Opinionisti Giulia Gambacci

Roberto Vecchioni, il “Professore” della canzone italiana

Comportarsi da intellettuale senza farlo pesare: una componente chiave del suo successo

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Il professore che scrive ed esegue le sue canzoni: questa l’immagine di Roberto Vecchioni, emersa fin da subito per poi essere immortalata. Per tutti, è l’esempio del cantautore intellettuale e di rilievo, che intreccia il proprio essere con i miti della storia, della letteratura o dell’arte, i quali diventano il pretesto per rappresentare una parte di sé. Per 35 anni, dal 1969 al 2004, la sua vita artistica ha marciato in parallelo con quella professionale di insegnante nei licei, non dimenticando che ha tenuto da docente anche diversi corsi universitari. Sono per la verità tanti i cantautori venuti alla ribalta fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 ad aver lasciato un’impronta importante nella storia della musica italiana e nei gusti dei giovani di allora: fra questi c’è a pieno titolo anche Vecchioni, che ha saputo mitizzare le proprie prerogative di uomo di cultura traducendole in una accattivante chiave melodica che lo ha reso il “professore” della situazione, senza che da tale si atteggiasse sul palcoscenico. La sua conoscenza è così divenuta motivo di fascino per chi con il tempo si è sempre più appassionato al suo stile canoro, distintivo dell’artista ma non confinato entro schemi rigidi. Questa la sua forza, tale da renderlo il riconosciuto “professore” della nostra canzone.  

