Da torcibudella a prodotto di qualità: il gin

Si tratta di uno dei distillati più conosciuti e consumati al mondo
No, sfatiamo subito un falso mito: Gin è una parola vera e propria, non un acronimo come può sembrare di primo acchito. Si tratta di uno dei distillati più conosciuti e consumati al mondo, assieme a whisky e grappa, che nell’ultimo periodo ha subito una vera e propria riscoperta. Sì, una nuova vita per il Gin sempre più usato tra i cocktail ma anche in cucina per creare delle sfiziosità. Una storia che arriva dal passato, la cui paternità se la dividono Olanda e Italia seppure anche l’Inghilterra vuole dire la sua. Alla base del Gin – e questo è facile intuirlo – ci sono le bacche di ginepro che emanano un profumo davvero inconfondibile all’interno della miscela di erbe usata per la macerazione e la fermentazione. La produzione del Gin deriva quindi dalla distillazione di un fermento ricavato solitamente da diversi cereali, oppure dalle patate, nella quale è messa a macerare una miscela di erbe botaniche.
Seppure oggi sia un prodotto particolarmente apprezzato, oltre che di assoluta qualità e dalle mille varianti, il profumo e il gusto di questo distillato sono strettamente legate al ginepro che lo rendono unico nel suo genere. Ma facciamo anche un passo indietro, perché se oggi – come scritto – possiamo utilizzare senza alcun problema la parola qualità, un tempo non era affatto così. Il Gin, infatti, era considerato un vero e proprio “torcibudella” e pure demonizzato dalla società perché dava assuefazione e portava alla depravazione.
L’antenato del Gin è stato prodotto per la prima volta in Italia all’interno dei laboratori della Scuola Medica Salernitana. L’obiettivo dei monaci, a dire il vero, era quello di produrre un farmaco che fosse in grado di trasmettere le proprietà mediche e benefiche del ginepro. Cosa certa è che non pensavano affatto di creare una bevanda alcolica per fini ludici: la formula originaria venne poi modificata da un medico olandese, che voleva trovare un rimedio per curare i soldati impegnati nelle Indie Orientali.
Dopo il momento della scoperta per quello che possiamo definire uno ‘sbaglio’, per il Gin inizia un momento decisamente favorevole in Inghilterra. Re Guglielmo III d’Orange, era il 1690, vietò l’importazione dei distillati stranieri come poteva essere il cognac; provvedimento che, di fatto, incentivò l’utilizzo delle eccedenze di cereali locali per la produzione e la distillazione del Gin. Sta di fatto che il consumo di questo distillato in poco tempo volò alle stelle tantoché venne addirittura inserito come parte del salario degli operai. Il rovescio della medaglia, però, fu il tasso di alcolismo nella popolazione più povera con conseguenti problemi di sicurezza e ordine pubblico. Il Governo inglese cercò subito un rimedio attraverso il famoso provvedimento ‘Gin Acts’ seppure non ebbe un grande successo, forse per il ritardo della decisione, e di conseguenza il Gin non ne uscì molto bene.
Quello del Gin, come per tante altre bevande e la Coca Cola può esserne l’esempio lampante, ha una sua ricetta segreta che poi subisce delle sfaccettature in base al luogo di produzione. Certa, però, è una cosa: se il segreto del suo successo è nascosto nelle ‘botaniche’ tra queste non può affatto mancare il ginepro; in assenza di ginepro, il distillato non può affatto chiamarsi Gin. Invece, tra le ‘botaniche’ più utilizzate troviamo i semi di coriandolo, le radici di Angelica oltre a iris germanica e pallida ma anche la scorza di agrumi. Possono esserci anche altre aggiunte alla macerazione come la cannella, le mandorle, la liquirizia, la noce moscata oppure il cardamomo.
Versatile ed eclettico il gusto del Gin possiamo definirlo unico nel suo genere, regalando un sapore che si sposa alla perfezione con molti altri aromi; nulla vieta, però, di berlo anche ‘liscio’. Il Gin, quindi, è un distillato che si presta bene nel preparare vari cocktail: i più famosi sono il Gin Tonic, il Gin Rickey, il Negroni o il Vesper Martini.

Giulia Gambacci
Giulia Gambacci - Laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Ama i bambini e stare insieme a loro, contribuendo alla loro formazione ed educazione. Persona curiosa e determinata crede che “se si vuole fare una cosa la si fa, non ci sono persone meno intelligenti di altre, basta trovare ognuno la propria strada”. Nel tempo libero, oltre a viaggiare e fare lunghe camminate in contatto con la natura, ama la musica e cucinare.
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