E45, sei anni fa il sequestro del viadotto Puleto ma il problema baggioli resta
Rischio collasso con i sigilli che vennero fatti apporre dalla Procura di Arezzo
Rischio collasso. Sei anni fa il sequestro del viadotto Puleto in E45 da parte della Procura di Arezzo. Era la mattina del 16 gennaio 2019 quando i carabinieri forestali della procura di Arezzo arrivarono nel viadotto al confine tra Toscana ed Emilia Romagna per mettere i sigilli. 28 giorni di chiusura totale, con l'Italia divisa praticamente a metà. Poi la riapertura parziale, seppure il pieno ritorno alla normalità avvenne solamente in autunno con una serie disagi sia per gli utenti che per le aree di servizio. Anas, quale ente gestore dell'arteria, mise poi mano all'opera nei mesi successivi dopo l'ok della procura intervenendo sia nei piloni che nelle travi seppure in sospeso, ad oggi, restano i baggioli; ovvero quella sorta di cuscinetti metallici, usurati, che spinsero proprio la procura a mettere i sigilli per rischio collasso. Sono trascorsi 6 anni, nulla è stato fatto in questo capitolo anche perché per sostituirli occorre alzare la trave dal pilone. Operazione ben complessa. Una serie di cantieri è comunque in corso sia sul viadotto Puleto che sul Tevere IV. Oggi la E45, nonostante i continui scambi di carreggiata, si percorre sul tratto appenninico senza troppi problemi. Un viadotto però che è stato posto sotto sequestro e quindi chiuso a suo tempo per un motivo ben preciso, quello del rischio collasso conseguente all'usura dei baggioli metallici, ma per quello specifico problema ancora nulla è stato fatto. A tutto ciò si aggiunge la problematica che in quel tratto non esiste viabilità alternativa alla E45 poiché la ex Tiberina 3Bis è interdetta al traffico con delibera firmata dal Comune di Pieve Santo Stefano nel 1998.
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