È nato il 25 giugno 1943 a Carate Brianza, Comune oggi passato dalla provincia di Milano a quella di Monza e Brianza, ma la sua famiglia ha origini napoletane. Il padre è di San Giorgio a Cremano, si chiama Aldo ed è commerciante, mentre la madre, Eva, è del Vomero e fa la casalinga. Il cantautore ha poi un fratello più giovane, Sergio, che svolge la professione di notaio. Roberto Vecchioni porta a compimento il suo percorso di studi con il conseguimento della laurea in lettere classiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove rimane poi come assistente di storia delle religioni. In un secondo tempo, insegna materie letterarie nei licei classici e una sua allieva, Paola Iezzi, diverrà famosa a inizio 2000 per essere cantante del duo Paola & Chiara, insieme alla sorella. Le carriere di cantautore e di insegnante sono state parallele per lui: ha lasciato la scuola solo quando è stato costretto a farlo per raggiunti limiti di età e l’istituto superiore nel quale è rimasto per più lungo tempo è stato il liceo “Cesare Beccaria” di Milano, dove è stato docente di italiano, greco e latino. Ha cambiato soltanto nel momento in cui la pensione si stava avvicinando e allora ha optato per la provincia, andando a insegnare il liceo classico di Stato “Girolamo Bagatta” di Desenzano del Garda, dove è stato titolare della cattedra dal 1992 al 1996. La sua residenza è a Maguzzano, località del Comune di Lonato molto vicina alla sponda lombarda del lago di Garda. La sua carriera in ambito musicale inizia come autore di testi di canzoni assieme a un suo amico musicista: Andrea Lo Vecchio. E il primo brano pubblicato è una traduzione in italiano di “Barbara Ann” dei Beach Boys, incisa nel 1966 dai Pop Seven e la particolarità del 45 giri è che Vecchioni prende parte all’incisione e sua è la voce che dà il via alla canzone con “Bar bar bar, bar Barbara Ann”. Sempre Vecchioni ha raccontato che il gruppo venne apposta creato per l’incisione da Iller Pattaccini, il quale aveva riunito i sette componenti (da cui il nome del complesso Pop Seven) che hanno poi inciso due 45 giri con “Barbara Ann” e due retri differenti. Nella seconda metà degli anni ’60 e nei ’70 continua a fare l’autore di testi (su musiche di Renato Pareti, oltre che di Lo Vecchio) e compone brani per cantanti già di grido, vedi Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti, I Nuovi Angeli, gli Homo Sapiens e le Figlie del Vento. Emergono già in questi testi le tematiche presenti nella sua produzione da cantautore, ovvero la nostalgia per il passato, il tema del doppio, l’uso della storia come metafora del presente e le influenze sono quelle del lavoro letterario di Jorge Luis Borges. Durante questo periodo ha modo di lavorare con le case discografiche Cgd e Cbs, il che gli permette di fare conoscenza con Francesco Guccini. La Cgd gli affianca due noti parolieri, chiamati Daniele Pace e Mario Panzeri, allo scopo di modificare il testo di una sua canzone che avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo, ma Guccini se ne va subito perché “era molto meno invischiato di me”, dirà Vecchioni, che a Sanremo partecipa come autore della canzone “Sera”, interpretata da Giuliana Valci e Gigliola Cinquetti. Lo Vecchio e Vecchioni diventano autori molto richiesti, poi nel 1968 Vecchioni incide per la Durium un 45 giri che contiene “La pioggia e il parco” sul lato A e “Un disco scelto caso” sul B. Un disco che non riesce a decollare e che costringe Vecchioni a stare fermo per tre anni, prima di ottenere la fiducia della Ducale, la casa discografica fondata da Davide Matalon, scopritore di Mina. “Parabola” è il titolo del suo primo album, inciso nel 1971, nel quale si trova una delle sue canzoni in assoluto più famose: “Luci a San Siro”, cui farà seguito l’anno dopo “Saldi di fine stagione”. A proposito di San Siro, sempre nel 1971 compone il testo dell’Inter, la sua squadra del cuore: “Inter spaziale”, con musica di Renato Pareti ed eseguito dal calciatore-cantante Mario Bertini. Il 1972 è anche l’anno in cui collabora con Donatella Moretti, per la quale scrive tre canzoni – “Antonio e Giuseppe”, “Orlando” e “Ragazza che parti” – inserite nell’album dal titolo “Conto terzi”, mentre nel ’73 la critica discografica italiana per il disco “Il re non si diverte” e prende parte al Festival di Sanremo con “L’uomo che si gioca il cielo a dadi”, un brano che lui dedica al padre e che conclude all’ottavo posto. Di recente (era il dopofestival 2020), il noto giornalista Marino Bartoletti indica in Vecchioni anche l’autore della canzone non-sense “Sugli sugli bane bane”, interpretata – sempre nel 1973 – dal gruppo femminile “Le Figlie del Vento”. Nel 1974, Vecchioni partecipa al noto concorso canoro “Un disco per l’estate” con quella che sarà l’ultima incisione per la Ducale, dal titolo “La farfalla giapponese”; non sarà un successo e da quel momento passa alla Philips, con la quale otterrà i primi successi di vendita grazie a “Ipertensione” ed “Elisir”, con i brani “Velasquez” e “Figlia” che cominciano a fare il giro delle radio libere. E di Vecchioni sono anche i brani della serie di cartoni animati “Barbapapà”, alcuni dei quali cantati da Orietta Berti e Claudio Lippi, ma se c’è un brano che segna la svolta e che ha fatto epoca – tanto che pure oggi, a distanza di oltre 40 anni, viene con piacere riascoltato, perché è uno dei cosiddetti “senza tempo” – questo è “Samarcanda”, pezzo ammiraglio dell’omonimo album. Il brano si ispira alla leggenda di un soldato che fugge dalla morte (la “nera signora”) e gli archi dell’introduzione sono incisi e composti da Angelo Branduardi. Un successo che sarà confermato dai lavori successivi fino a “Il Grande Sogno” del 1984: assieme a Michelangelo Romano, arrangia nuovamente alcuni successi, affiancandoli ad alcuni nuovi brani fra i quali la title-track, con Francesco De Gregori che suona l’armonica a bocca. È questo forse il primo album italiano di canzoni incise in una nuova veste, abitudine che diviene poi una costante degli artisti con un cospicuo repertorio. Nel 1979, Vecchioni è accusato di spaccio di sostanze stupefacenti dal giudice istruttore di Marsala: l'accusa si riferisce a un episodio avvenuto due anni prima, durante una serata alla Festa dell'Unità della città siciliana, quando il cantautore avrebbe offerto uno spinello a un 14enne. Vecchioni viene arrestato in attesa del processo, ma dopo alcuni giorni è rilasciato, anche se l'assoluzione definitiva arriverà dopo qualche anno. Da questa storia, Vecchioni trae l’ispirazione per scrivere le canzoni “Lettera da Marsala” e “Signor giudice”, contenuti nell’album “Robinson”. Fra le fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, Vecchioni conduce su Antenna 3 Lombardia la rubrica “Telebigino”: va in onda di pomeriggio per tre ore e aiuta a tradurre in diretta brani di latino e greco che i giovani telespettatori avrebbero dovuto svolgere come compito per il giorno successivo. Accade che dopo la seconda o la terza telefonata di un ragazzo è lo stesso Vecchioni a dare la traduzione per intero. Nel 1980 accade che il disco “Montecristo” è oggetto di una disputa fra le due case discografiche di passaggio: esce e subito dopo viene ritirato dal commercio; le copie vanno distrutte, master inclusi e rimangono soltanto poche copie che si trasformano ovviamente in pezzi da collezione con assieme i disegni di Andrea Pazienza. È il 1981 quando Roberto Vecchioni sposa la scrittrice Daria Colombo, mentre nel 1992 vince il Festivalbar con la canzone “Voglio una donna”, nel 1993 pubblica “Blumùn” contenente “Gli amici miei” e negli anni 1994 e 1998 prende parte al “Lombardia Festival”, diretto da Luigi e Carmelo Pistillo, con la collaborazione artistica di Marco Mangiarotti. Oltre sei milioni e mezzo le copie dei suoi album che sono state vendute. 

