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Banca Etruria atto finale: in arrivo sentenza per la bancarotta

In 24 a vario titolo sono sul banco degli imputati per i 200 milioni usciti e non rientrati

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Il 1 ottobre ci sarà l'atteso verdetto sulla brutta vicenda dell'ex "banca del territorio": Banca Etruria. In 24 a vario titolo sono sul banco degli imputati per i 200 milioni usciti da Bpel e non rientrati più: un patrimonio dissipato, secondo le pm Julia Maggiore e Angela Masiello che hanno chiesto condanne da sei anni e mezzo ad un anno. Bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice su una serie di operazioni senza garanzie, distrattive e per lo più a favore di soggetti amici. Accuse fronteggiate con decisione dagli avvocati delle difese nel corso di un maxi processo durato due anni. 
Venerdì nell’aula della Vela di recente sottoposta a lavori di restauro, mancherà uno dei 24 coinvolti: il professor Enrico Fazzini, ex presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Firenze, è morto durante l’estate. Ex consigliere di Bpel, è stato professore universitario e stimato tributarista, con incarichi di rilievo a livello nazionale. 

COLLEGIO

A pronunciare i dispositivi per i 23 imputati sarà il presidente Giovanni Fruganti, sulla soglia della pensione dopo una carriera intensa e brillante. Al suo fianco i giudici Ada Grignani e Claudio Lara. Davanti ai tre membri del collegio del tribunale, il dibattimento iniziato a settembre 2019 ha ripercorso la storia del tracollo della banca degli aretini, Banca Etruria, poi dissolta attraverso le fusioni.
Tra gli ex vertici, gli amministratori e i revisori dell’istituto di credito, c’è chi rischia una pena alta, di quelle che sforano il tetto per godere della sospensione condizionale. Carcere, in teoria. Ma di mezzo c’è l’appello.

LE RICHIESTE

Per Alberto Rigotti, imprenditore ed ex consigliere di Bpel, chiesti sei anni e sei mesi; per Giorgio Guerrini, ex vicepresidente, cinque anni e 4 mesi; per Federico Baiocchi Di Silvestri, dirigente: cinque anni e 4 mesi; per Giovanni Inghirami, ex vicepresidente: 4 anni e 9 mesi; per Augusto Federici, ex consigliere: quattro anni; per Lorenzo Rosi, che è stato l’ultimo presidente di Etruria prima del commissariamento: tre anni e nove mesi; per Mario Badiali, ex sindaco revisore, tre anni e quattro mesi; per Saro Lo Presti, ex sindaco revisore, tre anni e quattro mesi; per Piero Burzi, dirigente Etruria, tre anni e tre mesi; per Franco Arrigucci, ex sindaco revisore, tre anni e due mesi; per Paolo Fumi, ex dirigente, tre anni; per Enrico Fazzini, ex consigliere, erano stati chiesti due anni e 8 mesi: è deceduto; per Paolo Cerini, ex sindaco revisore, due anni e 4 mesi; per Giampaolo Crenca, ex sindaco revisore, due anni e 4 mesi; per Carlo Platania, ex consigliere, due anni e 2 mesi; per Massimo Tezzon, ex presidente revisori, un anno e sei mesi; per Carlo Polci, ex sindaco revisore, un anno e sei mesi; per Alberto Bonaiti, ex consigliere, un anno e sei mesi; per Gianfranco Neri, ex sindaco revisore, un anno e 4 mesi; per Luigi Bonollo, ex consigliere, un anno e 4 mesi; per Maurizio Bartolomei Corsi, ex dirigente: un anno e due mesi. Un anno di reclusione chiesto per Laura Del Tongo, ex consigliere; per Andrea Orlandi, ex consigliere; e per Ugo Borgheresi, dirigente. Attendono l’esito del processo e la risposta alle istanze, oltre 2.000 parti civili, tra cui molti correntisti e risparmiatori che videro andare in fumo gli investimenti. Il commissario liquidatore Bpel Giuseppe Santoni ha chiesto 12 milioni di risarcimento.

FORNASARI E BRONCHI

Per bancarotta, nel gennaio 2019 sono stati già condannati a cinque anni, in primo grado, con rito abbreviato, l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi. Condanna a due anni per l’ex vice presidente e direttore generale Alfredo Berni, un anno all’ex dell’ex consigliere Rossano Soldini che nel 2009 se ne era andato via dal cda in contrapposizione con i vertici della banca. Per questa prima tranche di verdetti si attende la fissazione dell’appello.

YACHT E MILIONI

Il pool della procura di Arezzo guidato dal procuratore Roberto Rossi, ha messo in evidenza una serie di flussi di finanziamento erogati da Via Calamandrei e ritenuti dissipazioni per le casse non floride della banca. Simbolo dell’inchiesta è il maxi yacht Privilege, che doveva essere il più grande del mondo, rimasto ad arrugginire in un cantiere navale di Civitavecchia, per il quale si era favoleggiato di un interessamento della coppia Brad Pitt-Angelina Jolie. Milioni svaniti anche per il relais Villa San Carlo Borromeo, oppure affidati e svaniti sotto le voci Sacci (60 milioni concessi in conflitto di interessi e mai restituiti) o l’outlet Città Sant’Angelo. Ed altro ancora. Con bacchettate pesanti pure ai sindaci revisori per non aver vigilato a dovere. E’ in corso al tribunale di Arezzo anche un altro processo per bancarotta semplice sulle consulenze, con 14 imputati tra cui Pier Luigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena.

DUBBI

La serie di grandi prestiti allegri avrebbe provocato sofferenze eccessive a Banca Etruria, spremuta come un limone, fino a cagionarne il default. Sulla fine della banca aretina, al di là di ciò che stabiliranno i giudici sulle responsabilità penali degli imputati (la procura presenta un conto per 64 anni complessivi di pena), i punti di vista sono diversi e contrastanti. Il viale del tramonto di Etruria, segnato dalla liquidazione coatta amministrativa (22 novembre 2015) sotto il peso dei conti in rosso (con insolvenza dichiarata l’11 febbraio 2016), secondo alcuni si poteva evitare con l’intervento del Fondo interbancario.

Notizia tratta dal Corriere di Arezzo
© Riproduzione riservata
27/09/2021 11:25:30


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