Cuore in salute: come proteggere l’organo simbolo e motore della vita
Fondamentale è la prevenzione, a cominciare dallo stile di vita
Ictus e infarto sono ancora oggi nel mondo le due principali cause di morte, seguite da broncopneumopatia cronica ostruttiva, infezioni delle basse vie respiratorie, condizioni neonatali, tumore della trachea, bronchi, polmoni, Alzheimer e altre forme di demenza, sindromi diarroiche, diabete mellito, nefropatia. Secondo le ultime stime della Organizzazione Mondiale della Sanità nel solo 2019 17,9 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiovascolari, di cui l’85% per ictus o infarto.
A peggiorare il quadro dei disturbi al cuore l’arrivo della pandemia allorquando s’è scoperto che il virus Sars-CoV-2 causava non solo problemi respiratori, ma anche cardiaci come scompenso e aritmie. Per capire come il virus danneggiasse il cuore nel 2020, in Italia, è nato il progetto Cardio-COV, frutto della collaborazione fra lo Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, il Centro Cardiologico Monzino, React4Life, società di ricerca biomedica. Con uno studio in vitro, utilizzando campioni di virus messi a disposizione dallo Spallanzani ed esaminando l’interazione fra il virus e le cellule stromali cardiache, i ricercatori hanno tentato di scoprire i meccanismi molecolari responsabili dei danni al cuore: “Già nei primi dati provenienti dalla Cina a fine febbraio” spiegherà Maurizio Pesce, responsabile dell’unità di ricerca di ingegneria tissutale cardiovascolare del Monzino, nonché coordinatore del progetto “si evidenziava la presenza di problemi cardiovascolari rilevanti nei pazienti colpiti dall’infezione. Abbiamo, quindi, ipotizzato che il danno sistemico causato dall’infezione potesse colpire direttamente il cuore mediante una trasmissione diretta del virus alle cellule cardiache, oppure attraverso un meccanismo indotto dall’aumento delle citochine infiammatorie circolanti. In supporto di questa ipotesi vi è l’evidenza che una delle vie più importanti con le quali il virus entra nelle cellule dell’ospite, il recettore ACE2, è molto espresso nelle cellule stromali cardiache e che queste cellule sono importanti nella risposta paracrino/infiammatoria alla base della fibrosi e dello scompenso cardiaco”.
I risultati dello studio sono stati pubblicati quest’anno su Cardiovascular Research con la conclusione che le cellule stromali cardiache sono sensibili all’infezione da Sars-CoV-2 e che potrebbero essere coinvolte nelle lesioni cardiache, ciò che spiegherebbe anche l’elevato numero di complicanze osservate nei casi gravi di Covid-19. A maggior ragione le persone con patologia cardiovascolari non devono esporsi al rischio di contagio.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI E FATTORI DI RISCHIO
Le malattie cardiovascolari, spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono una gamma di disturbi che colpiscono cuore e vasi sanguigni, disturbi come la malattia coronarica o cardiopatia coronarica, malattia dei vasi sanguigni che alimentano il muscolo cardiaco; la malattia cerebrovascolare, malattia dei vasi sanguigni che riforniscono il cervello; la malattia arteriosa periferica o arteriopatia perifica, malattia dei vasi sanguigni che alimentano braccia e gambe; la cardiopatia reumatica, malattia infiammatoria da febbre reumatica di origine batterica causata da streptococchi, con danni al muscolo cardiaco e alle valvole cardiache; la cardiopatia congenita, malformazioni della struttura cardiaca dalla nascita che influenzano il normale sviluppo e funzionamento del cuore; trombosi venosa profonda ed embolia polmonare, caratterizzata da coaguli di sangue nelle vene delle gambe, che possono spostarsi nel cuore e nei polmoni.
I fattori di rischio di tali malattie si distinguono in non modificabili e modificabili. I primi sono indipendenti dal nostro controllo e sono età, sesso, familiarità, genetica, etnia. I secondi, viceversa, dipendono in gran parte da fattori legati allo stile di vita come fumo - sigarette, anche elettroniche, sigari, narghilè, kretek, beedi-, uso di tabacco non da fumo - tabacco da fiuto, tabacco da masticare, gutka -, consumo di droghe, cattiva alimentazione, alcool, stress, scarsa attività fisica, sedentarietà, ciò che può portare, a seconda, a ipertensione, sovrappeso, obesità, diabete mellito, eccesso di colesterolo cattivo nel sangue, iperomocisteinemia, sindrome metabolica, ipeuricemia.