 

Il successo come cantautore non gli impedisce di portare avanti l’attività anche di scrittore. Non a caso, nel 1983 esce “Il grande sogno”, volume che contiene poesie, racconti e testi per canzoni; il secondo libro è invece datato 1996 ed è una raccolta di racconti intitolata “Viaggi del tempo immobile”. Il biennio 1984-85 lo dedica interamente all’album “Oxa”, che ha per interprete la cantante pugliese Anna Oxa, la quale al Festival di Sanremo 1985 presenta “A lei”, uno fra i brani scritti da Vecchioni insieme a Mauro Paoluzzi, che si classifica al settimo posto. Nel 1998, cura la voce “Canzone d’autore” dell’Enciclopedia Treccani e insieme con Loredana Bertè compone per Patty Pravo il brano “Treno di Panna”, inserito nell’album “Notti guai e libertà”. E nel 1999, sostenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione, organizza un giro nelle università e nei licei d’Italia per un ciclo di conferenze sulla “Storia letteraria della canzone italiana”. Il 2000 è l’anno in cui esce il suo primo romanzo, dal titolo “Le parole non le portano le cicogne” e nel 2004 è la volta de “Il libraio di Selinunte”, ma la sua produzione letteraria va avanti con “Diario di un gatto con gli stivali” (2006), con la raccolta di poesie “Volevo. Ed erano voli” (2008) e con la raccolta di racconti “Scacco a Dio” (2009). Nel periodo 2001-2003, Roberto Vecchioni è anche insegnante di “Forme di poesia per musica” alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino, corso di laurea in Dams (Disciplina Arte Musica Spettacolo). Nel biennio 2004-2005, ha tenuto lo stesso corso all’Università di Teramo e nel 2006 il suo ritorno al Festival di Sanremo è accompagnato dalla presenza de I Nomadi nell’esecuzione del brano “Dove si va”. Nello stesso anno, tiene un corso di lezioni dal tema “Testi letterari in musica” all’Università di Pavia e un corso di lezioni intitolato “Laboratorio di Scrittura e Cultura della Comunicazione” alla Sapienza di Roma. Anno 2007: esce “Di rabbia e di stelle”, con pezzi trainanti “Comici, spaventati guerrieri” e “Le rose blu”, preghiera dedicata al figlio Edoardo, sofferente di sclerosi multipla, mentre nel 2009 è fra coloro che partecipano alla realizzazione della canzone “Domani 21/04.2009”, dedicata alle persone rimaste coinvolte nel terremoto dell’Aquila. Il 30 ottobre 2010, Vecchioni ha partecipato a un incontro dei giovani dell’Azione Cattolica Italiana che in piazza San Pietro a Roma avevano incontrato papa Benedetto XVI. Il cantautore si è esibito nel pomeriggio in piazza del Popolo davanti a 50mila ragazzi, ma nella vita Vecchioni ha dovuto fare i conti anche con problemi di salute chiamati infarto e tumore al rene. A queste due fondamentali vittorie ne aggiunge una terza, quella artistica: il 19 febbraio 2011 iscrive il suo nome nell’albo d’oro del Festival di Sanremo con la canzone “Chiamami ancora amore” (primo anche nel televoto con il 48%) e gli viene conferito anche il premio “Golden Share” della Sala Stampa Radio e Tv e il Premio della Critica del Festival della canzone italiana intitolato a Mia Martini nella sezione “Artisti”. Il suo ritorno a Sanremo dopo 38 lunghi anni, voluto dal conduttore Gianni Morandi, è stato bagnato dal trionfo. E assieme a Morandi, il 2 maggio dello stesso anno partecipa alla trasmissione televisiva “Due”, mentre dal febbraio 2013 ha tenuto lezioni sulla storia della musica italiana agli allievi della 12esima edizione di “Amici di Maria De Filippi”. Il 13 settembre 2013 esce il singolo “Sei nel mio cuore”, che anticipa l’album “Io non appartengo più” (8 ottobre) e pochi giorni dopo – il 20 settembre – circola una notizia secondo la quale Roberto Vecchioni sarebbe stato candidato al Premio Nobel per la letteratura insieme a Bob Dylan e Leonard Cohen. La notizia non può essere né confermata né smentita, in quanto l’Accademia non rivela i nomi dei candidati non vincitori prima che siano trascorsi 50 anni e non interviene mai per smentire voci infondate, sempre per una questione di segreto da mantenere, anche se c’è chi tuttavia ha confermato di aver presentato la candidatura di Vecchioni. Il 29 maggio 2014, il cantautore recita come “guest star” e interpreta sé stesso nell’ultima puntata della nona stagione della fiction televisiva “Un medico in famiglia” e nella scena finale canta il brano che lo ha portato al trionfo di Sanremo, ovvero “Chiamami ancora amore” e a dicembre dello stesso anno debutta al cinema interpretando il ruolo di Vito nel film “Nessuno si salva da solo” di Sergio Castellitto. Per tutto l’anno 2015, Vecchio è in tour nelle principali piazze italiane e nei teatri con “Il mercante di Luce – Il Tour”, ispirato al suo romanzo, che trae il titolo dalla canzone “Un ottico” di Fabrizio De Andrè, nel quale si narra la storia di un padre che insegna lettere classiche e che ha un particolare rifiuto per la vita ma che allo stesso tempo deve trasmettere l’amore per la vita al figlio malato di progeria, ossia l’invecchiamento precoce. È un concerto intercalato da diversi monologhi di Vecchioni sul tema della vita e da letture tratte dal romanzo, alternati con canzoni tratte da tutta la sua carriera in modo trasversale, comprendendo diverse canzoni dell'ultimo album. Un altro romanzo esce nel marzo del 2016 e si intitola “La vita che si ama”, una sorta di lettera dedicata ai figli imperniata sulla ricerca della felicità all’interno del proprio percorso di vita. Una felicità da condividere e da insegnare agli altri, dagli studenti ai propri figli. L'uscita del libro, accompagnata da tantissime presentazioni in tutta Italia, è strettamente collegata al nuovo tour, che come il precedente prende il nome proprio dal romanzo chiamandosi "La vita che si ama - Tour". Particolarità di questa tournée è che in scaletta sono presenti canzoni quasi mai cantate in carriera, come "Figlio, figlio, figlio", che vengono alternate con brani del romanzo, al quale la scaletta è direttamente ispirata, lasciando quindi ai brani più intimi e dal carattere più confidenziale di Vecchioni. Alcune date di questo tour vedono la sola presenza del professore insieme al suo fido chitarrista massimo Germini, arrangiatore di tutte le canzoni per chitarra e voce, accompagnando come una vera lira la voce di Vecchioni. Il tour proseguirà per tutto il 2016. L’album successivo di Vecchioni si intitola “L’infinito” ed è datato novembre 2018: fra gli ospiti ci sono Francesco Guccini e Morgan. Di Vecchioni è importante ricordare anche il suo impegno nel sociale, con la partecipazione a “Giochi Senza Barriere” il 17 giugno 2011, organizzati dall’associazione “Tutti a scuola”, in favore dei ragazzi disabili. Durante l'estate, prende parte al “Radio Italia Tour” e nell’ottobre del 2011 diventa testimonial dell’Aism nella campagna “Una mela per la vita”, poiché il figlio più giovane, Edoardo, è malato di sclerosi multipla. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, lo ha nominato presidente del Forum Internazionale delle Culture 2013, ma il cantautore ha rinunciato all'incarico per via delle polemiche relative al suo compenso.

