltivando la passione per le bocce. Ha riscoperto così un’altra forma di agonismo ed è anche consigliere della Società Bocciofila Biturgia di Sansepolcro. Ma anche per lui, al momento è tutto fermo.

Chiasserini, quanto c’è stato di imprevedibilità e anche di trascuratezza nella gestione dell’emergenza Covid-19?

“E’ chiaro che una diffusione del coronavirus in queste proporzioni fosse all’inizio impensabile: a un certo punto è stato un vero e proprio disastro. All’inizio, non conoscendo la pericolosità della malattia, è stata considerata poco più che una influenza, per cui tutti l’abbiamo presa alla leggera, poi dalla Lombardia e anche dal Veneto il focolaio si è propagato anche in altre zone”.

Mossa opportuna e tempestiva, quella di fermare lo sport e tutte le attività motorie?

“Penso proprio di sì, perché adesso che abbiamo compreso la pericolosità del virus siamo diventati anche più bravi nel contrastarla. Più continueremo a usare mascherine e guanti, più rispetteremo i distanziamenti, più ci laveremo le mani e più sarà facile evitare la trasmissione dei contagi. Di conseguenza, era logico che lo sport si bloccasse, perché sono pochissime le discipline prive di contatto fisico, salvo forse il tennis – mi è venuta in mente questa – dove il distanziamento è un dato di fatto. Se quindi vogliamo sconfiggere il “mostro”, bisogna adottare tutte le precauzioni indicate per non far allargare l’epidemia, ma la consapevolezza si è radicata in ognuno di noi. Almeno spero”.

In che rapporto stanno le sue preoccupazioni sanitarie con quelle per l’andamento dell’economia?

“C’è ovviamente un contrasto fra le due componenti, perché la prevalenza dell’una rischia di penalizzare l’altra. È evidente che in questo momento l’ambito economico stia soffrendo in maniera spaventosa. Sono un pensionato, ma è pur sempre facile intuire “a naso” ciò che sta succedendo; se quindi non si riparte in qualche maniera, sarà un dramma e parlo per i miei figli e i miei nipoti, alla pari dei figli e dei nipoti di persone come me: loro sono i primi a dover essere salvaguardati e io cerco di fare tutto per loro”.

Quando si potrà riassaporare il gusto della normalità?

“La speranza mia e di tutti è che vi si possa arrivare già nelle prossime settimane, ma credo che la normalità verrà ripristinata solo quando disporremo del vaccino o anche di una medicina, che sarebbe preferibile. Attenzione però al vaccino: deve essere testato e sperimentato; meglio sarebbe una penicillina, ma noto ancora fra i virologi più autorevoli una certa titubanza. Non li vedo insomma convinti”.

Quale lezione trarre da questo periodo di ristrettezze?

“Intanto, posso dire di aver trascorso il “lockdown” facendo una serie di lavoretti in casa, sempre utili e poi di essere stato per un tempo maggiore assieme alla moglie e ai nipoti. La lezione più importante è quella che abbiamo appreso sul significato e sul valore della libertà. Il fatto di vivere in un Paese libero ti ha subito fatto capire come quando questa libertà viene ad essere ridimensionata tu ti ritrovi all’improvviso disorientato, come se fossi finito in mezzo alla strada. Oltre agli affetti della famiglia, c’è il telefono cellulare che ti aiuta a rispolverare e coltivare amicizie anche attraverso strumenti quali WhatsApp: faccio parte di più gruppi, quindi di tanto in tanto i messaggi ce li scambiamo, quando non parliamo direttamente fra noi. Una volta che riprenderemo le nostre abitudini, poi dovremo stare attenti a ciò che si tocca e ad avere accorgimenti che saranno fondamentali per riappropriarci in futuro della nostra libertà”.   

Redazione
© Riproduzione riservata
30/04/2020 07:34:36


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