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Quattro chiacchiere con Andrea Berghi, noto ristoratore di Sansepolcro

La qualità della nostra cucina da sempre è il migliore biglietto da visita
Quella che porta avanti con successo Andrea Berghi è una tradizione di famiglia e sempre nella parte terminale di via XX Settembre a Sansepolcro, angolo con via Giordano Bruno, a due passi dall’arco di Porta Fiorentina. Da qualche anno, il suo esercizio si è trasformato in un elegante locale, il Ristorante Enoteca Berghi, nel quale è possibile gustare specialità tipicamente locali ma anche originali e concedersi la pausa classica dell’aperitivo con invitanti stuzzichini e vini delle migliori qualità. Senza dubbio, uno fra i luoghi più frequentati e amati dagli stessi biturgensi, ma ricercato anche dai turisti. Dopo la chiusura forzata a causa del Covid-19, ecco la riapertura, accompagnata dalla grande voglia di ripristinare al più presto la normalità.
Berghi, il mondo della ristorazione rimane uno fra i più bersagliati dalle conseguenze del Covid-19. Nel suo caso specifico come è andata?
“Tre mesi di chiusura dell’esercizio la dicono tutta. Vi è stata pertanto una prima parte nella quale la perdita di incassi è stata totale, poi siamo ripartiti, ma è chiaro che il movimento non sia stato all’altezza di quello registrato negli anni precedenti. A parte i nostri affezionati del posto, mancano i turisti nazionali ed esteri. Ho dovuto ricorrere alla cassa integrazione per tre dipendenti, anche se due sono già rientrati”.
Le nuove disposizioni dettate dai protocolli rischiano di generare ulteriori penalizzazioni?
“E’ ovvio che il rispetto dei distanziamenti abbia diminuito il numero di persone che possiamo mettere a sedere negli spazi della pertinenza, ma questo handicap può essere compensato dall’intervento del Comune, che ci sta dando una mano con la possibilità di ampliare la superficie esterna a disposizione, cercando insieme di sgravarci a livello di tasse, vedi quella per l’occupazione del suolo pubblico. Una decisione che abbiamo apprezzato e che ci offre uno stimolo in più per lavorare in un momento di indubbia difficoltà”.
L’estate è praticamente arrivata; le attività economiche sono state invitate a proporre iniziative per rendere vitale la città. Voi avete in mente qualcosa?
“Posso dire che per ora ci concentreremo sulla qualità della nostra cucina, che da sempre è il migliore biglietto da visita. I clienti apprezzano il nostro menù, sempre curato in ogni aspetto e allora credo che si debba insistere su questo e sul piacere che può dare un pasto consumato nel cuore della città e del passeggio, cercando di ottenere il miglior risultato possibile”.
Da sempre, a Sansepolcro, si parla di turismo, anche se questo comparto stenta a decollare come dovrebbe. Lei ha qualche proposta per incentivarlo?
“Questa domanda ha una risposta meno semplice e scontata di quanto si possa immaginare. Pubblico e privato debbono lavorare fianco a fianco per la promozione della città sui canali che contano. Piero della Francesca, il museo civico e le opere d’arte sono il nostro traino, ma ora come ora la nostra risorsa più importante è la salubrità di un territorio bello anche a livello di ambiente, nel quale si può venire in totale sicurezza apprezzando anche altre eccellenza, come per esempio la gastronomia. Poi, la visita al museo va sempre bene”.
E per rivitalizzare il centro storico, riportandolo ai vecchi fasti?
“Investire sulle sue potenzialità. Sansepolcro possiede palazzi e scorsi di grande pregio dal punto di vista architettonico ed è una realtà nella quale arte e artigianato debbono convivere con il commercio e la ristorazione, sostenendosi a vicenda. Se ricreiamo le giuste condizioni per renderlo attrattivo, il nostro centro storico riprenderà vita e con esso anche il commercio”.
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