Opinionisti Paolo Tagliaferri

Flora Gualdani e la sua storia per la vita

Ormai da molti anni il tema dell’aborto è uno fra i più divisivi

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Si è tenuto questo venerdì pomeriggio 31 gennaio l’incontro pubblico presso la parrocchia di S.Agnese in Pescaiola con Flora Gualdani, ostetrica aretina classe 1938, con una vita intera dedicata al servizio delle donne in gravidanza in situazioni di difficoltà. Fondatrice, oltre 50 anni fa, della sua “Casa Betlemme” alle porte di Arezzo in località Indicatore, luogo in cui fin dal 1964 iniziò ad accogliere donne sole e disperate tentate dall’aborto, giovani ragazze con il tormento interiore di un aborto alle spalle, coppie sofferenti per la sterilità o per diagnosi prenatali preoccupanti. Per oltre 40 anni a servizio come operatrice sanitaria e come volontaria in ogni angolo della terra ove disperazione e tragedie richiamavano il suo impegno e la sua opera. Flora Gualdani che ricorda con orgoglio di aver fatto nascere, nel corso della propria professione di ostetrica, oltre 5000 bambini. Lo scorso 8 novembre ha ricevuto il prestigioso premio internazionale Cultura cattolica.

L’incontro è stato aperto da un breve intervento del Vescovo della Diocesi di Arezzo, Riccardo Fontana, che fra le altre cose ha voluto ricordare che l’aborto, ancor più per i cattolici, resta e resterà sempre l’uccisione di una vita e se a qualcuno non gli va di essere cattolico, come dice il Cardinale Bassetti, faccia un po’ quello che gli pare.

Persona mite ma decisa e caparbia anche a dispetto della sua età, Flora Gualdani ribadisce più volte, durante il racconto della propria esperienza, le ragioni di una fede profonda ed incondizionata che l’ha portata a dedicare l’intera vita ad aiutare donne in difficoltà. Persona che nel proprio cammino ha visto tanta sofferenza, miseria e dolore, tante storie indicibili che porterà sempre con sé, ma conservando nel proprio cuore la consapevolezza che con la propria opera di aiuto e sostegno ha contribuito a ridare speranza a molte madri. Toccante è il ricordo della sua esperienza di molti anni fa nell’inferno della Cambogia ove insieme a un anziano sacerdote parigino e ad un medico ateo aiutarono oltre mille giovani donne gestanti in fuga dalla miseria e dagli orrori, donne che partorivano “scheletrini”. Oppure il racconto dell’esperienza dei primi anni in quel luogo alle porte di Arezzo in cui ricorda di aver visto rifiorire l’impensabile, donne per cui la faticosa maternità è stata l’unica terapia possibile per ritrovare la dignità. Nessuna donna, ha voluto sottolineare, negli anni è mai tornata pentita di aver accolto la vita, neppure la dodicenne incinta di incesto o la prostituta o la donna vittima di violenza.

Il tema dell’interruzione volontaria della gravidanza è un argomento che scuote la coscienza di molti, di chi non ne ha avuto esperienze dirette e a maggior ragione di chi si è trovato davanti a scelte difficili, sofferte e in ogni caso non desiderate. Ormai da molti anni il tema dell’aborto è uno fra i più divisivi, un solco sempre più profondo e probabilmente insanabile fra chi è apertamente schierato in difesa della

sacralità della vita fin dalla procreazione senza se e senza ma, e chi al contrario sostiene con altrettanta forza il diritto di una donna di decidere in piena autonomia, in qualunque momento e per qualunque ragione se mettere al mondo o meno un figlio. Le ragioni di uno o dell’altro hanno animato in passato e anche in tempi più recenti un forte attivismo da entrambe le parti che ha portato, in alcuni casi, addirittura ad episodi e gesti estremi e di violenza. Da menzionare certamente il dibattito in corso negli ultimi anni negli Stati Uniti in cui, a colpi di leggi e sentenze, ognuna delle parti tenta di prevalere sull’altra. Si va dall’imposizione di un divieto quasi assoluto come è avvenuto in alcuni stati conservatori del sud come ad esempio in Georgia e in Kentucky o in Alabama in cui è stato vietato per legge l’aborto anche nel caso di incesto o di stupro. Dall’altra parte stati progressisti e liberal come la stato di New York e del Rhode Island che hanno legiferato su una apertura alla pratica dell’aborto in ogni momento della gravidanza, fino alla nascita.

Flora Gualdani è certa, da sempre, della validità indiscutibile delle proprie ragioni che poi si ricollegano a quanto espresso da Papa Francesco in “Evengelii gaudium” in cui il Pontefice ricorda che ai bambini nascituri, che sono i più indifesi ed innocenti di tutti, si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita.

Non resta, ad ognuno di noi, che interrogare la propria coscienza per comprendere quale sia il motivo delle proprie ragioni, che siano indirizzate alla protezione della vita in tutte le sue fasi o al contrario rivendichino il diritto fondamentale e irrinunciabile della donna alla libera scelta.

Redazione
© Riproduzione riservata
01/02/2020 10:43:39

Paolo Tagliaferri

Libero professionista – già dipendente del Centro ricerca e sviluppo della Pirelli Spa con esperienza presso il complesso metallurgico BMZ nella ex Unione Sovietica, da oltre venticinque anni consulente direzionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, normativa ambientale e antincendio. Docente formatore in corsi professionali. Auditor di sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro per l’ente internazionale DNV. Scrittore autodidatta e per diletto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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