Davvero l'olio di CBD può contrastare il diabete?
Lo rivelano alcini studi scientifici
Diversi studi scientifici hanno rivelato come il CBD (cannabidiolo, un derivato della pianta di cannabis), possa contribuire a trattare il diabete di tipo 1 e le principali complicazioni che lo accompagnano, tra cui figurano i danni arrecati ai vasi sanguigni. Questo è soltanto uno dei motivi per cui consumare olio di CBD non è affatto una cattiva idea, essendo questa sostanza ricca di benefici e totalmente priva di effetti collaterali. Ma ora cerchiamo di approfondire la correlazione tra diabete e CBD.
Il diabete e l'olio di canapa con CBD
Uno degli istituti scientifici maggiormente impegnati nello studio relativo all'efficacia del CBD in campo medico è l'Haddas University Hospital di Gerusalemme, che ha condotto anni di ricerche sugli effetti del CBD sull'avanzamento del diabete di tipo 1 in cavie geneticamente predisposte all'insorgere della patologia. Nei cosiddetti topi diabetici non obesi (NOD), l'insulite tende a svilupparsi durante le prime cinque settimane di vita; a questa fase, segue l'insorgere del diabete entro la quattordicesima settimana. L'insulite è un processo infiammatorio a carico delle insule di Langerhans, situate all'interno del pancreas e responsabili della produzione di insulina. La patologia diabetica dipende proprio dal malfunzionamento di tali insule. I ricercatori hanno affrontato il diabete riscontrato nei topi somministrando loro 10 – 15 iniezioni di CBD al giorno: i topi trattati hanno sviluppato sintomi meno gravi degli altri; questi ultimi, invece, hanno sviluppato il diabete di tipo 1 nell'86% dei casi. Inoltre, nelle cavie che hanno sviluppato il diabete nonostante la somministrazione di CBD, la malattia ha subito un considerevole rallentamento. Durante la somministrazione del CBD, i ricercatori hanno notato una netta diminuzione (nell'ordine del 70%) dei livelli di citochine, le principali responsabili dei processi infiammatori.
Il CBD riduce i danni provocati dal diabete
Un'altra ricerca ha suddiviso le cavie in due gruppi da 5: ai primi non è stata somministrata alcuna dose di CBD, mentre i secondi sono stati trattati con il CBD per un periodo di 26 settimane. I risultati ottenuti sono i seguenti: tutte le cavie appartenenti al primo gruppo hanno sviluppato il diabete, mentre tra gli altri soltanto due topi su cinque hanno sviluppato la malattia. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che "il CBD è in grado di prevenire efficacemente la patologia e il suo avanzamento", oltre a quello di altre malattie autoimmuni, il cui legame col CBD è stato analizzato da alcune ricerche correlate. Il CBD, inoltre, può aiutare ad incrementare la vasodilatazione dell'endotelio, riducendo i danni prodotti dagli accumuli di grasso nelle vene. Uno studio pubblicato dal National Institute of Health in Bethesda afferma che l'assunzione costante di CBD possa ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, infiammazioni, invecchiamento cellulare e danni da stress ossidativo causati dalla cardiomiopatia diabetica. In base ai risultati appena descritti, ai benefici offerti dal CBD e agli elevati livelli di tollerabilità dell'organismo a questa sostanza, gli studiosi hanno confermato il potenziale curativo già ampiamente mostrato dal CBD.
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