Opinionisti Chiara Verdini

Tra medioevo e rinascimento: la nuova alimentazione

La differenza tra campagna e città

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Dall’XI al XV secolo il continente europeo conosce un vero e proprio boom demografico interrotto solo dal dalle epidemie e dalle carestie nei secolo XIV e X , in particolare la peste nera che tra il 1348 e il 1350 decima un terzo della popolazione europea. La crescita della popolazione ha come conseguenza una forte richiesta di prodotti alimentari e quindi uno sviluppo dell’agricoltura a discapito di aree incolte, boschi e foreste che vengono distrutti per essere coltivati o riservati ai signori locali per la caccia.

Ebbe inizio fondata sul mercato e sul commercio e nelle città fiorisce la classe dei mercanti. Ebbero inizio gli scambi e i commerci, dapprima nei mercati rurali, poi nei mercati cittadini. Il divario tra tra campagna e città si fa sempre più importante cosi come quello nell’alimentazione tra le diverse classi sociali.

La caccia, attività che i nobili avevano sempre esercitato come prerogativa specifica del loro ceto sociale, a un certo punto fu proibita ai contadini. La pastorizia fu soggetta a molte regole e limitazioni. Anche questo contribuì, talora in modo determinante, a far assumere un carattere decisamente vegetariano alla dieta contadina, che da allora in poi si basò prevalentemente su pane, polente, zuppe, minestre.

Il pane nero è l’elemento essenziale nella dieta delle classi povere, tanto che ogni altro ingrediente non è altro che un accompagnamento, come testimonia il termine “companatico”. Le proteine animali tornano ad essere quelle del maiale mentre il pollame è utilizzato per produrre uova e mangiato solo in occasioni speciali.

Il consumo di carne, soprattutto fresca e in particolare selvaggina è un privilegio dei ceti alti così come le esotiche spezie provenienti dall’India e dall’estremo oriente. Grazie all’influsso Arabo sulle tavole dei ricchi appare anche la pasta secca e il “biancomangiare”, consistente in riso e latte di mandorle. Tale cucina orientale in Europa è stata rielaborata come cucina di magro (riso in bianco bollito, pesce bollito e vegetali). Tra i caratteri distintivi della nuova cucina europea sono da ricordare i biscotti (preparati con gli avanzi di farina e consumanti a fine pasto con il vino o a colazione) le torte, che non hanno riscontro nella tradizione antica. Tutto può entrarvi: carne, pesce, uova, formaggi, verdure, a strati o a pezzetti. Tali torte vengono preparate e vendute nei forni, frequentatissimi, e che costituiscono i prodromi delle moderne pasticcerie.

Nel Duecento si cominciano anche a scrivere ricettari e libri di cucina, ad uso di cuochi e gestori di taverne; tali ricettari hanno più la funzione di consigliare e di fornire raccomandazioni che non quella di essere semplici elenchi di ricette.

Tutti questi mutamenti sono testimoniati in libri di cucina tra i quali Liber de Coquina nel XIV secolo. Per distinguersi, ora l’aristocrazia esalta non più la quantità quanto la raffinatezza e la cura nella preparazione delle vivande, le buone maniere, la conversazione e l’intrattenimento con musica e spettacoli. La grande quantità di cibo lascia spazio ora alla moderazione e misura.

Nascono le buone maniere intese come piacere per la buona tavola, come capacità di scegliere alimenti pregiati (non ancora come “galateo”: per questo bisognerà attendere il Cinquecento, con l’opera Il galateo di monsignor Giovanni Della Casa, in cui si ricerca il modello del perfetto comportamento a tavola).

Chiara Verdini
© Riproduzione riservata
19/07/2021 08:15:46

Chiara Verdini

Chiara Verdini - La passione per la cucina mi è stata trasmessa dalla mia nonna e dalla mia mamma, abilissime cuoche, ma, per la mia idea di cucina, talvolta troppo rispettose della tradizione. Dai loro insegnamenti, dai consigli delle amiche, dalla lettura di libri di cucina e di quelli che trattano dei rapporti tra alimentazione e salute è un continuo apprendere nozioni che mi aiutano ad elaborare e sperimentare ricette. Ricette semplici. La semplicità e la protagonista di tanti aspetti della mia vita. Una laurea triennale in “Tecnica di Laboratorio” prima, e una specialistica in “Scienze delle professioni sanitarie tecniche diagnostiche” poi, mi hanno permesso di svolgere la professione da tanto tempo e, da qualche anno, dopo esperienze in più regioni d’Italia, nell’azienda Usl Toscana Sud Est. Nel lavoro e in cucina con la stessa passione, curiosità ed attenzione. In fondo in cucina è tutta una questione di alchimia che nasce dalla consapevolezza dell’importanza di utilizzare ingredienti sani e dalla improvvisa ispirazione.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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