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Pesca a strappo sull'Arno: una pratica illegale e feroce

WWF: ci stiamo impegnando per contrastare questa pratica incrementando la vigilanza

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La pesca a strappo è vietata e dannosa. L'espressione "a strappo" si riferisce ad esercitare delle manovre atte a prendere all’amo (“allamare”) il pesce in qualsiasi parte del corpo, tramite l’utilizzo di ancorette che penetrando nella carne del pesce, permettono la cattura dei pesci senza che abbiano abboccato l’esca.

La maggior parte dei pesci feriti riescono comunque a sfuggire, ma moriranno in seguito per le ferite provocate dalle ancorette allo strappo e alla lacerazione della carne. 

Abbiamo accertato che questa tecnica antisportiva viene esercitata anche nell’Arno ed in particolare in località Bassa, nell’Unione dei Comuni del circondario dell’Empolese Val d’Elsa, nel Comune di Cerreto Guidi, dove esiste uno sbarramento che costringe i cefali in risalita dal mare a fermarsi in numero esorbitante. 

Di questa situazione approfittano alcuni soggetti sia italiani che appartenenti alla comunità rumena, per esercitare questa pratica barbara, compiendo delle vere e proprie stragi a danno della fauna ittica di qualsiasi specie. 

Il divieto di questo tipo di pesca è incluso nei regolamenti di pesca per proteggere le specie ittiche e garantire una pesca rispettosa e sostenibile. 

La maggior parte dei pescatori sono sensibili e corretti e segnalano queste pratiche agli organi di vigilanza.

Si tratta di una tecnica feroce, che consiste nel lanciare un’ancoretta in mezzo al mucchio di pesci e cercare di trarre a riva qualche animale con un ciclo di lanci ininterrotto.

Tanti sono i cefali che rimangono vittime di questa tecnica illegale e crudele perché strisciati in un occhio, nell’addome o in altra parte del corpo. 

Ci teniamo a far presente che studi scientifici hanno dimostrato che i pesci possiedono ricettori del dolore che elaborano segnali di stress e di dolore che trasmettono al cervello e per questo, come tutti gli esseri viventi, possono provano dolore e sofferenza, sia fisica che emotiva. Parliamo dunque di una sofferenza silenziosa ma tangibile che purtroppo ancora oggi viene ignorata

Come guardie giurate volontarie WWF Italia insieme ad altri corpi di polizia, ci stiamo impegnando per contrastare questa pratica, incrementando le attività di vigilanza e controllo nelle zone maggiormente colpite da questo fenomeno e incentivando i cittadini e pescatori locali a segnalare alle autorità competenti situazioni di pesca illegale e bracconaggio ittico in maniera tale da intervenire tempestivamente.

Alleghiamo foto esempio di un'ancoretta, come quelle che vengono utilizzate, e delle ferite che provocano sui pesci con la pesca a strappo.

Valentina Serandrei

Coordinatrice regionale Guardie Volontarie WWF per la Toscana

Redazione
© Riproduzione riservata
04/08/2025 12:35:53


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