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Ambiente, l’accusa di Greta: “Sul clima i leader fingono di ascoltare i giovani"

"Ora basta chiacchiere”. Così la Thunberg a Milano

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«I nostri leader difettano di azione, e lo fanno intenzionalmente. Fanno finta di avere ambizioni contro i cambiamenti climatici, ma aprono miniere sfruttando risorse senza aumentare risorse. Selezionano giovani come noi facendo finta di ascoltarci, ma non è vero, non ci stanno ascoltando». 

E’ l’accusa di Greta Thunberg ai grandi del mondo, nel suo discorso in apertura della «Pre Cop26» a Milano. «Dobbiamo trovare una transizione senza traumi, perché non c'è un piano B. Sentiamo dai nostri leader parole, parole altisonanti che non sono diventate niente. Basta “blablabla”, sono 30 anni che sentiamo chiacchierare e dove siamo?». 

Il cambiamento è possibile, urgente, «ma non dobbiamo continuare così: dicono che vogliono delle soluzioni, ma non si può affrontare una crisi che non si conosce, non si può equilibrare o bilanciare se non consideriamo il passato delle emissioni storiche, il consumo delle merci», prosegue Greta. «Le emissioni continuano ad aumentare, possiamo invertire questa tendenza, ma serviranno soluzioni drastiche. E dato che non abbiamo soluzioni tecnologiche, vuol dire che dovremo cambiare noi. Non possiamo più permettere al potere di decidere cosa sia la speranza: la speranza non è un qualcosa di passivo, vuol dire la verità, vuol dire agire. E la speranza viene sempre dalla gente. Noi vogliamo giustizia climatica, e la vogliamo ora». 

Alla politica che governa i Paesi Greta ricorda che «la crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo. Una crisi che nasce dall'idea che alcune persone valgono più di altre». Secondo la giovane attivista svedese per il clima, «stiamo andando velocemente nella direzione sbagliata: i nostri leader non agiscono volutamente, e questo è un tradimento. Non possono dire che lo fanno, perché continuano ad aprire miniere di carbone e a sfruttare giacimenti, senza aumentare i fondi ai paesi vulnerabili».

Al termine del suo intervento, Greta ha avuto uno scambio di slogan col pubblico di giovani in sala, in stile comizio. «Cosa vogliamo?», ha gridato. «Giustizia climatica!», hanno risposto ragazze e ragazzi. «E quando la vogliamo?». «Ora!». 

Accanto a Greta, sul palco, l'attivista per il clima Vanessa Nakete, ha parlato, con una denuncia implicita,  della sua Uganda, «un Paese che ho visto soffrire molto per l'impatto dei cambiamenti climatici. Per tradizione storica l'Africa è responsabile solo 3% emissioni Co2, ma gli africani subiscono impatti più negativi: uragani, inondazioni, siccità». 

I messaggi della politica
Rivolgendosi alla platea dei giovani di Youth4Climate, il convegno collegato alla Pre-Cop 26 , il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha accolto Greta dicendo che «Milano è orgogliosa di ospitare Youth4Climate» e lodando «la saggezza del Governo italiano che ha deciso di essere parte di questo viaggio». «I giovani - ha aggiunto Sala - sono e continueranno ad essere una forza trainante del processo di sensibilizzazione verso i cambiamenti climatici. Avete prepotentemente chiesto la nostra attenzione sulla necessità di tutelare il pianeta e salvaguardare noi e le prossime generazioni. E ci serve la vostra energia a tutti i livelli per supportare queste iniziative». Per il sindaco, «questa necessità si sente ancora più forte oggi, perché non possiamo tutti uscire dalla pandemia senza essere cambiati».  «Non c'è più tempo da perdere: ridurre le emissioni e aiutare i Paesi più vulnerabili è un imperativo politico e morale», ha scritto su Twitter la vice Ministra degli Esteri Marina Sereni. Mentre il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha voluto sottolineare come il governo italiano e quello inglese abbiano dato «un segnale forte per combattere il cambiamento climatico e costruire un mondo migliore per le generazioni presenti e future».  Dice ancora Cingolani: «Le due giovani attiviste, Vanessa e Greta, hanno detto due cose importanti: Vanessa che non abbiamo raggiunto i 100 miliardi per i Paesi più deboli che avevamo promesso, come Paesi avanzati. E Greta ha chiesto di ascoltare la scienza perché quello che abbiamo fatto non è abbastanza, ci vuole più sforzo. C'è il problema del cambiamento climatico, che però è subìto in modo diverso in base a dove si vive». A margine dell’incontro, tornando sul tema della transizione, Cingolani ha osservato: «E’ impossibile separare il cambiamento climatico dalle disuguaglianze globali. La stessa definizione di transizione ecologica cambia a seconda del Paese in cui si vive: se in un Paese del G7 o in uno molto vulnerabile». Secondo il ministro, «al di là dei modi di esprimersi diversi, la crisi climatica è chiara a tutti, ma c'è anche una crisi di disuguaglianza globale che pesa su quella climatica e subisce la crisi climatica in modo diverso».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
28/09/2021 13:56:11


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