“I crinali appenninici sono aree non idonee agli impianti eolici industriali”

Coalizioni e comitati replicano alle dichiarazioni dell’assessore regionale dell’Emilia Romagna
La Coalizione ambientale TESS, che aggrega 111 comitati e diverse delegazioni territoriali di note associazioni ambientaliste come Italia Nostra e WWF, chiede chiarimenti alla Regione Emilia-Romagna in merito alle affermazioni espresse a mezzo stampa dal consigliere regionale Daniele Valbonesi, lo scorso 3 giugno. In particolare, la Coalizione TESS contesta alcune dichiarazioni del Consigliere, il quale ha sostenuto che la linea della Regione in materia degli impianti industriali FER prevede di “…andare avanti con i progetti in Appennino, rispettando i vincoli paesaggistici esistenti a sicurezza della popolazione, per fini ambientali, conservazionistici, turistici, sociali ed economici che non possono essere ignorati”. Valbonesi ha poi aggiunto: “… un parco eolico o fotovoltaico non è meno estetico di una centrale elettrica e dei tralicci ad alta tensione”. A queste dichiarazioni, la Coalizione TESS si pone in netta opposizione, replicando in maniera puntuale.
In primo luogo, i crinali appenninici, proprio per i vincoli e le limitazioni esplicitate dallo stesso Consigliere, sono da ritenersi in toto aree non idonee, data l’estrema fragilità idrogeologica dei territori, la vocazione turistica che ormai rappresenta una delle principali risorse di queste zone, la ricchezza di biodiversità, il valore ambientale e faunistico che le caratterizzano, i beni storici e culturali che diffusamente ospitano. Anche rispetto all’impatto sul paesaggio degli impianti eolici collocati in Appennino la coalizione TESS esprime totale dissenso, considerando “lunare” la comparazione tra turbine alte 200 metri posizionate sulle creste dei crinali rispetto ai tralicci dell’alta tensione che, nelle aree collinari, non superano i 15-20 metri: a differenza di quest’ultimi, una turbina eolica di grandi dimensioni come quelle previste in Appennino è nettamente visibile a decine di chilometri di distanza in un raggio di pari dimensione. L’affermazione di Valbonesi, secondo TESS, è conforme a quella risibile vulgata per cui installare, in zone di pregio ambientale come gli Appennini, decine di pale eoliche di dimensioni pari ai più imponenti grattacieli italiani (il più alto, in Italia, è la UniCredit Tower: 230 m) non è altro che il naturale prosieguo della “congenita antropizzazione del territorio”, quando invece si tratterebbe di una deturpazione paesaggistica di proporzioni tali da ritenersi senza precedenti, per dimensioni e tempi di attuazione, in quanto non sedimentata in centinaia d’anni come le modificazioni del paesaggio del passato.
La coalizione TESS, che si è sempre espressa inequivocabilmente in favore di una drastica riduzione delle emissioni climalteranti e di una efficace transizione energetica verso le rinnovabili, contesta però le affermazioni di Valbonesi riguardo alla necessità di realizzare, a questo scopo, grandi impianti FER; infatti, la stessa produzione di energia pulita generata dalle installazioni di tipo industriale può essere agevolmente raggiunta, come dichiarato dagli ultimi rapporti ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), attraverso la collocazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti delle zone residenziali non tutelate, sulle aree degradate, sulle centinaia di chilometri quadrati di superfici già impermeabilizzate presenti in Italia, dunque senza arrecare ulteriori danni alle poche aree ancora incontaminate del Paese. Una diffusione massiva del fotovoltaico nell’edilizia residenziale consentirebbe, tra l’altro, una gestione diretta della produzione elettrica da parte dei cittadini e un reale risparmio in bolletta, riducendo sensibilmente i costi di dispacciamento e migrazione dell’energia, oltre a garantire decine di migliaia di posti di lavoro a medie e piccole imprese per l’installazione capillare degli impianti.
Altre osservazioni alle dichiarazioni del Consigliere Valbonesi sono state avanzate dai rappresentanti del Gruppo Civico Salviamo l’Appennino Faentino-Forlivese, associato alla Coalizione TESS e costituito in opposizione al progetto “Montebello” che prevede l’installazione di 8 turbine alte 200 metri, oltre a 25 chilometri di cavidotti sotterranei, nelle colline adiacenti ai comuni di Modigliana, Tredozio e Rocca San Casciano.
