Addio a Fabian O’Neill, l’ex di Juve e Cagliari si è spento in ospedale a Montevideo

Il 49nne, che ha giocato anche con il Perugia, lottava da tempo con una malattia epatica
Dopo l’annuncio del ricovero d’urgenza in ospedale a Montevideo ieri, oggi intorno a mezzogiorno le condizioni di salute di Fabian O’Neill si sono ulteriormente aggravate e a soli 49 anni non ce l’ha fatta. Il talentuoso quanto incostante centrocampista, classe 1973, in Italia ha indossato la maglia di Cagliari, Juventus e Perugia. Era minato dall'abuso di alcol e già più volte costretto a ricoveri e interventi.
Il Cagliari, che lo aveva già inserito nella 'Hall of Fame', ha reso omaggio al suo ex giocatore con un messaggio su twitter: «Orgogliosi di aver potuto ammirare da vicino il tuo genio: puro, cristallino, come i diamanti più preziosi. Ci hai fatto innamorare della tua classe, Cagliari non ha mai smesso di voler bene al suo Mago con la "10" sulle spalle. Riposa in pace, Fabian. Per sempre uno di noi». Con la maglia rossoblù, O'Neill ha raccolto 120 presenze realizzando dodici gol tra il 1995 e il 2000.
Arrivato al Cagliari nel 1995, dove ben impressionò come trequartista, si trasferì nel 2000 alla Juve. Allenato da Carlo Ancelotti, mise insieme 20 presenze senza però mai convincere fino in fondo, nel 2002 il passaggio al Perugia e poi nel 2003 il ritorno in patria, al Nacional, che coincide con l’addio al calcio. Aveva solo 29 anni, ma già una vita sregolata.
Cinque anni fa in un’intervista la confessione nella quale ammetteva i guai con l’alcol, affiancati alla ludopatia: «I miei problemi, andati avanti nel corso degli anni, rimangono – raccontava –. Prima di tutto ho avuto problemi con l'alcol: dopo un'operazione alla vescica non avrei dovuto toccare un bicchiere per tre anni, ma ho resistito soltanto un mese. Va meglio con le scommesse perché non ho più soldi per poter giocare».
Aveva parlato delle sue difficoltà e raccontato di aver bruciato 14 milioni di dollari in pochissimi anni tra alcol, donne e scommesse. Nel 2020 lavorava in un bar a Montevideo: «Vengo qui la mattina – aveva detto –, aiuto la proprietaria Janet che è la figlia di un mio amico. La gente non si stupisce di vedermi qui, perché mi conosce già. Il mio agente Paco Casal mi ha fatto guadagnare tanti soldi, poi se li ho persi è stata soltanto colpa mia. Non mi serviva uno psicologo, ai tempi era impossibile aiutarmi». Difficile rimettersi in asse, ammetteva. Adesso il decesso, a nemmeno 50 anni.
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