Prada “non è in vendita” e il figlio di Miuccia studia da capoazienda

Lorenzo Bertelli prenderà le redini del gruppo «se lo vorrà»
Lorenzo Bertelli, il figlio 30enne della coppia che guida il gruppo Prada, studia per prendere le redini del gruppo italiano del lusso, «se lo vorrà». A dirlo è stato lo stesso padre, Patrizio Bertelli, Ceo del gruppo della moda quotato alla Borsa di Hong Kong, durante la presentazione della nuova sede di Valvigna. Lorenzo è il maggiore dei due figli di Miuccia Prada, ha un passato da rallysta e attualmente è il responsabile della comunicazione digitale dell’azienda.
Una prospettiva, quella della successione, comunque ancora lontana visto che di «pensione» Bertelli non sembra proprio voler parlare, ma che mette una pietra tombale su ipotesi di vendita di Prada: «io non ho intenzione di vendere, io non ho mai venduto niente in vita mia», ha detto secco il Ceo. Anche perché dopo alcuni anni di sofferenza (il 2017 si è chiuso con ricavi a 3 miliardi, in calo del 2% a cambi costanti e del 3,6% correnti, e un utile sceso del 4,3% a 249 milioni) Prada sembra aver preso la strada della ripresa. «Posso dire che il tempo è buono» è l’unica anticipazione sui conti dei primi mesi del 2018 che Bertelli si è lasciato sfuggire, anche se per lui quel +6/8% nei ricavi che Altagamma stima per quest’anno per l’intero comparto mondiale del lusso potrebbe addirittura essere superato.
L’imprenditore ha parlato durante la presentazione della fabbrica-giardino di Valvigna, nell’aretino. Un progetto di recupero industriale, costato «qualcosa di meno di 70 milioni di euro», capace di coniugare design e paesaggio, e studiato per il benessere di chi ci lavora. E di fabbriche il Ceo di Prada non nasconde di che ne vorrebbe altre. Ad oggi il 35% della produzione di pelletteria del Gruppo è fatta in stabilimenti di proprietà, ma «se noi vogliamo ridurre i tempi del processo produttivo uno può andare solo con fabbriche proprie».
Convinto che la rivoluzione della digitalizzazione non sarà la unica via per la crescita del gruppo, perché un robot va bene per il magazzino o per fare sneakers per Bertelli, ma «per fare un prodotto di lusso come una borsa di una certa qualità è impossibile».
Resta quindi sempre il fattore umano che lavora, quello per il cui è stata studiata Valvigna. Una «cattedrale meccanica del lavoro moderno» capace di comunicare «una calma attiva» secondo la definizione di Italo Lupi, l’architetto che ha curato il volume sulle fabbriche, come quella presentata oggi, progettata da Guido Canali per Prada.
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