Opinionisti Giacomo Moretti

Cara Europa dove sei?

Ma siamo sicuri che l’Europa possa continuare a basarsi solo sulla gestione comune del denaro?

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In questo periodo difficile e straordinario che stiamo vivendo stanno venendo al pettine tutti gli aspetti della grande incompiuta, la nostra vecchia e cara Europa. Una Europa che fa una fatica enorme a emergere nel panorama internazionale. Eppure gli stati che la compongono sono stati importantissimi che, se presi singolarmente, sanno ciascuno dal canto suo esprimere eccellenze e primati nei più svariati settori. Ma ornai la mera somma di eccellenze e di ricchezze non basta più. Anche la pandemia ha messo in crisi, non solo economica, anche stati notoriamente solidi e potenti, Germania inclusa. Si parla spesso di ricostruzione, per quanto attiene il nostro continente sotto il profilo politico sarà necessaria una nuova costruzione. Certo ormai anche i settori della politica più notoriamente antieuropeisti si sono dovuti ricredere. Basti pensare alla composizione dell’attuale maggioranza di governo sotto la guida vigile del Presidente del Consiglio espressione massima a livello mondiale di ciò che è ed è stata l’Unione Europea. Proprio questo ci sta salvando dalle speculazioni internazionali. Ovviamente non solo questo ma anche e soprattutto la massa di denaro che il precedente governo, nella persona di Conte, seppe portare a casa. Ma siamo sicuri che l’Europa, la sua unione tra stati e popoli possa continuare a basarsi solo sulla gestione comune del denaro? Penso che il periodo che stiamo vivendo debba segnare una svolta. Gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, i famosi stati tigre orientali sono in questa fase i veri attori mondiali. Lo vediamo in maniera chiara con i vari piani vaccinali che vedono i paesi europei come i più zoppicanti. Gli USA stanno vaccinando con le modalità della consueta macchina da guerra quale sanno essere in occasioni di crisi. La Cina ha risolto, o comunque contenuto l’epidemia con metodi propri e non certamente mutuabili in paesi democratici. Peraltro la Cina agisce come uno stato totalitario in molteplici sfaccettature della vita interna del proprio paese, accorgersi solo adesso che non è uno stato democratico fa sorridere. La Russia, della quale poco sappiamo sta comunque tenendo il passo. Potrei continuare ma i campanelli di allarme per noi europei, se vogliamo affrontare le sfide del post pandemia, sono molteplici. Siamo gli unici a non avere ancora un vaccino nostro sia nel brevetto che nella produzione. Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, altro attore e competitore mondiale dopo l’uscita dalla UE, hanno il proprio. Ciò nonostante l’Europa abbia investito miliardi di euro nella ricerca e produzione dei vaccini. Altro esempio che solo i soldi non bastano. Serve la politica, quella che è mancata in tutti questi anni. Servono politiche armoniche nei molteplici aspetti di vita interna, diritto del lavoro, tributario, civile, penale che siano in armonia e non in contrasto creando delle vere e proprie guerre intestine e di concorrenza sleale tra stati. A tal proposito basti pensare la tassazione degna dei più spinti paradisi fiscali che alcuni stati europei garantiscono a talune aziende alimentando così l’odioso e insopportabile fenomeno della delocalizzazione produttiva e fiscale. Ma ci sono anche altri aspetti che colpiscono. Voi lo immaginate il Presidente degli Stati Uniti, o quello Cinese, per non parlare di Putin, che in visita ufficiale in Turchia non trovano nemmeno uno sgabello per mettersi a sedere? Se siamo considerati così è perché non siamo riusciti a diventare quello che le belle parole scritte nei trattati europei declinavano. Noi italiani dovremo essere tra i più sensibili in questo in quanto siamo stati per secoli «calpesi, derisi, perché non siamo popolo. Perché siam divisi», come ci ricorda il nostro Mameli nelle parole del nostro stupendo inno nazionale. Eppure quando eravamo «calpesi e derisi» avevamo potenza militare, basti pensare ai poderosi eserciti degli stati italiani, poderose flotte come quelle delle nostre repubbliche marinare, le banche più importanti del mondo erano tra Siena e Firenze. Famiglie altrettanto potenti, parlando di Firenze impossibile non citare i Medici. Quello che mancava era l’unità, politica e sociale. Ecco, ora è il momento di crearla tutti insieme. Per fare questo dovremo rinunciare ad altre parti di sovranità statale? Io penso che davanti all’ambizione di diventare quel continente dove sviluppo, diritti e considerazione internazionale che tutti vogliamo, possa valerne la pena. Diversamente a breve, invece di restare in piedi in una stanza, per poi ripiegare in un divano, verremo lasciati fuori dalla porta della storia. Cara Europa dove sei? Non è più il momento di rinviare, è il momento di esserci.

Redazione
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06/05/2021 08:37:50

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


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