Fattori modificabili sono considerati anche la sindrome delle apnee ostruttive del sonno, l’ambiente socio-familiare, le disuguaglianze nell’accesso alle cure, nonché i fattori climatici e l’inquinamento atmosferico: “Nell’ultimo decennio” si legge, ad esempio, nel documento Prevenzione delle malattie cardiovascolari lungo il corso della vita del Ministero della Salute e della Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari “un numero crescente di evidenze epidemiologiche e cliniche ha dimostrato il ruolo dei fattori climatici come fattore di rischio cardiovascolare di primaria importanza. Di particolare interesse è il ruolo svolto dai diversi inquinanti ambientali che includono monossido di carbonio, ossido di azoto, anidride solforosa, ozono, piombo e il particolato, rappresentato dalle polveri totali sospese nell’aria che respiriamo. Questi inquinanti sono associati a maggiore ospedalizzazione e mortalità per malattie cardio-cerebrovascolari, soprattutto nelle persone con insufficienza cardiaca congestizia, aritmie frequenti o entrambe. Il secondo elemento riguarda la temperatura ambientale. Una riduzione della temperatura, che si verifica nella stagione invernale, è infatti associata a una aumentata incidenza di eventi cardio-cerebrovascolari e recenti evidenze implicano anche il ruolo della temperatura nelle abitazioni”.
CUORE AL FEMMINILE
Cuore e donna, anche in cardiologia si sta facendo sempre più largo il concetto di medicina di genere. Nella donna i rischi per cuore e circolazione sono fumo, stress, pressione alta, un tasso elevato di colesterolo cattivo, obesità, sovrappeso, alcool, diabete, vita sedentaria: “A livello biologico” spiega, ad esempio, la Fondazione Svizzera di Cardiologia “le donne sono meglio protette degli uomini dalle alterazioni patologiche delle arterie. Per questo possono ringraziare, allo stato attuale delle conoscenze e fino alla menopausa, soprattutto i loro ormoni femminili. Dopo la menopausa questo effetto protettivo diminuisce. Molte donne conducono, inoltre, sempre più uno stile di vita maschile, soprattutto per quanto riguarda il fumo, ma anche perché si trovano sempre più sotto uno stress prolungato dovuto agli impegni molteplici”.
Nella donna, inoltre, i segnali d’infarto, rispetto all’uomo sono più variegati: ansia, affaticamento, senso di angoscia, insolita debolezza, nausea, vomito, dispnea o fame d’aria, sudore freddo, vertigini, esaurimento, dolore al collo, schiena, mandibola, bocca dello stomaco, sintomi che non vanno sottovalutati e che, viceversa, devono far suonare un campanello d’allarme. Conoscere i sintomi dell’infarto femminile è, infatti, importante per soccorrere tempestivamente la potenziale vittima.
Per la professoressa Elena Tremoli, già direttrice scientifica del Centro Cardiologico Monzino, è, infatti, fondamentale ripartire dalla prevenzione e da una nuova cultura della salute delle donne, da qui la sua idea di un decalogo di prevenzione vascolare al femminile per aiutare le donne a mettere al sicuro il proprio cuore: “Essere informata: l’attacco di cuore non è cosa (solo) da uomini. Conoscere se stessa: valutare periodicamente i valori di pressione arteriosa, colesterolo, glicemia e peso e accertarsi che siano nei limiti della normalità. Evitare di iniziare a fumare o smettere subito, anche con l’aiuto di un professionista (e mai fumare se si prende la pillola anticoncezionale). Praticare una regolare e sufficiente attività fisica aerobica e adottare uno stile di vita attivo. Seguire una dieta mediterranea e limitare le calorie a quante ne servono per mantenere il peso forma. Tentare di affrontare i momenti di particolare stress con saggezza, cercando strumenti per rilassarsi come distrazioni, esercizi respiratori e/o pause. Se si hanno ciclo irregolare o particolari disturbi mestruali consultare il proprio ginecologo per escludere una policistosi ovarica. Se si è sofferto di pressione alta o diabete durante una gravidanza, chiedere al proprio medico di monitorare il rischio cardiovascolare periodicamente e a lungo termine. Tentare di arrivare alla menopausa in normopeso e fisicamente attiva: si avranno meno probabilità di sviluppare problemi di ipertensione e di colesterolo alto. Ascoltare il proprio corpo e chiedere rapida assistenza medica anche se si manifestano sintomi diversi dal dolore oppressivo al petto tipico dell’infarto maschile.
Presso il Centro Cardiologico Monzino è stato, ad esempio, creato il Monzino Women per la valutazione del rischio cardiovascolare tra le donne fra i 35 e i 60 anni che, pur non avendo sviluppato sintomi della malattia, presentano fattori come familiarità, stili di vita scorretti, ad esempio fumo e alcool, obesità, diabete, ipertensione in gravidanza, tutti causa di aumento del rischio cardiovascolare.
