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Il Senato dice sì al voto ai 18enni, approvata la revisione costituzionale

Pd e M5S plaudono. Forza Italia si astiene. Alla Camera era mancata la maggioranza dei due terzi

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Il Senato ha approvato la riforma costituzionale che attribuisce ai 18enni il voto per eleggere il Senato. Con questo voto il Parlamento ha approvato definitivamente la riforma che sarà promulgata tra tre mesi per consentire di chiedere un eventuale referendum confermativo, dato che alla Camera sono mancati i due terzi. 

In favore della riforma hanno votato 178 senatori, 15 hanno votato contro e 30 si sono astenuti. Questa riforma entrerà in vigore dalle prossime elezioni politiche e farà si, come ha spiegato il relatore Dario Parrini, presidente della Commissione Affari costituzionali, che le due Camere abbiano la stessa base elettorale e quindi che in esse vi siano le stesse maggioranze politiche. Sono quasi 4 milioni i giovani, tra i 18 e i 24 anni che saranno coinvolti in questa modifica costituzionale acquistando l'elettorato attivo per il Senato.

«Con il voto favorevole del Senato nell'ultima lettura della riforma che darà finalmente ai diciotto -venticinquenni l'elettorato attivo al Senato, il Parlamento afferma il proprio ruolo nell'aggiornamento costituzionale. Bisognerà attendere tre mesi per l'entrata in vigore perché a causa di alcune assenze non si è arrivati ai due terzi». Lo afferma Stefano Ceccanti del Pd. «C'è di che essere soddisfatti non solo nel merito, perché alcuni milioni di cittadini maggiorenni avranno finalmente la pienezza dei diritti e perché diventa così praticamente impossibile che le Camere nascano con maggioranze diverse, ma anche per il metodo. Quella riforma è in tutto e per tutto parlamentare e non solo per le firme delle proposte di legge (due del Pd, una della collega Bruno Bossio ed una mia; una del M5s a prima firma Brescia, una Meloni per Fdi), ma anche per il luogo in cui è nata, la Commissione Affari Costituzionali della Camera. Quando si discusse in prima lettura il testo sulla riduzione dei parlamentari il presidente Brescia dichiarò inammissibili molti emendamenti tra cui questo, ma concordammo la presentazione di proposte di legge da affrontare separatamente in tempi veloci e con un doppio relatore, uno di maggioranza (la collega Corneli del m5s) ed uno di opposizione al Governo Conte 1 (il sottoscritto). Tutto è nato così, discutendo in Commissione, tra parlamentari, al di là della linea di frattura maggioranza-opposizione. Niente decreti-legge, niente fiducie, niente blindature. Un grazie particolare anche a Dario Parrini che è stato relatore al Senato e che con molti altri si è impegnato a fondo a palazzo Madama».

Esultano i senatori 5S, che in un nota scrivono: «Continua il percorso di innovazioni puntuali alla nostra Costituzione inaugurato in questa legislatura dal MoVimento 5 Stelle: con il sì definitivo di Palazzo Madama per l'estensione ai diciottenni del voto per i rappresentanti del Senato, saniamo un anacronismo che caratterizzava in negativo il nostro Paese e coinvolgiamo a pieno oltre 4 milioni di giovani nel processo democratico. I nostri ragazzi sono i principali destinatari delle politiche pubbliche che devono necessariamente guardare al futuro, sono innanzi tutto loro a ricevere i benefici o i danni delle scelte della politica. E allora è giusto che si dia loro il diritto ma anche la responsabilità di scegliere anche i senatori eletti, non solo i deputati. Siamo fieri del fatto che grazie all'impulso del Movimento 5 Stelle, prima forza parlamentare, sia giunta in porto una nostra battaglia storica».

C’è però chi si smarca: «Forza Italia non si assocerà al coro pressoché unanime in favore di questa riforma. Noi abbiamo grande rispetto per i giovani ma anche per la serietà e i giovani non ci chiedono di votare per il Senato, chiedono invece serietà, più opportunità e meglio di altri respingono la politica dei like, di cui questa riforma è chiara espressione». Lo ha detto in aula il vicepresidente vicario dei senatori di Forza Italia Lucio Malan, al momento di dichiarare il voto di astensione.

«Vorrei evidenziare che dopo la riduzione dei parlamentari che noi abbiamo contrastato – ha aggiunto Malan – bisognava porre subito mano ad una serie di riforme per far fronte agli squilibri che quella sbagliata riforma produrrà dalla prossima legislatura. Fu Zingaretti, allora segretario del Pd, tra i primi a dire che si sarebbe subito passati agli atti conseguenti. Nulla, non è accaduto nulla, se non questa legge che di fatto peggiora le cose. Dal 1963 quando il Senato fu composto da 315 membri gli elettori per ogni senatore erano 98 mila passati a 148 mila nell'ultima elezione del 2018 per via dell'aumento della popolazione. Ebbene, dopo il taglio dei parlamentari, avremo un senatore ogni 233 mila elettori ed ora con il voto ai diciottenni uno ogni 260mila. I giovani avranno così molto meno potere nella scelta dei loro rappresentanti. Sappiamo bene – ha osservato – che è difficile non votare a favore di questa riforma ma noi siamo per fare cose serie e non per approvare leggi con leggerezza che possono dare immediati consensi sui social ma fare danni con la loro applicazione. Siamo – ha concluso – per dare davvero potere al popolo, anche ai più giovani, un potere reale, non fasullo perché se danneggiamo gli organi istituzionali il potere che perdono non va al popolo ma ai grandi potentati economici oppure ancora peggio a potenze straniere, come la Cina». 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
08/07/2021 14:00:15


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