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Sansepolcro, in liquidazione la cooperativa Maglificio 38

E c'è pure un esposto sulla vendita del marchio Cose di Lana

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È stata ufficialmente in vita per sedici mesi e poco più, ma di fatto non ha mai operato. Anzi, non ha potuto operare: questa la giusta coniugazione. E non potendo più farlo, è stata di conseguenza messa in liquidazione alcuni giorni fa. Stiamo parlando di Maglificio 38, la cooperativa costituita l’8 giugno 2018 dagli allora dipendenti della Supermaglia di Sansepolcro (il numero 38 è quello relativo alle unità aderenti) per poter acquisire dalla stessa azienda – dopo l’aggiudicazione in sede di asta giudiziaria - il 100% delle quote azionarie e garantire la prosecuzione dell’attività in una fra le realtà produttive più importanti dell’intera vallata. Al fallimento di Cose di Lana, avrebbe dunque dovuto far seguito l’ingresso in campo di una bella fetta di maestranze (sulla ottantina rimaste) nella duplice veste di lavoratori e di soci titolari. Tante speranze e il momento del passaggio sempre più vicino, con l’ok definitivo a Supermaglia, avvenuto in dicembre; mancava soltanto il formale trasferimento a Maglificio 38, impedito dalla notizia choc dello scorso 28 febbraio, quando il giudice Antonio Picardi non ha prorogato il contratto di affitto aziendale – ovvero attività e macchinari, escluso l’immobile – a Supermaglia e a quel punto la storia del gruppo fondato nel 1947 dai coniugi Elio e Angela Conti era arrivata al capolinea. “Dal momento che è divenuto irrealizzabile l’obiettivo per il quale era nata – ricorda Benedetta Bianchi, oramai ex presidente di Maglificio 38 – l’unica strada da percorrere era quella dello scioglimento della cooperativa”. Anche perché – aggiungiamo noi – nel frattempo il ramo di azienda è stato rilevato dall’imprenditore biturgense Marcello Brizzi di Bma. E a fine luglio, la conclusione dell’altra operazione: l’aggiudicazione del marchio Cose di Lana alla Manifattura Corona s.r.l. di Casalserugo (provincia di Padova), ma per 500mila euro, ovvero per un ammontare inferiore del 63% rispetto al milione e 350mila euro che la stessa azienda aveva presentato mesi prima alla curatela fallimentare. Non solo: gli ultimi 20mila capi invenduti sono stati acquistati all’asta, sempre dalla Corona, per un prezzo medio di appena 1,80 euro ciascuno su un valore commerciale oscillante fra i 25 e i 30. “Supermaglia e la cooperativa avevano offerto un milione per il pacchetto complessivo – ricorda la Bianchi – ma alla fine la Corona si è presa tutto a prezzi stracciati. Proprio per questo motivo, alcuni soci di Maglificio 38 e qualche ex dipendente hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Arezzo per poter fare luce su una vicenda che – a nostro giudizio – contiene aspetti poco chiari. Non vogliamo denunciare né accusare nessuno: ci interessa soltanto sapere come sono andate esattamente le cose, perché questo marchio di prestigio è stato letteralmente svenduto”. 

Redazione
© Riproduzione riservata
04/11/2019 22:30:55


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