Dieci anni fa il cedimento dei tre conci del muro di sfioro della diga di Montedoglio

Caprini, presidente Eaut: "Entro l'inizio dell'estate lavori completati"
Pochi mesi ancora e sarà tutto di nuovo a posto. Sono trascorsi dieci anni esatti dal cedimento dei tre conci del muro di sfioro della diga di Montedoglio, alto circa sei metri. La grande paura iniziò dopo le 21.30 del 29 dicembre 2010 (era un mercoledì), con una fuoriuscita di acqua pari a 600-700 metri cubi al secondo. Una notte di piena apprensione per le popolazioni residenti nei punti più bassi della vallata, vedi Motina e Viaio di Anghiari e Santafiora di Sansepolcro: furono infatti 450 le persone costrette a lasciare la casa e a spostarsi in altura (ad Anghiari), in attesa che verso le 3 di notte la situazione uscisse dalla piena criticità. Gli allagamenti interessarono le zone di Gricignano e del Trebbio, nel territorio biturgense, ma anche quelle umbre di Pistrino (Citerna) e di Piosina, nel Tifernate, ma per fortuna non vi furono vittime. Il giorno seguente, tutti poterono rientrare nelle loro abitazioni e anche il ponte sul Tevere a Sansepolcro venne riaperto nel tardo pomeriggio. E passiamo a oggi: l’intenzione di ricordare il decennale di quel fatto, che vanificò l’esito dell’ultimo collaudo con l’invaso a pieno regime (150 milioni di metri cubi di acqua), era quella di arrivarvi con il muro rifatto dopo i lavori iniziati in marzo, a seguito di un lungo iter anche burocratico. “Purtroppo – spiega Domenico Caprini, presidente di Ente Acque Umbre Toscane – la parentesi del Covid-19 ha creato rallentamenti e spostato in avanti la conclusione dei lavori, prorogando la tempistica di tre mesi. In marzo avevamo cominciato, poi ci siamo fermati e abbiamo ripreso in maggio, attenendoci alle disposizioni del dpcm; la consegna dei lavori dovrebbe quindi avvenire entro fine primavera o al massimo inizio estate. La diga avrà un nuovo muro più basso di un metro e posizionato più avanti di una cinquantina di centimetri: come dire che il “nuovo” invaso di Montedoglio sarà un tantino più basso e un tantino più largo, per una capacità totale che comunque si avvicinerà ai 140 milioni di metri cubi di acqua”. In via di soluzione anche l’altra delicata questione emersa proprio lo scorso maggio: una parte del cantiere e un paio di impianti della Valtiberina sono stati infatti sequestrati per gestione illecita di rifiuti speciali e reati di falso; terre e rocce erano state destinate a finalità diverse da quelle previste, attraverso false certificazioni. La ditta che ha vinto l’appalto ha inoltrato una nuova richiesta, con la soluzione già approvata dai Comuni di Sansepolcro e di Anghiari, che – a quanto risulta – consisterebbe in uno smaltimento dei materiali nel terreno del cantiere. Si attende ora l’ok dall’Arpat.
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