Caterina Casini ricorda Gigi Proietti: "Allegro ma anche attento osservatore"

L'attrice biturgense vi ha lavorato assieme nel film "La Mandrakata"
Vi ha recitato assieme in una circostanza e comunque lo conosceva bene. Anche Caterina Casini, attrice di Sansepolcro, ha un suo ricordo di Gigi Proietti, il grande attore e regista scomparso ieri nel giorno del suo 80esimo compleanno. “Circa venti fa – dice la Casini – il regista Carlo Vanzina decise di produrre “La Mandrakata”, cioè il“sequel” del celebre film “Febbre da cavallo”, prodotto nel 1976 e diretto dal padre Steno, nel quale Gigi Proietti era protagonista assieme a Enrico Montesano. Io venni chiamata per interpretare il ruolo della sorella di Montesano e c’è una scena nella quale ci siamo tutti e tre. Quella mattina che dovevo girare, mi sono presentata presto all’appuntamento e il regista non era ancora arrivato, per cui mi rivolsi a Gigi Proietti, che era già sul posto, per dirgli come avrei dovuto regolarmi. E lui, con il suo slang romano, mi rispose: “Nun te preoccupà! Qua è tutta commedia dell’arte, se ‘mprovvisa!”. Lui era spontaneo anche nel metterti a tuo agio”. Avete avuto poi modo di rivedervi? “Sì, l’ho incontrato varie volte e l’ho anche sostenuto assieme a Renzo Arbore quando gli tolsero il teatro Brancaccio, in piazza Vittorio a Roma. Eravamo fra coloro che andarono a manifestare in suo favore, anche non gli diedero più il Brancaccio, ma il Globe Theatre, dietro Villa Borghese”. Che personaggio era, Gigi Proietti? “Un tipo molto allegro, anche se di fatto uno scrutatore dalla testa ai piedi e stava ben attento a chi aveva davanti. Gli piaceva recitare e dirigere, ma la sua vera passione era l’insegnamento e tanti attori si sono formati nella sua scuola. Con la scomparsa di Gigi Proietti, si ha come la sensazione di aver perso un attore shakesperiano, uno destinato ad avere un posto fra i grandi di sempre, alla pari di Alberto Sordi, nonostante lui era e rimarrà Proietti; uno che ha voluto bene al suo Paese e che anche per motivi professionali non ha mai voluto lasciarlo, nonostante avesse ricevuto proposte interessanti anche all’estero. Un autentico emblema per Roma e per l’Italia”.
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