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Alluvione Emilia Romagna: Meloni ci mette una pezza stanziando 20 milioni

La presidente ha dato il dettaglio delle cifra e degli interventi

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Giorgia Meloni cerca di mettere una pezza al disastro mediatico messo in scena del ministro Musumeci e dal sottosegretario Bignami che giovedì mattina, quando è stato chiaro che la melma stava di nuovo e per la terza volta ricoprendo la Romagna, hanno fatto una conferenza stampa a palazzo Chigi, sede del governo, per scaricare le responsabilità sulla regione Emilia Romagna. Regione governata da sempre, si può dire, dal centrosinistra e che tra due mesi è chiamata al voto. Risultato: sdegno e rabbia degli alluvionati, ma come, oltre a tutto si mettono anche a fare lo scarica-barile? Tolto il microfono a Musumeci e anche a Bignami (più difficile perché è bolognese), la premier, si diceva, cerca di mettere una pezza a questa figuraccia. Anche se non è chiaro chi abbia autorizzato ministro e sottosegretario all’uso della sala conferenza stampa di palazzo Chigi. Ci sono due possibilità: o la stessa Meloni o il sottosegretario Fazzolari.

Il vertice a palazzo Chigi

Ieri nel primo pomeriggio la presidente vicaria dell'Emilia-Romagna Irene Priolo è stata convocata a Roma per una riunione in presenza con il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, il sottosegretario di Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla presidenza della Regione Davide Baruffi, il capo della Protezione civile Fabio Ciciliano e il Commissario straordinario per la ricostruzione, Francesco Paolo Figliuolo. Un nome e un ruolo che il governo ha cercato di proteggere perché nell’autunno del 2023 Meloni fece di tutto pur di assegnare al generale la struttura commissariale e toglierla così all’allora presidente della Regione Stefano Bonaccini. Temeva, allora, il governo, che la ricostruzione potesse diventare una palcoscenico di buone occasioni per il Pd, Bonaccini giunto alla fine del secondo mandato e il futuro governatore.  Quindi Meloni decise di puntare sul tecnico che tutta Italia ha amato, il generale Figliuolo, capo della logistica dell’Esercito, che fece il mezzo miracolo di vaccinare tre quarti di italiani in circa tre mesi. Figliuolo obbedì, quello che fa un soldato. Pochi ricordano che allora però non ne voleva sapere per almeno due motivi: voleva puntare a diventare Capo di stato maggiore della Difesa e quindi non avrebbe mai lasciato il suo incarico come militare; sapeva che la ricostruzione era un potenziale boomerang perché la burocrazia non è un esercito di volenterosi.

Cdm, emergenza e 20 milioni subito

Rimesse in fila doverosamente un po’ di cose, la premier ha garantito tempi celeri per il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale e alla prima tranche di aiuti per circa venti milioni. Priolo ha consegnato già la carta dell’emergenza (per non perdere tempo con la definizione dell’area colpita): le province di Ravenna e Forlì-Cesena e la Città metropolitana di Bologna. Priolo ha ringraziato Meloni per l’incontro ed è tornata sul territorio  “per assistere la popolazione e ripristinare i primi danni causati dal ciclone Boris e stare al fianco delle comunità e degli amministratori”. Un Consiglio dei ministri stamani metterà in fila le pratiche e i numeri e le cose da fare. Speriamo.

I numeri della verità

Il tempo della trasferta romana è stato anche quello in cui Priolo ha potuto mettere in fila i veri numeri della ricostruzione dopo l’attacco del ministro Musumeci: “Seicento milioni per emergenze ambientali alla regione Emilia Romagna negli ultimi dieci anni. Che fine hanno fatto?”. I numeri, quindi:  quasi 3 miliardi di euro stanziati (che non vuol dire erogati) per il ripristino dei danni provocati dall’alluvione del maggio del 2023; 580 milioni messi sul tavolo dal ministero dell’Ambiente (in 14 anni) per le opere contro il dissesto idrogeologico; un miliardo e duecento milioni di fondi dell’Unione europea nell'ambito del Pnrr, di cui però il governo non ha ancora fissato le modalità d’utilizzo. Queste le risorse nella disponibilità dell'Emilia Romagna per evitare che ad ogni evento estremo si rischi la catastrofe. Solo sulla carta, però. Come spiegava ieri Priolo  “è fondamentale distinguere tra le risorse del Ministero dell'Ambiente per la difesa del suolo - in ottica di prevenzione dal dissesto - e quelle nella disponibilità del commissario alla ricostruzione, Francesco Figliuolo, che sono invece per il post alluvione 2023”.

I fondi dati dal Governo, dal ministero dell’Ambiente, per la sicurezza idrogeologica sono circa 35-40 milioni l’anno. Per queste somme sono  previsti rendiconti periodici e un report annuale su come sono stati utilizzati. La Regione sottolinea di averli utilizzati e i resoconti sono disponibili al ministero dell’Ambiente (che non è quello della Protezione civile né quello delle Infrastrutture dove siede Bignami). “In questi 14 anni, l'85% degli interventi previsti è stato realizzato, spiega la Regione, il 15% è in corso d'opera (relativi agli ultimi stanziamenti) o in progettazione, sempre nel pieno rispetto dei cronoprogrammi previsti dai progetti autorizzati”. Esiste poi un piano nazionale di difesa idrogeologica - sempre di competenza del ministero dell'Ambiente sottolinea la Regione - che prevede interventi in Emilia-Romagna da finanziare con 4,5 miliardi su cui la Regione “non ha ancora avuto risposta”.

