Opinionisti Giacomo Moretti

Immuni...

In Italia siamo stati davvero bravi

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Eccoci, finalmente stiamo lentamente entrando nella “Fase 3” delle misure poste in essere dalle varie istituzioni al fine di contenere il contagio da COVID-19.

Da poche ore infatti è possibile muoversi per tutto il territorio italiano senza autocertificazione e senza i precedenti limiti imposti che, in qualche modo, ci hanno fatto rivivere i momenti storici di secoli fa quando il territorio italiano era tutto segnato da confini di piccoli stati e staterelli.

Insomma, per noi moderni europei con il diritto di viaggiare liberamente da Lisbona a Lampedusa fino alle lande svedesi e della Finlandia, l’idea che non potevamo andare da Anghiari a Citerna era un peso davvero insopportabile.

Ora però è arrivato un momento delicato.

Molto più delicato di ciò che abbiamo vissuto durante la famigerata “Fase 1”, ovvero della chiusura obbligata nelle nostre case, fatti salvi i lavoratori che ci hanno garantito i servizi essenziali ai quali non diremo mai abbastanza grazie.

Ora ci possiamo muovere liberamente, ma davvero siamo davanti ad una libertà incondizionata?

Insomma il virus lo sa che non ne possiamo più di stare dentro i nostri recinti e che abbiamo bisogno di muoverci? Il virus sarà più buono con noi dopo averci reclusi nelle nostre case in questi mesi?

Non mi voglio addentrare sulle questioni mediche e sulle varie discussioni che vengono effettuate dagli esperti in merito all’attuale letalità del virus, c’è persino chi si è spinto a dichiararlo “clinicamente morto”.

Io non vorrei essere tra quelli che eventualmente dovessero scoprire sulla propria pelle che invece il virus, poco attento ai dibattiti televisivi, si mostrasse clinicamente vivo.

Quindi la regola della prudenza massima è sempre più attuale anche in vista delle riaperture.

Detto questo in queste ore si sta scatenando anche un vero e proprio dibattito sull’opportunità o meno di scaricare nei propri dispositivi telefonici la ormai famigerata App “Immuni”.

Un’applicazione che in pieno rispetto delle normative in materia di privacy, almeno così dice il Garante della Privacy che ha fornito il proprio nulla osta all’applicazione medesima, garantisce la possibilità di risalire, quasi in tempo reale, alle nuove eventuali catene di contagio che si dovessero formare a seguito del maggior contatto che avremo a seguito delle riaperture.

Un dibattito interessante sviluppato su Facebook anche da chi è contrarissimo a tale App in quanto la “privacy viene prima di tutto”. Così scorrono vari post su bacheche di gente che si fa i selfie dal bagno di casa e ci spiega ogni giorno cosa mangia, con chi lo mangia e dove lo mangia.

In profili dove sono talvolta visibili indirizzi di casa, numeri di cellulari, e foto di ogni tipo.

Il tema della privacy e della riservatezza di ciascuno è ovviamente un tema importante ma farne una questione imprescindibile da parte di chi è presente su Facebook, Intagram etc. etc., è davvero ridicolo.

Anche io mi sono posto la domanda se fosse opportuno scaricare l’App “Immuni” sul mio dispositivo.

Bilanciando gli interessi in campo ho deciso che la scaricherò.

Non ho dimenticato i camion dell’Esercito portare via le bare da Bergamo, non ho dimenticato le immagini che siamo stati costretti a vedere, non il secolo scorso, ma solo qualche settimana fa.

Ho deciso che voglio fidarmi delle istituzioni preposte al controllo dell’App, ho deciso che non voglio vedere le immagini di Bergamo in altre città, men che meno qui da noi.

Ho deciso che anche se non mi rendo appieno conto dell’utilità o meno dell’applicazione, se scaricarla nel mio telefonino può anche lontanamente impedire efficacemente il ripetersi del disastro al quale abbiamo assistito, allora si la scarico.

Molto più utile “violare” e limitare la mia privacy per un obbiettivo individuale e comune così alto, rispetto a tutte quelle volte in cui ho, anche superficialmente, rinunciato alla mia privacy condividendo un post su Facebook.

Ho deciso che voglio fidarmi dello Stato.

Uno Stato che non è solo brutto e cattivo ma che è formato da persone che lavorano in ossequio a quanto di più alto ci possa essere.

Mi riferisco al personale sanitario tutto, alle forze dell’ordine, alle forze armate, ai volontari ed a tutti gli organi dello Stato che ancora sono sul fronte di questa emergenza.

Visto poi come l’epidemia si sta sviluppando in altri paesi direi che in Italia siamo stati davvero bravi.

Sono disposto a comprimere una mia libertà (privacy), per non vederla domani ricompressa in tutti gli aspetti, per non essere richiusi in casa e per evitare che il disastro al quale abbiamo assistito si ripeta.

Giacomo Moretti
© Riproduzione riservata
07/06/2020 19:31:26

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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