Roberto Vecchioni è l’emblema del cantautore-professore e non soltanto perché – come oramai tutti sanno – è stato docente di greco e latino nei licei classici. Lui è un vero “professore” della musica italiana, perché nel suo ruolo di cantautore ha incentivato lo studio alla poesia, alla letteratura e alla bellezza dell’arte. Proprio quello fra poesia e musica è il binomio da lui tanto ricercato: i testi dedicati ai poeti Fernando Pessoa, Alda Merini, Arthur Rimbaud, Giacomo Leopardi, Wislawa Szymborska e diversi altri viaggiano insieme alle note di chitarre, pianoforti e violini, per cui con Vecchioni nasce il “racconto canzonato”, ovvero la forma nuova – appunto musicale – di esporre le poesie. Un racconto che ha spaziato nella mitologia greca (Euridice), nel teatro di Rostand (Rossana Rossana), nella storia e nei suoi grandi personaggi (Alessandro e il mare), negli artisti immortali (Vincent) e nella letteratura di Cervantes (Per amore mio), fino agli artisti più moderni (Leonard Cohen). Una lunga carriera, capace di reinventarsi dopo ogni album, proprio grazie alla sua passione per lo studio dell’arte, ma anche della vita, dell’attenzione ai pensieri e ai sentimenti bravi ad orientarsi a vicenda. Sono dieci le canzoni indicate, che fanno di Roberto Vecchioni uno fra i più grandi letterati della canzone italiana.

Luci a San Siro: primo brano a renderlo famoso e ispirato a un nostalgico ricordo di Milano ai tempi della sua giovinezza.

L’uomo che si gioca il cielo a dadi: dedicata al padre dopo la sua morte, è un dialogo genitore-figlio, ricordano una padre a volte assente e con il vizio “letale” del gioco d’azzardo.

Samarcanda: la storia di un soldato che incrocia la figura della morte a guerra finita. Chiede un cavallo per fuggire ma la morte lo attende proprio nella città dell’Uzbekistan.

Stranamore: una galleria delle situazioni affettive più strane.

Mi manchi: scritto dopo la fine del suo primo matrimonio, è uno sguardo al passato e al ricordo di Adriana, il primo amore e ai tempi di “Luci a San Siro”.

Milady: lui stesso l’ha definita la sua follia e la manifestazione dei sentimenti inespressi per paura. L’immagine di un Vecchioni da palcoscenico, diverso da quello che è a casa.

Le lettere d’amore: non basta scrivere tanto, se poi non si fa presa sull’altra persona. L’omaggio di Vecchioni al poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa.

Sogna ragazzo sogna: ragione e sentimento, realtà e fantasia. Le eterne contrapposizioni con un messaggio chiaro, secondo cui il sogno è il motore della realtà.

Chiamami ancora amore: parla delle situazioni di oggi, ma soprattutto di speranza. È l’amore universale, la pietà perle persone.

Ho conosciuto il dolore: scritto dopo aver vinto il tumore al rene, va contro ogni forma di sofferenza e di paura. Vale perla fine di un amore come per la perdita di un figlio.

Voglio una donna: una provocazione laddove cita la gonna, ma soltanto per dimostrare che la donna deve rimanere tale, senza imitare l’uomo.    

Giulia Gambacci
© Riproduzione riservata
25/09/2020 09:21:59

Giulia Gambacci

Giulia Gambacci - Laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Ama i bambini e stare insieme a loro, contribuendo alla loro formazione ed educazione. Persona curiosa e determinata crede che “se si vuole fare una cosa la si fa, non ci sono persone meno intelligenti di altre, basta trovare ognuno la propria strada”. Nel tempo libero, oltre a viaggiare e fare lunghe camminate in contatto con la natura, ama la musica e cucinare.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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