A TAVOLA
Contro il rischio cardiovascolare, come abbiamo visto, sono importanti sane abitudini. L’alimentazione, ad esempio, i consigli ruotano tradizionalmente intorno ad alcuni pilastri come aumentare il consumo di frutta fresca, verdure, ortaggi – molto indicato il pomodoro grazie al licopene, utile contro il rischio ictus e infarto -, nonché di legumi. Con qualche eccezione: se, ad esempio, spiega la Fondazione Umberto Veronesi, si sta seguendo una terapia con anticoagulanti, è bene prestare attenzione ad alimenti ricchi di vitamina K come broccolo, cavolo, verza, crauti, cavolfiore, lattuga, insalate, cavolini di Bruxelles, soia, maionese, fegato bovino, tè verde, lenticchie, spinaci, prezzemolo, questo perché la vitamina K, che ha proprietà coagulanti, potrebbe interferire con l’azione dei farmaci. In ogni caso, prima di ridurli o eliminarli dalla dieta, il consiglio è di consultare il proprio medico.
Consigliati nella dieta alleata del sistema cardiovascolare sono anche olio extravergine di oliva e olio di semi, meglio a crudo; soia e succo di barbabietola; carne di pollo, tacchino, vitello, coniglio; pesce come tonno, sardine, salmone, sgombro fonte di omega-3, grassi acidi polinsaturi alleati del sistema cardiovascolare; formaggi freschi e basso contenuto di grassi come la ricotta; per chi ama i salumi prosciutto crudo, speck, bresaola, da consumare, tuttavia, con moderazione per la presenza di sale; pane, pasta, polenta, patate integrali, riso rosso fermentato; frutta secca come noci e mandorle; tè verde. Ridurre, invece, il consumo di dolci e sale. Sconsigliati, viceversa, prodotti sotto sale, sottaceti, cibi in scatola, carne di maiale, oca, anatra, insaccati come salsicce, würstel, salame, mortadella, grassi di origine animale come burro, lardo, strutto, panna, salse come ketchup, maionese, senape e altri condimenti tipici del cibo da fast food, bevande zuccherate, alcolici, superalcolici, energy drink – un consumo, quello delle bevande energetiche, particolarmente diffuso fra i giovani e causa di frequenti casi di aritmia. Evitare, quindi, le fritture, privilegiando, viceversa, cottura al vapore, ai ferri, alla griglia, al cartoccio.
ACINI DI SALUTE
Se la cioccolata fondente, s’è scoperto, fa bene al cuore, un’altra novità arriva dall’uva. L’uva fa bene al cuore! La conferma arriva da uno studio sperimentale del CREA, il consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che ha utilizzato la varietà da tavola Autmn Royal, a bacca nera, pensato per “valutare il legame fra l’assunzione prolungata di uva e i processi di coagulazione e fibrinolisi che potrebbero portare all’insorgenza di disturbi cardiovascolari”. Questi i risultati dello studio: l’assunzione prolungata di uva ha un effetto anticoagulante poiché “aumentando la capacità fibrinolitica del plasma riduce i meccanismi di formazione dei trombi ed esalta quelli deputati alla loro rimozione”. Inoltre, il suo profilo nutrizionale – l’uva è ricca di sali minerali come potassio, ferro, fosforo, calcio, manganese, magnesio, iodio, silicio, cloro, arsenico, nonché di polifenoli e vitamine come A, B, C – ne fanno un alimento indicato nel trattamento dei principali fattori di rischio dell’aterosclerosi come l’ipertensione, il diabete, l’iperlipidemia e lo stress ossidativo, al punto da poter contribuire a ridurre la mortalità legata i disturbi cardiovascolari”.
BENEFICI DEL MOVIMENTO
La vita all’aperto e, in generale, il movimento fanno bene al cuore e alla circolazione, anche per chi già soffre di problemi cardiovascolari. Particolarmente consigliate, spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia, sono quelle attività con i muscoli che, a seconda, si contraggono e rilassano ritmicamente e, quindi, passeggiate, ballo, golf, escursioni con gli sci, tennis doppio per svago, marcia, walking nordico, bicicletta, cyclette, giardinaggio, ginnastica con pochi esercizi statici, pattini in-line, aquafit, nuoto a rana, percorso vita, jogging.
IN VIAGGIO
Chi soffre di malattie cardiovascolari spesso ha paura di viaggiare, in particolare se deve affrontare un lungo viaggio in aereo. La soluzione? Una buona pianificazione e alcuni consigli per superare la paura del volo: “Nei casi di emergenza” spiega la Fondazione Svizzera di Cargiologia “recatevi immediatamente in un ospedale locale. Annotatevi il numero di telefono per le emergenze. Informatevi sulle cliniche locali che possono assistervi in caso di necessità. Portatevi una lista di tutti i farmaci prescritti e una scorta sufficiente. Durante i viaggi aerei: alzatevi ogni due-tre ore e camminate un po’ per evitare un’eccessiva carenza di moto, stare seduti a lungo aumenta il rischio di trombosi alle gambe. Bevete acqua o tè in quantità sufficiente, la regola base è: due decilitri per ogni ora di viaggio, in tal modo si evita un ispessimento del sangue. I metal detector possono avere effetti negativi sui pacemaker per questo i portatori di pacemaker devono presentare il relativo pass ed evitare questi apparecchi”.
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