Riguardo a questo impianto, Valbonesi, ha dichiarato “La Regione, vista la legge sulle ‘aree idonee’ valuterà quelle che fanno parte della ‘carta dei dissesti’ e quindi pure il territorio di Montebello”. Si tratta, per il Gruppo Civico, di affermazioni generiche che non rispecchiano le gravi criticità del progetto evidenziate dalla stessa Regione Emilia-Romagna nelle Osservazioni pubbliche, depositate al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica lo scorso settembre. Nel documento licenziato dalla Regione si dichiara, infatti, che il progetto Montebello presenta "interferenze con crinali significativi e tutelati che risultano non idonei all'installazione di impianti eolici”, in ottemperanza al DAL n. 51/2011 che considera “i crinali individuati dal PTCP come aree non idonee all' installazione di impianti eolici al suolo, comprese le opere infrastrutturali e gli impianti connessi". Sempre nel report della Regione si specifica che: “quattro aerogeneratori ricadono all'interno di aree di particolare interesse paesaggistico ambientale" e che "la cabina di trasformazione e il nuovo stallo produttore ricadono all'interno delle zone di tutela di laghi, bacini e corsi d'acqua nelle quali non è consentita la realizzazione di nuove opere di questa natura". Nello stesso documento si rileva che nel raggio di intervisibilitá dell'impianto sono presenti ben otto insediamenti storici e, tra le criticità dell'impianto, è da considerarsi "la notevole valenza naturalistica delle aree protette che lo circondano". Ancora, si dichiara che la foresta di Montebello "svolge un’importante funzione di connessione ecologica tra queste aree". Infine, viene sottolineato che le ore annue di producibilità dell’impianto dichiarate dagli stessi Proponenti (2211 ore/anno) sono in contrasto con la LR 26/2004 che prevede la realizzazione di un impianto eolico esclusivamente se in grado di garantire almeno 2300 ore di producibilità annue. A fronte di un tale esiguo apporto di energia pulita, la devastazione ambientale causata dall’impianto (versamento di migliaia di tonnellate di cemento armato, deforestazione di decine di ettari di bosco, sbancamento di interi versanti collinari) appare ancora più intollerabile.
Per quanto riguarda l’esigenza espressa dal consigliere Valbonesi di consultare “le carte del dissesto” per valutare se il territorio preso in esame dal progetto “Montebello” è idoneo o meno dal punto di vista idrogeologico, i rappresentanti del Gruppo Civico ricordano che, nel documento citato, prodotto dalla Regione Emilia-Romagna, riguardo alla zona in cui si situerebbe l’impianto, se ne sottolinea la: “fragilità idrogeologica” e la “propensione al dissesto di questa porzione dell’Appennino, anche a seguito degli eventi alluvionali di maggio 2023 e al recentissimo evento di settembre 2024 che hanno attivato centinaia di dissesti di versante”. Una fragilità idrogeologica, puntualizzata dalla Regione e certificata dalle oltre 6000 frane registrate nel solo comune di Modigliana.
Tutte gli aspetti critici sollevati dalla Regione Emilia-Romagna al MASE nel settembre 2024 a proposito del progetto “Montebello” sono stati ribaditi come vincoli ostativi alla costruzione di un impianto eolico anche nella recentissima legge sulle Aree idonee e non idonee emanata dalla Giunta Regionale nei giorni scorsi (Delibera N. 717 del 12/05/2025). In particolare, la nuova normativa all’art. 4 comma 1 specifica che tra le aree non idonee sono compresi: “il sistema forestale boschivo; le fasce di tutela fluviale; gli alvei di laghi, bacini e corsi d’acqua; i crinali, i calanchi; le aree di notevole interesse pubblico e collettivo; le aree contigue a parchi nazionali, interregionali e regionali; le frane attive”. Si tratta di prerogative tutte riscontrabili nell’area in cui si propone l’impianto di Montebello. Alla luce di ciò – si chiedono i rappresentanti del Gruppo Civico – per quale ragione il consigliere Valbonesi non si è espresso in modo chiaro e inequivocabile contro il progetto Montebello, quando, contemporaneamente, la Regione Emilia-Romagna sta, in modo meritorio, assumendo una netta posizione avversa all’analogo progetto toscano dell’impianto eolico di Badia del Vento? Si vuole concedere sul proprio territorio ciò a cui ci si oppone oltre confine? O le colline di Modigliana, Tredozio e Rocca San Casciano e di tutti gli altri crinali emiliano-romagnoli non sono da tutelare allo stesso modo?
TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione)
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