Quanto ai fondi erogati dal Governo dopo l’alluvione 2023, i danni subiti sono stati quantificati dall'Emilia Romagna in 8,5 miliardi di euro. Il Governo ha stanziato 3,9 miliardi complessivi, compreso un miliardo circa per cassa integrazione e ammortizzatori sociali (non spesi e ritornati allo Stato perché le imprese hanno fin da subito cercato di riprendere l'attività lavorativa). Di fatto, si tratta di 2,9 miliardi. L’Unione europea ha messo a disposizione 1,2 miliardi di euro di cui il Governo ancora non ha fissato modalità di utilizzo.

Gli interventi

Complessivamente, subito dopo l'emergenza, i lavori di ripristino del territorio hanno visto 402 interventi immediati: 130 già completati, 158 quelli in corso e 114 in progettazione. Il tutto per un investimento totale di circa 343 milioni di euro, tra somme urgenze, urgenze e programmazione di fondi regionali. Gli interventi urgenti sui fiumi, in particolare, sono tutti realizzati o in corso: sono 152 per oltre 137 milioni. Inoltre, si contano altri 298 interventi (di cui 148 già conclusi) di difesa idraulica per 267,5 milioni e per quanto riguarda i collegamenti viari, gli interventi sono in tutto 3.369, per oltre 790 milioni. Tutto questo non assolve assolutamente la macchina della burocrazia e dei tecnici visto che stiamo contattando la terza alluvione in diciotto messi. E per colpa degli stessi corsi d’acqua: Idice, Senio, Lamone, Marzeno. Gli alluvionati puntano il dito contro i nuovi argini chiesti e mai realizzati. Alcuni tratti sono stati costruiti, però, e sono stati distrutti di nuovo facendo tracimare le acque su case e coltivazioni. Dunque qualcosa non torna anche rispetto al puntuale resoconto della presidente Priolo. Di sicuro Musumeci e Bignami adesso hanno le idee più chiare e ci penseranno due volte prima di parlare.

1899 eventi estremi in nove mesi

Potremmo banalmente dire che ci sono troppi cuochi nella cucina dell’emergenza idrogeologica? Troppo facile. Insostenibile. Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e Tutela Territorio ed Acque irrigue (Anbi), uno dei tanti cuochi che si occupano della gestione delle acque in Italia, ieri spiegava che da gennaio al 15 settembre 2024 sono stati registrati 1899 eventi estremi: 212 tornado (52 nella prima metà di settembre, il 71% sulle coste tirreniche), 1023 nubifragi (157 nella prima metà di settembre, il 91% sulle regioni del Centro-Nord), 664 grandinate con chicchi di grandi dimensioni (37 nella prima metà di settembre, record in Versilia con chicchi di diametro fra 7 e 9 cm). Secondo i dati dell'European Severe Weather Database, l’Italia è l’hub mediterraneo della crisi climatica e sulle aree costiere dell’Adriatico “convergono probabilmente fenomeni atmosferici incompatibili e scatenanti piogge torrenziali, che esaltano l'inadeguatezza dell'attuale rete idraulica”. Rete idrica a cui manca dagli anni Ottanta la pianificazione nazionale di interventi per la prevenzione idrogeologica privilegiando di intervenire con fondi per le emergenze.

La campagna elettorale

In tutto questo, mentre il governo che ha appiccato l’incendio cerca ora di tendere una mano, la politica continua a fare lo scarica barile. Va detto che il primo a farsi sentire con la presidente Priolo è stato il Presidente Mattarella e non Meloni. L’incontro e il chiarimento è arrivato appunto nel primo pomeriggio. Ma il clima resta compromesso anche perché fra meno di due mesi in Emilia-Romagna si vota per le elezioni regionali e l’alluvione sarà la chiave di tutta la campagna elettorale. Il ministro Musumeci, nonostante tutto, non si tiene e ieri gliene è scappata un’altra:  “Se ogni volta che piove in Emilia-Romagna avviene il finimondo qualcosa non torna, anche perché è una delle regioni che ha consumato maggiore suolo negli ultimi anni”. Immediata la replica di Priolo: “Bisogna chiedere al ministro Musumeci - ha replicato - perché questa attenzione solo sull'Emilia-Romagna visto che abbiamo l’alluvione anche nelle Marche che però è guidata da un Fratello d’Italia. Si fa sempre dell'Emilia-Romagna un caso politico, ma non è normale. Non si prenda la nostra regione come una regione non efficiente solo perché guidata dall’opposizione. È vergognoso. I dati e i numeri dicono che siamo una regione modello”. Il Pd rilancia chiedendo conto degli interventi mai fatti a Musumeci e Bignami. Matteo Renzi chiede conto al governo del miliardo e 200 milioni che Ursula von der Leyen annunciò insieme a Giorgia Meloni. “Non è che qualche ministero sta bloccando tutto?” chiede il leader di Italia Viva. In tutto questo il ruolo del paciere è stato assunto dal presidente del Veneto, uno che conosce bene la macchina amministrativa e anche i fenomeni atmosferici estremi. “Non è proprio il caso di fare polemiche - è l’invito di Zaia - A cose chiuse si possono fare molte considerazioni, ma in questo momento pancia a terra e lavorare tutti insieme”.

Notizia e foto tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
21/09/2024 13:01:43


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