Licio Gelli, il massone più potente d'Italia non si fidava dei suoi figli

Questo é quanto trapela dalle carte del suo testamento
Licio Gelli, l'uomo dei grandi misteri italiani, il massone più potente d'Italia, il capo della loggia più oscura nella storia del paese: la P2, nel suo testamento, redatto il 12 aprile del 1998, ordina ai suoi familiari "O fate come dico io o tutti i miei denari finiranno al fisco". Dopo aver scritto i suoi "voleri", il Venerabile iniziò la sua dorata latitanza. Le sue disposizioni furono modificate in seguito da un nuovo testamento che fù aperto dopo la sua morte del 15 dicembre 2015. Nel documento era scritto anche "Del presente atto ne sono state fatte due fotocopie, una è nelle mani di Gabriella Vasile perchè controlli che le mie volontà siano rispettate, in caso contrario è autorizzata a consegnarle al fisco, così dividerete molto poco. A coloro che faranno dell'ostruzionismo...oltre ad essere colpiti pesantemente dal fisco per evasione Iva, avranno gravi sventure nel corso della loro esistenza. Con figli diversi non avrei venduto le proprietà e sicuramente avrebbero dato un altissimo reddito. Sbrigatevi a vendere tutto prima che il fisco si svegli". Queste parole fanno capire quanto Gelli si fidasse poco dei tre figli e dei nipoti, coi quali i dissapori erano all'ordine del giorno. Gelli, in ogni caso divise il patrimonio (Villa Wanda, Villa Espalmador a Villefranche sur Mer, vari appartamenti, 172 mila ettari di proprietà in Paraguay, 16 mila in Uruguay, due fazende in Brasile, 181 brillanti e gioielli molto costosi, l'oro di Villa Wanda (160 kg di lingotti sequestrati dalla polizia nel 1998 nelle fioriere di Villa Wanda), in parti uguali tra i tre figli Raffaello, Maria Rosa e Maurizio. Il Venerabile lascio inoltre 1miliardo e mezzo di vecchie lire oltre a 15 kg d'oro a Gabriella Vasile, sua ultima compagna.
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