Città di Castello: evasi 11 milioni di Iva a fronte di oltre 52 milioni di euro di ricavi

Sono stati denunciati all'autorità giudiziaria 18 titolari di esercizi commerciali
Il Reparto antifrode dell'ufficio delle dogane di Perugia, da un accertamento partito da una ditta di Città di Castello, ha scoperto una maxi evasione dalla vendita di beni di lusso (dai vestiti alle calzature delle più note griffe della moda). L'operazione denominata China Lux, ha fatto scoprire 11 milioni di Iva evasa a fronte di oltre 52 milioni di euro di ricavi e denunciato 18 titolari di esercizi commerciali tutti gestiti da uomini e donne di origine cinese e situate tra Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Toscana. La frode tributaria avveniva aggirando le normative europee e nazionali in tema di imposte e tributi. Le ditte finite nel mirino dei funzionari Adm, approfittando della normativa che consente a chi, nell’anno fiscale precedente, ha conseguito un volume di affari pari almeno al 10% costituito da cessioni unionali o extraUE in modo da poter ottenere la qualifica di "esportatore abituale", si presentavano in illegittima veste ai fornitori, spesso nelle stesse boutique ufficiali delle più importanti Case di moda. Qui consegnavano la "dichiarazione di intento" con cui potevano esercitare il diritto a effettuare l’acquisto in esenzione dell’Iva, imposta che non veniva versata all'Erario al momento della rivendita della merce, come pure venivano omessi i previsti adempimenti tributari e fiscali. L'analisi dei rischi e le risultanze delle banche dati di Adm, incrociate con le indagini finanziarie sui conti correnti, hanno consentito di appurare che le ingenti somme di denaro riscosse dalla vendita dei beni di lusso venivano trasferite in Cina e giustificate con fittizie operazioni commerciali.
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